Recensione su Freaks Out

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La Forza è potente in Mainetti / 7 Aprile 2022 in Freaks Out

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Freaks Out ha un grande pregio: il soggetto.
E, poi, ha un grande difetto: la sceneggiatura.
Ed è un peccato che i due “reparti” legati alla scrittura non si siano sviluppati di pari passo.

L’idea è forte, bella, originale (non solo per il panorama cinematografico italiano), piena di spunti, sollecitazioni.
Gabriele Mainetti è riuscito a ottenere milioni di paperdollari, per confezionare un film di supergenere (cioè, oltre i generi). Ha trovato un cast artistico in bolla e tante facce interessanti, comprimari e comparse comprese. Ha messo in scena un apparato visivo davvero degno di nota, con costumi, scenografie e truccoparrucco notevoli. Infine, è riuscito ad avere effetti visivi kaboom (finalmente, questo sì, per il cinema italiano) degni di tale nome che, nel film, si sposano molto bene con la parte più “artigiana” del set e con il lavoro degli stuntmen.

Mainetti, poi, ha lavorato con il paradosso e ha disseminato nel film piccoli elementi che abbassano il livello dell’elemento fiabesco o del cinecomic tradizionale, per rendere la storia il più possibile realistica e poco sognante, a dispetto degli elementi fantasy/fantastici.
Così, per esempio, il freak magnetico (Giancarlo Martini) è un onanista (‘o nano onanista, pensa te…) esibizionista con il cervello di un ragazzino e le pulsioni di un adulto (quindi, suscita sentimenti duali: simpatia – per il suo potere, curiosamente- e una certa diffidenza – per la sua mania di masturbarsi, anche in pubblico).

Nota leggermente a latere, ma non troppo: magari sbaglio, ma nel personaggio di Matilde (Aurora Giovinazzo, la vera protagonista del film), al di là della “già sentita” ma sempre interessante metafora della possibile perdita del potere connaturata alla maturazione (fisica, sessuale), ho colto l’eco di figure (soprattutto jappo) incrociate fin dall’infanzia al cinema o in tv, di quelle che possiedono un potere stratosferico, capace di distruggere un pianeta, una galassia, un universo, tipo la Nehellenia di Sailor Moon, la Undici/Eleven di Stranger Things o la Charlie di Fenomeni paranormali incontrollabili.
Che queste (e altre) citazioni ci siano o meno (credo che, comunque, ci siano pochi dubbi sul fatto che il partigiano gobbo di Max Mazzotta sia un rimando a quello di Lizzani, a sua volta ispirato a una storia vera), ciò dimostra quanto Mainetti sia bravo a manipolare temi e soggetti provenienti da altri tempi, contesti e medium, per adattarli a scenari diversi.

Però, se penso al racconto nel suo complesso, il film è sbilanciato, oso dire incerto a tratti, reiterato in altri e, in particolare, la seconda parte mi è sembrata inutilmente prolissa: rispetto a Jeeg -che pure non è esente da difetti sul piano narrativo- sembra meno compatto e più dilatato (e mi sento di dire che, a Freaks Out, manca un villain completamente definito, all’altezza dello Zingaro di Marinelli).

Insomma, per quel che mi riguarda, la Forza è potente in quest’uomo: Mainetti si conferma un vero talento, ma, sempre per restare nel solco delle citazioni, la potenza è nulla, senza controllo.

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