Recensione su L'uomo senza sonno

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Dal punto di vista di Trevor / 11 Ottobre 2016 in L'uomo senza sonno

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E’ uno dei miei film preferiti. Come in “Fight Club”, anche qui si riprende la tematica della malattia mentale, che viene sempre fuori alla fine. Ed è questa la parte migliore. La capacità di concentrarsi su quello che sembra un thriller, ci permette di farci percepire ciò che il protagonista (evidentemente schizofrenico) percepisce. Lo consideriamo dal suo punto di vista: un uomo, Trevor, che non riesce a dormire, tormentato da una persona inquietante che lo segue e gli rovina l’esistenza, legato a una prostituta e desideroso di cominciare una nuova vita con una cameriera e il suo bambino epilettico.
Scopriremo con lui che ogni cosa è frutto della sua immaginazione: Ivan, l’uomo che lo perseguita, è un suo alter ego; la prostituta, che Trevor credeva alleata di Ivan, è forse l’unica persona che gli è rimasta; la cameriera è la madre del bambino che Trevor ha investito e che ha ucciso, fuggendo poi come un latitante.
Il senso di colpa è così forte che l’unico modo per difendersi è rimuovere dalla sua memoria l’avvenimento. Tuttavia, il ricordo latente del suo crimine rimane forte (passatemi il termine) nel suo inconscio, impedendogli di fatto di vivere.
Quando ricorda ogni cosa, si costituisce. E finalmente, riesce a dormire.
La fotografia fa trasparire anche il taglio netto tra ciò che era la vita di Trevor prima dell’incidente e ciò che è stato successivamente. Christian Bale è immenso, perfetto nella parte, nelle espressioni e nei movimenti privi di energia, ma con forte carica espressiva. Non è da lodare solo per l’esemplare applicazione del metodo Stanislavskij (sappiamo che è tipico di Bale). Anche se fosse stato più grasso, sarebbe riuscito comunque a farci venire brividi.

Sono quei film che non si capiscono realmente se non si vedono fino alla fine. Sono quei film in cui un personaggio ti entra dentro, perchè ti fa vivere ciò che vive con i suoi occhi. In quel momento non sei spettatore, sei lui.

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