Recensione su Hong Kong Express

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La consolazione degli oggetti / 4 Luglio 2013 in Hong Kong Express

Se la prima storia del film, che ammicca un po’ al mystery novecentesco con uno scenario alla Blade Runner, è da otto pieno, la seconda è da dieci è lode.
Un poliziotto che consola gli oggetti, parlando a peluches, stracci e saponette, per il quale lo spandimento è il pianto a dirotto di una casa. Una ragazza dolce e un po’ pazzerella, che come un folletto si diverte a modificare segretamente piccoli dettagli dell’appartamento di lui, aggiungendo pesci all’acquario o cambiando etichette allo scatolame. Lei partecipa a pezzi di vita del passato di lui, prendendo il posto di una donna che non c’è più, in un buffo gioco d’amore, così lontano dai soliti riti della seduzione.
Un perfetto momento di cinema: lui riceve per mano di lei la lettera della sua ex; lei lo invita a leggere, ma lui dice: “Prima bevo il mio caffè”. Sorseggia al rallenty, sotto lo sguardo trasognato di lei, mentre in sottofondo parte la magica intro di Dreams dei Cranberries.
Wong Kar-Wai è per me una scoperta tardiva ma eccezionale. Trovo una densità tale nella sua arte malinconica, nei suoi mélo così perfettamente in equilibrio tra oriente ed occidente, in cui anche il telefono di una doccia ha la melodia poetica di una pioggia d’agosto.

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