Recensione su Maestro

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Tra kitsch e gossip / 9 Gennaio 2024 in Maestro

Arrivare in fondo al primo terzo del film mi ha richiesto un certo sforzo. La mancanza programmatica di realismo, con gli attori che si muovono tra scenografie semi-teatrali, passando direttamente da un ambiente a un altro distante chilometri come se fossero comunicanti, il bianco e nero e il formato da vecchio film; le conversazioni intime quasi sempre molto ispirate; il protagonista Bradley Cooper perennemente sorridente, con gli occhi spalancati, fanno tutti parte di un simbolismo – il cieco entusiasmo giovanile – talmente banale e kitsch da risultare imbarazzante.

Il passaggio al colore e a un formato moderno della pellicola segna anche il passaggio estremamente brusco a un realismo quasi crudo: dopo un salto di alcuni anni Leonard Bernstein si è trasformato in un libertino narcisista e decadente, mentre la moglie Felicia è comprensibilmente depressa e gelosa. Solo l’arrivo di una malattia riconduce a un minimo di decenza. Questa seconda parte è più tollerabile, ma ci si pone comunque la domanda su quale sia il senso di un film come questo: mettere a nudo le debolezze di un artista famoso? Far compiangere il destino della sua compagna? Maestro non arriva a una sintesi artistica, non prova neanche a fare un discorso sul rapporto tra la vita e la musica di Bernstein; guardarlo equivale a spiare di nascosto una coppia in crisi.

Qualcosa da salvare comunque c’è: qualche inquadratura interessante (nel salotto con i personaggi seminascosti dalle tende; Leonard e Felicia che dialogano nel giardino inquadrati da lontano), la scena in cui un gigantesco Snoopy passa dietro la finestra ignorato dai protagonisti, e soprattutto la strepitosa interpretazione di Carey Mulligan, davvero molto brava – e molto sprecata.

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