Recensione su Blonde

/ 20225.668 voti

Una (sgradevole) versione della storia / 30 Settembre 2022 in Blonde

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Riflessioni sparse)

Benché voglia recuperarlo da tempo, non ho ancora letto il libro della Oates da cui è tratto il film di Dominik e un po’ mi dispiace non averlo fatto prima di vedere questo lavoro, giusto per capire se, come e quanto la scrittura dell’autrice abbia influenzato sceneggiatura e messa in scena.
Ne discende che tutte le mie elucubrazioni concernono solo ciò che ho visto sullo schermo ed escludono qualsiasi tipo di confronto con il testo di riferimento.

Sicuramente, il film omette tanti elementi della biografia di Norma Jeane Baker/Marilyn Monroe, ma fa parte del gioco drammaturgico: Blonde non è una biografia propriamente detta e non è una cronaca affidabile. Piuttosto, è una versione della storia che si basa su un canovaccio documentato (in precedenza, Dominik aveva fatto altrettanto nel film L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford , 2007).

Blonde è un film sovraccarico di violenza esibita che, nel complesso, si risolve in un audiovisivo sgradevole illuminato dalla prova artistica di Ana de Armas, che, qui, si dimostra molto brava. Il pregio maggiore della mimetica interpretazione che l’attrice fa di Norma Jeane/Marilyn sta nel mantenere sempre intatto il candore del personaggio (anzi, dei personaggi).
Il che, e ritengo sia voluto, amplifica in modo esponenziale la sgradevolezza che sottende e alimenta l’intera storia.

Avvalendosi di attori impeccabili nell’interpretare personaggi (troppo) lineari, di luci e fotografia nitidissime, di una precisa e ordinata messinscena, con attente ricostruzioni d’epoca (ma con un disinteresse smaccato, quasi ostentato, per il contesto storico e gli ambienti in cui si svolge la vicenda), Dominik costruisce l’estetica e la narrativa del film sul dittico amore (cercato)/violenza (continuamente subìta).
Ma, nel tentativo di esecrare il mondo e le persone che hanno circondato Norma Jeane Baker, dalla nascita alla morte, finisce per suscitare perlopiù disgusto fine a se stesso.

Non c’è dubbio che la vita di Norma Jeane sia stata una strada lastricata di dolore e solitudine.
Dominik sembra aver concepito il racconto come la rappresentazione di un supplizio scritto nelle stelle che conduce alla santità laica e si accanisce in molti modi sul corpo (cinematografico) di Norma Jeane Baker.
Senza affetti, senza comprensione e senza amici, Norma Jeane fa tanta pena, ma (domanda retorica) è possibile che questo sia l’unico sentimento che il suo ricordo è capace di suscitare? E che per empatizzare con lei sia necessario mostrare questa ragazza gravata da ogni tipo di umiliazione?

Ho trovato superflue, pesanti, didascaliche e, soprattutto, molto fuori luogo le sequenze con il feto, parlante e non.
Mi è sembrata una forma di cattiveria nei confronti del pubblico.

In molti passaggi, le musiche originali di Nick Cave e Warren Ellis mi hanno ricordato (con le debite differenze) i suoni di Badalamenti per Twin Peaks di David Lynch.

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