Recensione su Carol

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Servi della gleba a guanto alto / 21 Febbraio 2016 in Carol

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non dargliela! Quella ti vuol solo scopare! Therese è una giovanotta che ricorda per nulla velatamente Audrey, lavora in un grande magazzino, reparto giocattoli, dove tutti i commessi devono mettere il berretto da Babbo Natale. Incontra Carol, signora impellicciatinsopportabile, che cerca un regalo per la figlia. Si conoscono. Sempre di più. Sempre di più. Carol è più vecchia (brava eh, per carità, cosa Blanchett. Figa 30 anni fa ma brava), se la porta a casa, sta divorziando. Therese è insicura, e poi sai, ha questo problema che tutte le persone con cui parla glielo vogliono appoggiare. Carol a suo modo compresa, in effetti. Vita difficile. Stanche-stufe, degli orizzonti sociali patinati e artificiali in cui si ritrovano confinate (ah, on est dans les années ‘50), la prigione alto-borghese e il berretto di Babbo Natale + sorriso, partono per un viaggio. Dove andiamo? Boh, vai di là. Di motel in motel, sole, ravvicinate, scopano e bam, un tizio le spiava per usare il lesbismo come prova in tribunale per toglierle la figlia. Eh io te l’avevo detto eh, di non darla a sta vecchia. Porta solo guai. Tutto è elegante e raffinato e vintage qui, non cosa ma le immagini stesse che rappresentano; fatto sta che Carol mi è subito stata profondamente sul ca**o, annoiata viziata fancazzista, poi a un certo punto si offende col mondo perché si accorge di vivere in una società che proprio sucks. Fino a che se la girava in macchine belle con vestiti belli non mi pare si facesse questi problemi. Buttata giù dal suo altare, finalmente si ripiglia, e non voleva nemmeno solo scoparla, tttenera <3; meanwhile, Therese decolla da sprovvedura ragazza di provincia in cerca di fortuna nella grande città e atterra come la solita hipster, di cui è pieno il mondo e son pure gnocche ma non significa che siano distinguibili, che gira col basco storto da artista e lei fa la fotografa perché c’ha stile, armata delle solite tette a punta anni ‘50. Insomma, empatia zero, impeccabile confezione, mi pare di capire che nel 52 a New York di simpatico non ci fosse nessuno. Perché poi la cosa bella è che tutti gli altri personaggi intorno sono o stupidi o bigotti. No, t’ho detto, un postaccio.

3 commenti

  1. Nadja / 13 Marzo 2016

    Concordo i personaggi sono odiosi,tutti, soprattutto carol. Empatia con il pubblico pari a zero.

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