19 Dicembre 2012
Introdotto da dei mariachi che ne cantano le gesta, fa il suo ingresso sulla scena questo camaleonte, abituato a vivere in una teca dove solitario improvvisa spettacoli teatrali, che però viene sbalzata dalla macchina su cui viaggiava nel deserto tra Messico e Stati Uniti, e si trova praticamente catapultato nel selvaggio west. Qui, nel villaggio di Polvere, condannato a morte dall’esaurimento delle scorte d’acqua, assume il nome di Rango, fingendosi e poi divenendo davvero, suo malgrado, l’eroe locale, cui sono affidate tutte le speranze della eterogenea comunità di animaletti che lo popolano. Il regista è Gore Verbinski e il film non è troppo per bambini, visto che è forse il lungometraggio animato con più parolacce che mi sia capitato. E poi c’è del citazionismo spinto, Rango all’inizio viene sbalzato su varie altre auto che sfrecciano tagliando il deserto, e per due secondi una è riconoscibilissima la macchina coi due di Paura e delirio a Las Vegas e il loro carico di mescalina e mille altre droghe psichedeliche.
Il west, incarnato da uno spirito del west in carne e ossa, è ripercorso nei suoi canoni da Rango, mentre sconfigge nemici e cerca di capire chi abbia assunto il monopolio dell’acqua e trova anche l’amore in una lucertola in gonnellina che ogni tanto s’incanta come un fermo immagine. Sfide e rese dei conti finali, tutto nel della tradizione solco e tra animali più o meno antropomorfizzati, finisce bene e Rango vince perché lo spirito del west è vivo e lotta insieme a noi.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.