5 Recensioni su

Hong Kong Express

/ 19947.9144 voti

6 Ottobre 2020 in Hong Kong Express

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“Hong Kong Express” mi ha incuriosito per i voti molto alti che ha ricevuto da gran parte delle community cinefile online.

Non sono un estimatore totale del cinema orientale, alcune cose le trovo veramente non digeribili, honestly.
Tuttavia, questo film presenta delle caratteristiche orientali – che ho avuto modo di ritrovare anche in altri film, più recenti – che mi sono sempre molto piaciute. Il passaggio, dolce, da una storia all’altra, gli sguardi persi dei protagonisti, la solitudine raccontata con grande dolcezza.

Inizialmente ho avuto una cattiva impressione, lo ammetto. La vicenda della criminale finta-bionda mi ha un po’ destabilizzato, non riuscivo proprio a legarla al racconto così interessante del giovane poliziotto che vive la fine di una storia d’amore acquistando barattoli di ananas con scadenza 1 Maggio. Non appena le due figure si incrociano, però, le cose cambiano.

“Capita a tutti di perdere un amore. Ogni volta che succede a me mi scarico correndo perché così butto via tutti i liquidi dal corpo e non me ne restano più per le lacrime”

La storia del giovane poliziotto mangiatore di ananas, s’infrange, verso la metà del film, contro quella di una giovane che lavora presso un chiosco che vende cibo spazzatura perlopiù. Quest’ultima entra in contatto con un altro poliziotto, anche lui appena lasciato dalla ragazza.

E’ qui, a mio avviso, che il film decolla veramente.

Abbiamo una storia raccontata con dolcezza infinita. Un uomo troppo triste e perso nei propri pensieri per accorgersi che qualcosa sta cambiando. Pesci rossi? Tazze nuove? Scatolette di sardine diverse dal solito? No, non si accorge di nulla, continuando la sua lenta digestione di quanto accadutogli.

“Da quando sono solo in questa casa molti oggetti sono diventati tristi. La sera non vado mai a dormire prima di averli consolati tutti.”

Esatto. Altro punto di grande cinema è proprio questo. Il nostro poliziotto consola, nel vero senso della parola, gli oggetti che lo circondano. Suggestivo, ve l’assicuro.

Non svelo ulteriori elementi della trama, tranquilli.

In sintesi è un film che in poco meno di due ore riesce in ciò che molti altri non riescono neanche in due ore e mezza e passa. Raccontare non una, ma due storie, di solitudine, amori non decollati, ananas e oggetti tristi.
Raccontare il classico sogno americano – attraverso la canzone “California Dreamin” sparata a palla – in una Hong Kong caotica, sporca, piena di gente, quasi a volerla dipingere come un’affollata periferia del mondo.

Se non fosse stato per una prima parte, forse, un po’ forzata sotto certi aspetti, avrei dato più stelline. Comunque sia, si tratta di un’opera coi controcazzi, che va recuperata. Assolutamente.

4/5.

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Analogia maschile, antitesi femminile. / 4 Novembre 2016 in Hong Kong Express

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film tratta due storie dal medesimo tema. Il personaggio maschile di entrambe potrebbe essere la stessa persona, non solo per il fatto che a noi occidentali gli orientali sembrano tutti uguali, ma perché entrambi hanno caratteristiche che li accomunano. In primis, la malinconia, vista come nostalgia della donna amata, sentimento che colpisce fin nel profondo e non permette di reagire, vivendo nel passato; in secondo luogo, conseguente alla malinconia, l’ attaccamento irrazionale ad oggetti che, in qualche modo, li legano ancora al loro perduto amore e che svolgono quindi un ruolo primario. Nel caso del primo personaggio, questo attaccamento si manifesta nei confronti dei barattoli di ananas che in questo rappresentano anche l’ultima speranza.
L’attaccamento del secondo personaggio è più diretto, rappresentato da oggetti appartenuti alla sua donna. Solo nel momento in cui capirà di provare qualcosa per un’altra donna riuscirà a disfarsene e a porre il passato in una scatola (metaforicamente e non).
Entrambi conosceranno due nuove donne, che, al contrario dei personaggi maschili, sono in forte contrapposizione.
La prima donna, più matura e molto sicura di sé, ha ormai rinunciato ai suoi sogni e prende le distanze da chiunque , circondata dalla sicurezza delle sue abitudini: occhiali da sole, nel caso in cui ci fosse il sole, e impermeabile, nel caso in cui piovesse.
La seconda donna è giovane, insicura, sognatrice e vive tra le nuvole (infatti poi diverrà hostess). Con lo svilupparsi del film, anche il suo personaggio subisce un’evoluzione, rischiando qualcosa e acquisendo più sicurezza col suo nuovo lavoro che la rende finalmente una donna adulta.
Il film è un ottimo primo approccio alla “cultura filmografica orientale”, fin troppo poco conosciuta dalle nostre parti, e che io stesso mi propongo di rivalutare.

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16 Luglio 2013 in Hong Kong Express

Ma quanto è meraviglioso questo film! Mi è entrato nel cuore e difficilmente ne uscirà, sicuramente nella mia top ten. Un film fatto di sentimento, sentimento puro ( e Wong Kar Wai nel tradurre i sentimenti in immagini è un maestro). Un film basato su sguardi, silenzi e pochissime frasi che lasciano il segno. Dominano la malinconia, i sogni, l’amore, LA POESIA!… Talvolta i personaggi si comportano in modo apparentemente assurdo… come il personaggio femminile interpretato dalla fantastica Faye Wong. Si innamora di un poliziotto, e si intrufola in casa sua di nascosto mentre lui non c’è, gli cambia l’acqua ai pesci, gli compra dei pupazzi nuovi, gli infila i suoi cd preferiti nel lettore e lui, così assorto nella sua solitudine (al punto di trovarsi a parlare con gli oggetti che affollano il suo piccolo appartamento), così perso nel ricordo della fidanzata con cui ha appena rotto, non si accorge di niente… E poi California Dreamin’ suonata a tutto volume, ripetuta continuamente per tutto il film. La California, simbolo del sognare, quasi infantile di Faye, che vuole soltanto andare via da Hong Kong, in cerca di qualcosa che non sa nemmeno lei… Il tutto con la regia di Wong Kar Wai, meravigliosa, attenta ad ogni minimo dettaglio… I personaggi che si muovono a velocità normale, e tutta la città, tutta la folla che gli sta attorno, che invece va al triplo della velocità, a render ancora più evidente il senso di smarrimento dei protagonista, l’alienazione del singolo nella metropoli contemporanea. Per me è un piccolo, grande gioiello cinematografico, davvero imperdibile!

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Love is in the far East. / 12 Luglio 2013 in Hong Kong Express

Hong Kong Express.
Verrò sicuramente accusato di essere insensibile poiché

1) le storie d’amore in genere mi stanno sul pene e..
2) …ancor più mi stanno sul pene le storie d’amore nel far East
3) figuriamoci le storie d’amore con risvolti negativi

Tutto inizia con delle inquadrature alla ca**o, girando la telecamera in modo veloce come in una puntata di Lucignolo Bella Vita o se preferite ed io lo preferisco: retrospettiva Cirignolo
http://www.youtube.com/watch?v=8GfX_7Wvils .
Viene presentato un giovane poliziotto di 25 anni che è stato lasciato dalla ragazza. Invece di farsene una ragione, e nessuno se la fa, vive nel suo ricordo. Effettivamente la rottura è avvenuta da poco ed oltre al danno la beffa.
Infatti la separazione fra i due si è realizzata il 1° di Aprile tanto che il nostro pensa sia solo uno scherzo.. no ciccio non lo è.
Attenzione attenzione ogni giorno compra un barattolo di ananas con la data di scadenza 1° Maggio, non per il concerto bensì come data ultima per un ripensamento. Ripensamento che la ragazza non avrà.
Incontra una biondo innamorandosene.

Si ma così è troppo facile.
Andiamo nello specifico.

Una donna della malavita con una orribile parrucca bionda si incontra più volte con il nostro da questo momento il poliziotto potrebbe essere accusato di stalking poiché la ragazza gli fa capire in tutti i modi di non aver bisogno di compagnia ma il nostro è la legge, difende le persone, quindi mi sembra il minimo.
Affianco alla vicenda del primo possiamo confrontare la storia di un secondo poliziotto. La caratteristica che li lega è quella di vivere nel passato, ricordare tramite oggetti o cibi una persona andata via. Vivono nel ricordo.
La storia del secondo agente è se si vuole ancor più triste e leggermente più opportunista (ego chiama tipe conosciute anni prima solo per scroccare un’uscita) oltre al fatto di esser segnata dall’innamorarsi di persone sbagliate, in ordine, una hostess neanche troppo malvagia, una cameriera di una bettola che vende Kebab, bibite quali Sprite e Coca Cola, pizza made in Hong Kong che non mangerei neanche sotto tortura.

Per tutto il film mi sono chiesto:
– cosa diavolo ci fanno degli Indiani ad Hong Kong ? Ah giusto, Globalizzazione.
-sponsor ? Al regista lo hanno sponsorizzato la Philips e la Coca Cola per caso ?
-Hong Kong ? Mi è piaciuto molto invece l’ambientazione in una metropoli che viene presentata stretta, confusa, notturna, nelle luci ed ombre malinconica come il film.
-musica d’acchiappo anni ’90 ? E’ qualcosa di terribile, sembra suggerirci che da un momento all’altro avverrà il rimorchio o l’approccio con una ragazza. Non bastasse a ciò si aggiunge l’abuso di “California Dreaming” che, voglio dire, una volta la sento e mi piace, la seconda la apprezzo, la terza la canto ma alla quarta mi sale la rabbia.

DonMax

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La consolazione degli oggetti / 4 Luglio 2013 in Hong Kong Express

Se la prima storia del film, che ammicca un po’ al mystery novecentesco con uno scenario alla Blade Runner, è da otto pieno, la seconda è da dieci è lode.
Un poliziotto che consola gli oggetti, parlando a peluches, stracci e saponette, per il quale lo spandimento è il pianto a dirotto di una casa. Una ragazza dolce e un po’ pazzerella, che come un folletto si diverte a modificare segretamente piccoli dettagli dell’appartamento di lui, aggiungendo pesci all’acquario o cambiando etichette allo scatolame. Lei partecipa a pezzi di vita del passato di lui, prendendo il posto di una donna che non c’è più, in un buffo gioco d’amore, così lontano dai soliti riti della seduzione.
Un perfetto momento di cinema: lui riceve per mano di lei la lettera della sua ex; lei lo invita a leggere, ma lui dice: “Prima bevo il mio caffè”. Sorseggia al rallenty, sotto lo sguardo trasognato di lei, mentre in sottofondo parte la magica intro di Dreams dei Cranberries.
Wong Kar-Wai è per me una scoperta tardiva ma eccezionale. Trovo una densità tale nella sua arte malinconica, nei suoi mélo così perfettamente in equilibrio tra oriente ed occidente, in cui anche il telefono di una doccia ha la melodia poetica di una pioggia d’agosto.

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