Recensione su La notte dei morti viventi

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L’assedio / 15 Settembre 2016 in La notte dei morti viventi

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Capostipite del filone zombie apocalittico, un’opera geniale di tensione, proto-splatter e purissima cattiveria alla Romero in una gustosa atmosfera anni ’50.
L’ incipit è da antologia, con un’automobile che sfreccia lungo una strada di campagna prima di imboccare la salita verso un desolato cimitero, sulle note del tenebroso tema di Spencer Moore.
Non sono i morti lenti e barcollanti che assediano una casa isolata a trasmettere paura, è il cannibalismo famigliare (fratello contro sorella, figlia contro madre) nella sua allegoria più estrema, l’ineluttabilità che vanifica ogni sforzo d’ ingegno per la sopravvivenza, il grottesco beccarsi una pallottola a pochi frame da un consolatorio happy ending. L’eroe Ben, nero con le palle quadrate, schiaffeggia donne bianche in crisi isterica, spara a uomini bianchi inetti, impartisce ordini essendo l’unico a conservare il giusto sangue freddo; la grandezza di Romero sta anche nel fatto di averlo scelto non per motivazioni antirazziste (come Sidney Poitier nel quasi coevo e bellissimo Indovina chi viene a cena? di Kramer) ma perchè era semplicemente perfetto nel ruolo.
L’assedio non è solo quello dei morti viventi, ma anche quello del regista nei confronti degli spettatori più speranzosi e ottimisti. Come dire: la speranza è l’ultima a morire… ma muore pure lei.

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