Recensione su Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

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C’è chi critica e c’è chi fa. / 6 Febbraio 2015 in Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

Da queste parole si può evincere il coraggio dell’attore, il suo mettersi a nudo davanti a un vasto pubblico, che all’occorrenza sa essere spietato.
C’è chi critica e c’è chi fa, ma non sempre chi si cimenta nell’impresa, pur raggiungendo un successo eclatante, riesce a soddisfare le proprie ambizioni, o meglio, a identificarle, e a darle il giusto valore.
Così Birdman, eroe alato che ha scalato i botteghini di mezzo mondo, cerca di vincere quell’innata insicurezza, costruendo attorno ad essa la debole armatura dell’illusione.
Birdman è la quintessenza dell’imperfezione, neo che adorna l’esistenza umana, e che vanta fra le sue innumerevoli virtù, quella di sfruttare un certo grado di ignoranza, inteso come volontà di non sapere.
Iñárritu, con i suoi innumerevoli piani sequenza, fatti di soliloqui, e logorroici monologhi, mette in primo piano l’inconsapevolezza di un animo in perenne conflitto con la propria coscienza, priva di un’identità ben precisa. E non vi è incoerenza nel ritrarre tale opera, in quanto, sebbene all’inizio risulti arduo delineare il profilo del protagonista, perché vittima del suo alter ego e continuamente minacciato da un comprimario che prende le sue veci, nel prosieguo vi è un chiaro disegno che non fa che generalizzarne l’intento, rilegando qualsiasi caratterista a mero figurante.
Birdman è anche metacinema, è vi è da sottolinearlo, e non solo per l’analogia fra il protagonista e il suo interprete, ma proprio per quel coraggio di chi, rischiando la propria immagine, si trova spesso a camminare sul filo del rasoio.

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