Recensione su Re della terra selvaggia

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22 Agosto 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Hushpuppy è questa bambina nera che vive con il padre ancora più nero (con una splendida pronuncia da ghetto) di lei in questo mondo fatto di pattumiera, ruggine e acqua. Che è la Louisiana, reminiscenze gorgoglianti dell’alluvione di Nuova Orleans. Il padre, Wink, è molto picio, molto malato, molto ubriaco, e per mangiare le butta il pollo per terra da dividere col cane (tra i più brutti cani evva, tra l’altro); insieme vivono nelle catapecchie di lamiera accendendo i fornelli col lanciafiamme. Intorno a loro sta una comunità unita e trasandata di freaks da horror anni ‘80, quelli della “vasca”, la vasca è un posto che si allaga ogni volta che c’è un diluvio universale, mentre sullo sfondo un muro divide la vasca dai ricchi, quasi mai in campo, quelli sulla terra asciutta. Separazione, fisica e sociale, in parte razziale.
Il tornado, e le sue conseguenze, è il nemico da affrontare, visto attraverso gli occhi della cazzuta bimbetta: la crescita, l’abbandono della figura paterna che già era l’unica rimasta (e per quanto fosse matto che schiattasse a lei conveniva solo), la mancanza di quella materna, che rivede in una prostituta del fiume. Tutto ciò, lo spavento tutto insieme unito alla rabbia per l’impotenza dell’essere piccina picciò, so raggruma e prende corpo nella ricorsa di enormi bestioni facoceriformi, ma proprio grossi eh, verso Hush, e lei li teme (giustamente) e alla fine capisce che invece non deve e il papà muore e viene messo il suo cadavere in una barca a fuoco nella vasca e siamo cresciuti e ciao.
Detto della bravura della protagonista, sgangherata è la trama e i personaggi, iniziale marcia simil-ambientalista, una ridda di ubriachi che forse se si mandassero dei teknoravers farebbero più bella figura. E non so, non so perché mi lascia un poco l’impressione che mi lasciò Precious, di un film che ci marcia, sul pietismo e sullo schifo, sul mostrare il disagio e poi sfarfallare aggratis il coltello nella piaga, sul mostrare personaggi brutti, sporchi e cattivi (ma nemmeno, stupidi) e contrapporli al musetto infantile di una bimbetta coi capelli a cespuglio. Troppe scene per disgustare il medioman whitecollar americano, alla fine ti vien voglia di dare una spazzata per terra :/ non è la strada, mentre il resto della storia ha toni apocalittico-mitologici da parabola sulla crescita e l’attaccamento alle radici, che originali non sono ma cosa lo è?
Con derive estremiste, tanto che quando un medico ti prende e ti porta in ospedale e tu stai male che fai? Scappi, torni a morire a casa tua.
Eh, sì.
Sì ma anche no :/

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