Recensione su Un giorno come tanti

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Film accondiscendente / 18 Febbraio 2020 in Un giorno come tanti

Con Un giorno come tanti, Jason Reitman tratteggia un nuovo ritratto famigliare in cui la figura femminile è preponderante.
Adele (Kate Winslet, in nomination ai Globes come attrice protagonista) è una donna dolce e piena di risorse, che, però, è minata da tristezza e depressione. L’incontro inaspettato e travolgente con Frank (Josh Brolin) cambia radicalmente la sua vita e quella di suo figlio, Henry (interpretato da tre attori diversi, fra cui Tobey Maguire).

Quel che accade nel film, una sorta di versione mélo di Ore disperate (quello di Wyler con Bogart o quello di Cimino con Rourke: è indifferente) è esageratamente concentrato. Tutto (accettazione, innamoramento, affezione, lezioni di vita) accade nel giro di pochi istanti. Posto che al cuor non si comanda, certe scelte narrative mi sono sembrate eccessive, cariche all’inverosimile di accondiscendenza nei confronti dei personaggi (e del pubblico), vedi il finale.
Certo è che la confezione è eccellente: Reitman dipinge un ritratto domestico “d’epoca” (la storia è ambientata nel 1987) molto credibile, con gradevoli piccoli dettagli d’ambiente. Bravi anche gli attori (anche se, a un certo punto, compare quello stoccafisso di Dylan Minnette), con cammei di J.K. Simmons, James Van Der Beek (un inutilmente sospettoso poliziotto: ecco cosa intendo quando dico che questo film è troppo concentrato) e Brooke Smith.

4 commenti

  1. rust cohle / 19 Febbraio 2020

    Per quanto accondiscendente comunque è sempre un finale negativo se ci pensiamo, una donna che non è mai riuscita ad affrontare la vita da sola e che ha dovuto aspettare 25 anni per trovare un barlume di felicità.

    P. S : ottima la definizione di Minnette. Se cerchi baccalà sul dizionario, o anche salame, trovi la sua faccia. Sempre con quello sguardo di uno che non capisce cosa gli accade intorno.

    • Stefania / 19 Febbraio 2020

      @rustcohle: hai ragione, è un finale negativo (ma, in generale, per me, l’accondiscendenza è sempre negativa, perché sembra presupporre un rapporto fra subalterni). Può sembrare rassicurante, invece…
      Per Minnette: esatto 😀

      • rust cohle / 19 Febbraio 2020

        Credo di aver capito cosa intendi. Diciamo che il finale per te è una subdola indorazione della pillola. Giusto?

        • Stefania / 19 Febbraio 2020

          @rustcohle: ma sì, il personaggio della Winslet e quello del figlio avevano comunque visto cambiare la loro vita, avevano assaggiato un sapore diverso, potevano imparare da quanto era successo (diciamo che il figlio ci è riuscito abbastanza). Invece, il finale vuole rassicurare tutti (Adele, pubblico, ecc.) a tutti i costi, con accondiscenza, appunto.

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