Recensione su Philomena

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12 Aprile 2014

Philomena si pone al centro di un’iconografia fatta di ricordi, sintesi di un vissuto dilaniato dall’esperienza del rimorso. L’abbandono, qui concepito come conseguenza ineluttabile di un peccato, figlio di un tempo e di una dottrina bigotta ( più pragmatica che spiritualista ), permea nelle iridi cristalline della protagonista, in questo caso attrice ( un’impeccabile Judi Dench ), ma interprete di un personaggio reale che nella sua infausta giovinezza vede privarsi del proprio figlio perché testimone di una colpa, che, sebbene non può essere ritenuta tale, decide lo stesso di portarne il fardello. Ma proprio questa colpa l’aiuterà ad abbandonare l’odio, e a ritrovare quell’amore perso che con l’ira diviene ruggine.

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