Recensione su Philomena

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“Figlio, amoroso giglio” / 13 Dicembre 2013 in Philomena

Senza voler togliere alcuna dignità alla dolorosissima storia raccontata, ennesima tragica parabola sul dissentire (dis)umano tra religione, Fede e razionalità, ho trovato il film di Frears inutile e retorico.

Inutile, perché azzarda ma non osa e, pur portando alla luce nefandezze disdicevoli, si limita a condannarle affidando l’intero discorso al tratteggio di figure “antipatiche” come quello della vecchia suora avvizzita, disegnando lei e le sue compagne in maniera oserei dire monodimensionale, alla stregua di automi cattivi e poco più. Magdalene, ai tempi, mi impressionò decisamente di più. Lo scopo di Frears non era esattamente quello di condannare qualcuno, quanto di raccontare una storia “coraggiosa”. Eppure, la narrazione sembra sottendere obiettivi individuati, ma non raggiunti (per scelta o per necessità, non saprei).

Retorico, perché il personaggio di Philomena (interpretata da una pur brava Judi Dench) non riserva grandi sorprese: è una solida donna che, superando impensabili difficoltà, è riuscita a costruirsi una vita, mantenendo un animo semplice e continuando a nutrire una Fede genuina. Ok. E (con tutto il rispetto) poi?

E, poi, il film ha vinto il premio per la Miglior Sceneggiatura a Venezia ed io ancora mi domando come mai.

2 commenti

  1. Francesco / 20 Dicembre 2013

    E’ vero, da un vincitore della miglior sceneggiatura mi aspettavo decisamente di più. Però io come al solito non me la sento di dare un voto insufficiente. Se manca di audacia e pecca di retorica sul tema della religione, ha tutte le carte in regola per un film più leggero: un on the road fra “loser” di differenti generazioni (senza ggiovani, per una volta) con il tipico umorismo inglese, abilmente amalgamato ma sempre presente.

    • Stefania / 21 Dicembre 2013

      Sì, lo humour l’ho colto vagamente e ne ho apprezzato la presenza nonostante si trattasse di un film con un impianto drammatico.
      Però, sboff, tutto lì? 🙁

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