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La solitudine dei numeri primi

/ 20105.3308 voti

Un horror che non è un horror / 25 Maggio 2019 in La solitudine dei numeri primi

La narrazione, a volte, sembra latitare un po’, non aiutata dal fatto che il film vada continuamente avanti e indietro, facendo vedere i personaggi da bambini, da adolescenti e da adulti in maniera mischiata.
Sembra che in due ore non riesci ad affezionarti a nessuno, perché i personaggi li vedi sempre in età diverse e perché il film sembra che salti parti importanti della storia, con una struttura ellittica che spiazza.
Ma tutto questo che ho scritto fino ad ora, che pure sembra descrivere un grosso disastro, non inficia per niente la riuscita del film, perché la sua forza sta tutta in un’atmosfera incredibile. Un’atmosfera horror che non ti aspetteresti e che avvolge.

Di Costanzo ho visto questo film, L’amica geniale e Hungry Hearts e, nonostante nessuno dei  tre sia un’opera horror, tutt’e tre sono girati come se lo fossero, e trovano la loro forza in questo particolare (l’amica geniale meno, ma comunque ha alcune scene così, soprattutto nei primi due episodi: i più riusciti). 

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occasione mancata / 23 Giugno 2015 in La solitudine dei numeri primi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Film brutto, non rende giustizia al libro. L’opera di giordano racconta la storia di questi due ragazzi( facce della stessa medaglia) forgiati dal dolore e della loro impossibilità di cambiare il proprio destino. Dei nuovi inetti a vivere che come rispsposta al dolore causano e provocano altro dolore a se stessi.
Mattia, cercando di evitare agli altri e a se stesso dolore si isola costringendosi a una vita infelice , Alice , zoppicando cerca di mutare la sua condizione ma come un’eroina di una tragedia greca non può modificare il suo destino, ogni suo tentativo è destinato a fallire portando un serie infinita di strascichi negativi.
Il finale (del libro) è aperto oppure no sta voi a deciderlo .
Il libro è un mattone ma molto bello, ti prende e lo leggi in due giorni, lo consiglio vivamente, il film no, una bruttissima copia gli ho dato 5 solo perché mi piace il libro

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La solitudine dei numeri primi / 28 Febbraio 2015 in La solitudine dei numeri primi

Nonostante i pareri contrastanti, io credo che questo sia un film coraggioso. E siccome non sono poi così tanti i registi italiani disposti a prendersi dei rischi, quei pochi che ci sono andrebbero almeno sostenuti. Costanzo sembrerebbe essere uno di questi.

Non mi ha catturato / 25 Marzo 2013 in La solitudine dei numeri primi

La storia di due ragazzi, due corpi che potrebbero fondersi ma che restano murati in una solitudine che si presenta come ineluttabile perché il senso di colpa e il sentirsi fuori posto (in una società sempre più spietata sin dalle età più giovani) finiscono con lo spingere a costruire muri in cui si possono aprire solo piccole brecce che sembrano sempre pronte a richiudersi. Un film dai temi forti e profondi che pero’ non mi ha catturato fino in fondo

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15 Gennaio 2013 in La solitudine dei numeri primi

Che palle!!!

Ansia e paranoia a livelli esagerati / 29 Dicembre 2012 in La solitudine dei numeri primi

Alice e Mattia sono due giovani contorti e problematici che si conoscono fino dalla tenera età, che si piacciono e si amano, ma nessuno dei due riesce ad abbattere le proprie barriere mentali e lasciarsi andare. Nonostante questo affrontano a loro modo e insieme la vita.

Tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano, Saverio Costanzo tenta di dare una chiave di lettura parallela, ma il risultato è abbastanza angosciante (molto più del libro), paranoico e soffocante, tanto che ai titoli di coda riesci a tirare un sospiro di sollievo, non tanto perchè vivi le difficoltà dei protagonisti, ma per la fine di un polpettone esageratamente sofferente, nel quale vorresti entrare e dare una scrollata ai personaggi per farli svegliare.

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21 Novembre 2012 in La solitudine dei numeri primi

Diciamo che, se non avessi letto il libro prima di vedere il film, non avrei capito nulla.
L’ inizio del film, tra musiche e scene inquietanti, lo fanno sembrare un horror. Molte scene non sono state messe e troppe invece sono state modificate.
Perfetto Luca Marinelli nel ruolo di Mattia, e anche Alba Rohrwacher (Alica) non era niente male.

27 Ottobre 2012 in La solitudine dei numeri primi

E’ davvero un peccato.
Il libro da cui è tratto è uno dei miei preferiti e questo film non ne ha reso totalmente giustizia.

20 Ottobre 2012 in La solitudine dei numeri primi

Speravo che il film mi lasciasse qualcosa in più del libro, invece ne ho ritrovato l’incompletezza.
Salvo la bravura degli attori ( qui fortunatamente i protagonisti sono un po’ meno stereotipati , ma giusto un pelino eh), per il resto è piuttosto deludente.

Indecifrabile / 25 Giugno 2012 in La solitudine dei numeri primi

Il cinema italiano di qualità è destinato,in un modo o nell’altro,a farsi da parte,minacciato dal crescente dominio delle commediole che incassano tanto e che non si ritraggono quasi mai.Il poco cinema Italiano che non sia prevalentemente commerciale è sotto ostaggio della politica(specialmente della Sinistra),dell’ecumenismo in genere,dell’assordante e liberatoria auto-proclamazione di classe elevata.Tratto da un romanzo discretamente riuscito di Paolo Giordano,”La solitudine dei numeri primi” è un’attenta contemplazione sul significato del dolore e sulla dolorosità della cura.Costanzo,che ha un tocco vagamente neo-realista e che si auto-importa nel buio e triste caos amniotico della vicenda,non riesce nell’impresa di trasportare sul grande schermo un romanzo di puro stampo sociale senza quindi incappare nel patetismo delle figure.Alba Rochwaller e Luca Marinelli,si prestano a questo gioco al massacro che prevede più vittime e meno complici del solito.La storia narra di Alice,triste anoressica zoppa,che risulta un personaggio troppo vicino al patetismo e alla pietà civile,per auto-commeserarsi(ci) e di Mattia,auto lesionista colpevole di aver involontariamente provocato la morte della sorellina affetta da autismo.Le loro vite si incroceranno.Entrambe le figure dei due protagonisti,lontane dalla rappresentazione schematica del romanzo,rappresentano due singoli individui con difetti e pregi e problemi,che uniti a coppia,cercano di superarli.E invece li raddoppiano.Non è un capolavoro “La solitudine dei numeri primi”:Nella sua tempestiva audacia si dimentica di considerare punti importanti nella vicenda e cerca di autocontrollarsi,diventando il più casto possibile.Inoltre,l’idea di svolgere il film in periodi storici discostanti,che nel romanzo era riuscita benissimo,stavolta perde di lucidità e non permette spunti ben più importanti di quelli semplicistici.Come al solito,il confronto con il romanzo è impetuoso:Dove il libro di Giordano ampliava più gli aspetti metafisici e surreali della vicenda,Costanzo permette alla sua macchina di presa non di ricrearsi negli archivi della memoria e nei meandri della mente dei protagonisti,ma bensì di gurdarli con sguardo attento e consolatorio,verso un mondo nuovo che appare impossibile.A parte qualche netta differenza con il romanzo,si dimostra un adattamento affidabile e preciso,che ricostruisce sullo schermo ciò che nel romanzo veniva solo accennato.Notiamo un progressivo aumento di colore e mescolanza di atmosfere:Mentre si parte dal liceo,in cui i due si incontrano e iniziano a condividere i loro problemi,si finisce in un luogo che sembra magico,in cui i problemi non esistono,o meglio passano in secondo piano.Comunque,il film tocca tasti importanti:Il senso di colpa per la morte di un caro,l’anoressia,il disagio sociale,l’auto-fustigazione.Soprattutto quest’ultimo tratto è reso splendidamente nel film:Mattia si punisce non perchè pensa di aver provocato la morte della sorella,ma bensì perchè lui sa che avrebbe potuto aiutarla e non lo ha fatto.C’è tanta,ma tanta,ma tanta carne al fuoco,che rischia di bruciare inesorabilmente e di ridursi in cenere e in poltiglia.Ottime le interpretazioni dei protagonisti,le musiche interessanti,i vari riferimenti all’infanzia,ma può risultare dannosa la sovra esposizioni a cambiamenti temporali e l’assordante tempestività dell’azione.”La solitudine dei numeri primi” è un lento e solenne harakiri umano,che non coglie ciò che c’era da cogliere e non si fa apprezzare.Insomma,alla fine,si resta con l’amaro in bocca.

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Non Chiamiamola Recensione / 5 Marzo 2011 in La solitudine dei numeri primi

Visto in solitudine, con un particolare stato d’animo, fa sicuramente il suo effetto.
Sebbene la cortina fumogena di uno scadente lavoro italiano renda la visione più sofferta, è comunque una trasposizione particolare, ossessiva, degenerativa, di un regista che forse, lavorando su proprie sceneggiature, renderebbe di più, ma che ritrovandosi il libricino poco efficace di Giordano, non può di certo operare un miracolo.
Un su e giù di scene dall’aspetto un pò noir, vecchiotto, probabilmente realistico, e di scene di soffuso tepore, dove la parola è lasciata agli sguardi, alla pelle che sfiora altra pelle. Scena finale sospesa ed efficace. Deve dare il vuoto e dà il vuoto.
Scelte musicali pessime, terribili, catastrofiche, disgustose e chi più ne ha più ne metta. Probabilmente la peggior colonna sonora di un film mai realizzata.
Buona parte del film è resa dal regista come un horror un pò retrò, ricco di suspance… ma di cosa?
Ha sicuramente fatto del romanzo di Giordano, discutibile per l’amore del cielo, una lettura personale ma cinematograficamente rischiosa per un pubblico che già amava il libro per la natura psicologica e morale piuttosto che quella thriller.
In più ha avuto sicuramente il peggior Trailer Cinematografico dell’Anno.
Davvero una occasione persa.
Ma, riconciliandomi con l’inizio di questa pseudo-recensione, visto da soli, con un particolare stato d’animo su cui non voglio dilungarmi, è estremamente efficace.
Svuota.

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Inutile / 4 Marzo 2011 in La solitudine dei numeri primi

Presuntuoso ed irritante. Un unico minuto valido in tutto il film: l’interpretazione di Filippo Timi.

4 Marzo 2011 in La solitudine dei numeri primi

Con questo film entra in gioco il rapporto fra pagina scritta e cinema, quindi bisogna analizzarlo (forse) da due punti di vista: è molto meglio del libro, ci voleva poco d’altronde, essendo il libro di giordano un caso manifesto di abile azione editoriale, ma letterariamente non solo infarcito di clichè, ma soprattutto piatto e incolore dal punto di vista meramente narrativo; come film è zoppicante come la sua protagonista, anche se rivela almeno una forte impronta personale.
Intanto Costanzo si prende molte libertà cercando di ravvivare una storia esile esile, ne calca i toni horrorifici, incastra tutta la storia sul piano dell’adolescenza e dell’infanzia dominandola del mantra che governa questa pellicola, ossia come sia soffocante, piena di paure e di orrori la vita dei bambini in balia dei grandi e di se stessi che scimmiottano gli adulti. Nel far questo mescola i piani temporali cercando di imporre un ritmo alla storia, chiede ai goblin di dargli una mano centrando un inizio molto felice, cita a dismisura Kubrick e lo stesso Argento (lunghi corridoi, non solo nell’hotel della neve, ma anche nelle case e nella scuola; tutti gli animali impagliati, le pellicce disperse; il labirinto, per quanto non ghiacciato), sa benissimo che non succede quasi niente e quindi quello che accade deve essere spostato in fondo alla narrazione; taglia molto nella parte degli adulti della vita dei personaggi, elimina alcune fesserie di Giordano.
Eppure cinematograficamente funziona a tratti nonostante una ottima Rorwacher che nel fare le persone disturbate è brava davvero, nervosa, indecisa, tentennante. Prima di tutto alcuni personaggi sono pura macchietta (Donadoni rovina il polo dela male di vivere della ragazzina), molte scene dei ragazzi sono sì funzionali, ma deboli, a volte troppo lunghe, manca l’idea di come si sia saldato il rapporto fra i due protagonisti che davvero guardando solo il film non si capisce come siano tanto amici (ma lo sono sul serio? e perchè?), alcuni dialoghi sono pari pari quelli del romanzo e non hanno forza se declamati. E infine Costanzo piega la storia alla sua visione personale, che trovo quella sì forte e valida, universale direi, ma poi non ha la forza di non abbandonare completamente il romanzo e quindi sta in mezzo a un guado, dovendo comunque seguire lo svolgimento del libro.

Non capisco proprio l’insistenza nel riprendere il libro sul comodino della casa di Alice.

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15 Febbraio 2011 in La solitudine dei numeri primi

Il film mi è piaciuto millemila volte più del libro, che ho trovato scialbo e vuotino. Bellissima la metafora visiva della foresta intricata che Alice deve attraversare in casa e che la porta da Mattia-bambino.

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