Recensione su Il cacciatore

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Un colpo solo…. / 3 Giugno 2013 in Il cacciatore

Con questo straordinario film sembra davvero che Michael Cimino avesse a sua disposizione un colpo solo, un solo colpo da sparare senza però poter fallire. E così è stato. Un’opera infallibile, sotto tutti i punti di vista, Cimino racconta una storia enorme, una storia di gente comune, e lo fa con una sicurezza e fermezza esemplari, mostrandoci uno spaccato di vita di questi semplici operai metallurgici, catapultati dalla spensieratezza delle loro vite, fra bevute interminabili, battute di caccia e chiacchiere varie, le semplici chiacchiere che si fanno fra amici, agli orrori massacranti della sporca guerra, la guerra nel Vietnam. Non è però un film di guerra, assolutamente no, è un film altamente sociologico, su ciò che la guerra lascia in eredità agli uomini, sul loro personale percorso di vita, quella vita che dopo un simile trauma non potrà mai più essere la stessa. Un film troppo grande ed emozionale per poter essere recensito adeguatamente, spiazzante e controverso, forse il film che meglio racconta cosa il Vietnam ha rappresentato per gli States e per la loro popolazione, piegata, spezzata da tale catastrofe. Michael, Nick e Steven, rispettivamente interpretati da Bob de Niro, Cristhopher Walken e John Savage, sono i tre amici che partiranno per servire la loro patria, con Steven fresco di matrimonio e di un ridondante ricevimento nuziale, nel quale quella goccia di vino rosso versato sul vestito della sua sposa, lascia presagire la tragedia, o, per meglio dire, le tante tragedie venture. Ne torneranno, chi un modo chi ne l’altro, distrutti, fisicamente ed emotivamente, qualcuno di loro non tornerà affatto. Il post guerra è la parte realmente più sofferente, dolorosa, forse più della sequenza bellica centrale, nella quale assistiamo all’atroce e famigerata roulette russa. Ciò che avviene nel momento del loro rientro a casa è la chiave del film, l’incomunicabilità ferrea di Michael, il più forte del trio, l’idealista, il rifiuto di Steven nel tornare alla sua abitazione, dalla moglie e dalla madre e lo spettro di Nick, rimasto fisicamente e mentalmente agli orrori che ha vissuto, ormai prigioniero dei suoi fantasmi. L’incomunicabilità, si, come spiegare cosa si è vissuto a chi non lo ha vissuto e farglielo comprendere? Quasi impossibile, la guerra non si racconta purtroppo, per chi l’ha fatta è inspiegabile per chi non l’ha fatta sarà incomprensibile. Un conflitto bellico lascia strascichi, è chiaro, cambia le persone, le ribalta, in alcuni casi le annienta e Cimino questo lo sà, lo mostra e lo trasmette a noi spettatori, insegnandoci che ogni conflitto bellico è doloroso e tragico, sia per chi combatte e muore che per chi combatte e sopravvive, ma anche per chi non combatte e attende a casa, ritrovandosi poi a dover vivere due esistenze, una per sè e un’altra di supplemento, per un proprio fratello, marito o amico ormai devastato nell’animo. Un film epocale, totale, definitivo, con magistrali interpretazioni di Robert De Niro, Critstopher Walken, John Savage, del compianto John Cazale e di una giovanissima Meryl Streep. Da vedere!

7 commenti

  1. yorick / 4 Giugno 2013

    “Quasi impossibile, la guerra non si racconta purtroppo, per chi l’ha fatta è inspiegabile per chi non l’ha fatta sarà incomprensibile.”

    Sarebbe da mettersi comodi, invitare Deleuze e analizzare il cortocircuito logico di questa frase.

  2. rasko / 25 Luglio 2013

    @rodriguez86 recensione perfetta

  3. giannipatrasso / 21 Marzo 2016

    La miglior recensione di tutti i tempi,davvero complimenti!
    Riguardo al film: Capolavoro!

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