Recensione su La mossa del pinguino

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La mossa del pinguino: buona la prima / 21 Febbraio 2015 in La mossa del pinguino

Sufficienza piena e di incoraggiamento a Claudio Amendola passato dietro la macchina da presa con una commedia simpatica, gradevole e foriera di alcune riflessioni non banali dai risvolti drammatici.
Pur ingenuo nell’approccio e fortemente debitore delle atmosfere “semplificatrici” da fiction italiota, La mossa del pinguino è un film che richiama gli ensemble ben assortiti delle più note commedie all’italiana degli anni Sessanta, da I soliti ignoti a Operazione San Gennaro, non mancando di accostarsi anche a pellicole internazionali più recenti, come Machan di Uberto Pasolini e Full Monty di Peter Cattaneo.

Avvalendosi di un buon cast particolarmente divertito ed affiatato (Fantastichini e Fassari sono ben più che mestieranti di lusso), il film di Amendola racconta una vicenda (pare ispirata ad un fatto vero) vagamente surreale, tirando in ballo questioni socialmente complesse, come il precariato lavorativo, l’assistenza alle famiglie e, a livello più personale, il desiderio di sentirsi realizzati a livello professionale ed umano.

Ho trovato un po’ eccessiva l’assoluta romanità dei dialoghi (il sonoro in presa diretta non aiuta ad afferrare tutti i biascichii caratteristici del pur bravo Ricky Memphis, per esempio), ma -per contrasto- mi è parsa efficace benché un po’ stereotipata la rappresentazione della quotidianità di una certa periferia capitolina.

Curiosità: tra i comprimari del cast, compaiono due grandi doppiatori italiani. Si tratta del compianto Sergio Fiorentini, nel ruolo del padre di Memphis, e di Rita Savagnone in quello della direttrice del museo.

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