Recensione su The vanishing - Il mistero del faro

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Il mistero delle Isole Flannan / 26 Febbraio 2019 in The vanishing - Il mistero del faro

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film The Vanishing – Il Mistero del Faro prende spunto da una vicenda che ha avuto luogo quasi 120 anni fa, al largo delle coste scozzesi.
Arcipelago delle Isole Flannan, dicembre 1900: tre guardiani del faro inaugurato solo un paio di anni prima scompaiono senza lasciare traccia. Da allora, nessuno è mai riuscito a capire esattamente cosa gli sia accaduto. Nel tentativo di dare una risposta a una sparizione apparentemente immotivata, sono state formulate le ipotesi più varie (il web è pieno di articoli in merito): da un’onda anomala che ha risucchiato nelle gelide acque del nord i tre uomini, fino a un drago marino che li ha divorati.

Il film diretto dal danese Kristoffer Nyholm, alla sua prima regia per il cinema dopo felici esperienze televisive come Taboo e The Killing, propone un’altra via. La sceneggiatura firmata dall’attore Joe Bone, al suo esordio nel ruolo di autore, e del collega Celyn Jones, leggermente più avvezzo alla stesura di script, allontana le teorie alla X-Files, per restare nell’alveo dell’umano (e del disumano).
Quindi, escluso il fattore fantastico, il film si concentra sulla psicologia dei personaggi in gioco: un lupo di mare tormentato (Peter Mullan), un uomo pratico e onesto (Gerard Butler), un giovane un po’ scapestrato e “capriccioso” (Connor Swindells).
Il lavoro di Nyholm è tecnicamente buono, asciutto, senza fronzoli e si fa forte della fotografia livida e terrosa del navigato Jørgen Johansson e della potenza visiva ed evocativa di location naturali incredibili che diventano automaticamente un nuovo personaggio. L’isolamento forzato e l’impossibilità di lasciare l’isola sono legati alla natura dei luoghi e gli uomini che occupano l’isola sembrano obbligati a obbedirle.

Purtroppo, il film ha il fiato un po’ mozzo e non deflagra mai definitivamente.
C’è violenza, rappresentata in maniera molto realistica, c’è l’alienazione psicologica che fa di questo film un thriller psicanalitico potenzialmente valido, ma The Vanishing sembra difettare di qualcosa che lo renda unico, forse di un personaggio (o di un’interpretazione) realmente carismatico/a, di un dettaglio affascinante capace di rendere l’interessante ipotesi narrativa scelta da Nyholm davvero indimenticabile.
In definitiva, un film abbastanza incolore.

9 commenti

  1. Noloter / 26 Febbraio 2019

    ***spoiler ***
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    Dato che l’hai visto pure te ne approfitto per esporti un mio dubbio, se posso. Nella scena in cui viene riparata la lampada del faro il guardiano più giovane viene messo in guardia dal pericoloso mercurio, che a detta dei due più anziani “ha fatto perdere il cervello” a più di una persona. In un successivo momento viene inquadrata una pozza di mercurio sul pavimento proprio quando il personaggio interpretato da Butler inizia a dare i primi segni di “sbrocco”. Secondo te c’è effettivamente un collegamento? Perché io, su queste basi, mi son fatto l’idea che allo spettatore venga suggerito che sia stata proprio l’intossicazione da mercurio ad innescare la follia del personaggio verso suoi colleghi.

    • Stefania / 26 Febbraio 2019

      @noloter: SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
      Non è un’ipotesi sballata, dopotutto. Infatti, mi sono chiesta perché sia stata data tanta importanza alla questione del mercurio, inizialmente, e poi non se ne sia tenuta traccia nello sviluppo del film.
      Però, se lo sversamento di mercurio ha fatto uscire di testa il personaggio di Butler, perché non ha avuto gli stessi effetti sul ragazzo, che, se non sbaglio, è entrato in contatto col metallo tanto quanto lui?
      Non so niente di chimica, ma so che il mercurio è tossico se inalato. Però, credo che queste intossicazioni siano possibili perlopiù se entri in contatto per un certo tempo con il mercurio, o se ne respiri i fumi quando, per qualche motivo, viene riscaldato. Butler e il ragazzo non hanno neppure avvicinato il naso al mercurio, quindi, boh, mi sembra improbabile (per quanto affascinante) che la follia del tipo sia dovuta a quello. A me sembra uscito di testa (d’un botto) dopo che ha ucciso il ragazzino: il senso di colpa, le emozioni della giornata, la paura gli hanno levato il senno (in maniera troppo repentina, secondo me. Quindi, sarebbe bello non escludere un fattore meccanico, diciamo).

      • Noloter / 26 Febbraio 2019

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        In un primo momento anche io credevo che lo shock per aver inconsapevolmente ucciso il ragazzino fosse la causa scatenante; il senso di colpa che, come un tarlo, scava e divora la lucidità di chi s’è macchiato le mani di sangue (e qui evidentemente nella psiche del personaggio si fa differenza tra versare sangue per difesa o comunque per una ragione, e versare sangue di chi è considerato innocente – suppongo che nella vittima il guardiano veda il proprio figlio rimasto a casa), è giusta e condivisibile anche per me la tua interpretazione. Però non posso fare a meno di pensare al perchè, allora, insistere su quel mercurio già menzionato una volta e nuovamente mostrato proprio lì sul pavimento, a mo’ di indizio. Ora, non essendo esperto di medicina non conosco nemmeno io nel dettaglio gli effetti patologici sull’organismo del mercurio ma so che l’avvelenamento può avvenire per diverse modalità e tempi di esposizione, e che tra i sintomi neruologici ci sono le allucinazioni e gli sbalzi di umore; e non posso fare a meno di pensare a quell’espressione inglese “mad as an hatter” (matto come un cappellaio) nata dall’uso che i cappellai facevano di prodotti a base di mercurio. Una possibile ipotesi, allora, è che se è nel mercurio la colpa, il personaggio ne sia stato in contatto, contaminandosi, per un tempo prolungato e non è inverosimile se pensiamo che lui e l’altro collega anziano prestavano servizio già da tempo presso il faro; mesi/anni di contatto diretto col mercurio, ammettendo che lui fosse quello addetto alla manutenzione della lampada.
        Poi, beh, può anche darsi che nelle intenzioni degli sceneggiatori sia stata addirittura una concomitanza di fattori (avvelenamento+trauma) a far flippare il tizio.

        • Stefania / 26 Febbraio 2019

          @noloter: SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER Mi piace credere alla tua ipotesi, proprio perché la follia improvvisa del personaggio di Butler è troppo… improvvisa 🙂 Ok, è stressato. Ma sembrava un uomo abbastanza equilibrato, fino a quel momento, per dare così di matto in un colpo solo. Quindi, ben venga l’artificio meccanico, ecco, e, come suggerisci, mi sembra credibile pensare che gli sia capitato di entrare in contatto con il mercurio in altre occasioni.
          Però, continua a sembrarmi una dinamica poco credibile, così come è stata concepita (immagino che i cappellai che citi -ma, quindi, aspé, il Cappellaio di Carroll era matto per questo?!? Cioè, Carroll potrebbe non aver scelto la figura del cappellaio per caso, ma ispirato da una cosa comune all’epoca… Pensa te- erano a contatto con il mercurio per tempi più lunghi, perché manipolavano materiali trattati con quel metallo). Che il mercurio c’entri o no, ci sono falle in fase di sceneggiatura che demoliscono tutto le cose buone del film 🙁

          • Noloter / 26 Febbraio 2019

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            Il punto è proprio questo, se non fosse stato per quel voler concentrare apposta l’attenzione dello spettatore sul mercurio (almeno, su di meno c’è stato quest’effetto) avrei pensato senza dubbi, come te, al senso di colpa per l’omicidio come unico innesco per il crollo psichico del personaggio. Ma se mi “spingono” col naso fin dentro la chiazza di mercurio per farmelo vedere bene, beh, il dubbio che sia lì che si vuole andare a parare mi viene. Che poi funzioni effettivamente senza intoppi come stratagemma narrativo o meno, è un altro discorso LOL

            P.S. Sul serio non t’era mai capitato di leggerlo/sentirlo? Eh sì, il Cappellaio di Alice nasce proprio da quel modo di dire che tutti conoscevano all’epoca; e lo stesso vale per la Lepre Marzolina, altro proverbiale (almeno in UK) esempio di follia XD

  2. Stefania / 28 Febbraio 2019

    @noloter: infatti, ti do ragione: quel dettaglio non è stato scelto a caso, ha sicuramente un perché. Solo che è stato usato male 🙁 Peccato!
    A proposito del Cappellaio di Alice: no! Non avevo mai sentito parlare di questa storia!Quindi, grazie mille per l’informazione! E non sapevo neanche della Lepre Marzolina (che inioransa…): ora mi sono documentata (sul web), che robine intriganti 🙂

    • Noloter / 28 Febbraio 2019

      Beh, prego allora! 🙂 Io queste poche robe un po’ le ricordavo dai tempi della scuola (le ore di letteratura inglese!) ma un soprattutto le ho riscoperte grazie alla lettura di Alice (anzi, grazie alle note, per essere precisi).

  3. Insomnium / 18 Luglio 2019

    confermo recensione ( anche se io sarei stato più su un 4 che su un 5) e dubbi sul mercurio…particolare che poteva e doveva essere usato decisamente meglio. Anzi, innanzitutto “usato” e basta.Visto che nel film , scompare.
    Del film , salvo solo ed esclusivamente le magnifiche atmosfere “scottish” .

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