Recensione su Berlinguer ti voglio bene

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Un cult all’italiana / 20 Giugno 2012 in Berlinguer ti voglio bene

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Mario Cioni passa le sue giornate tra il lavoro (decisamente proletario), le chiacchierate sulla politica e sugli amori con i compagni (sempre condite da una congrua dose di blasfemie) e altri vezzi da perdigiorno.
Mentre Guido è impegnato in un ballo con una signora che ha appena abbordato, gli amici fanno annunciare dallo speaker, per scherzo, la morte della sua mamma . Preso dallo sconforto, inizia a vagare per le campagne pronunciando ogni sorta di improperi e passa la notte sotto un ponte, a fare riflessioni tra il metafisico e il popolare. La mamma in realtà è viva e Guido in seguito subirà l’umiliazione di vederla frequentare uno dei suoi storici amici.

A metà tra una commedia sociale ed una ironica il film è sempre ricco di battute esilaranti ma anche riflessioni tragicomiche (come in generale tali sono le situazioni che si susseguono).
Benigni è grandissimo, ma anche la Valli e tutti gli altri attori.
Il provincialismo del film è tutt’altro che un difetto; al contrario, l’umorismo toscano contribuisce alla generale riuscita comica.

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