9 Recensioni su

Il cacciatore

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nell’olimpo della cinematografia / 2 Dicembre 2021 in Il cacciatore

un pezzo di storia del cinema, grandi produzioni grandi cast e fantastiche interpretazioni. Da rivedere ad libitum ( nonostante le 3 ore e passa )

Da pelle d’oca. / 17 Gennaio 2021 in Il cacciatore

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Tre ore di puro spettacolo, tre ore di folle crudeltà, tre ore di angoscia, tre ore di pathos, tre ore di emozioni distruttive difficili per me da mettere per iscritto.
Tre ore raccontate con una grinta e una drammaticità che da anni non si vedono più a Hollywood, un film pregno di sequenze memorabili(la lunga carrellata di immagini da parte del regista sul matrimonio di Steven, le scene di tortura sui poveri commilitoni, il terribile gioco della roulette nelle bettole di Saigon).
Venne presentato al Festival di Berlino del 1979 e venne sonoramente criticato dai giovani di sinistra per la dura rappresentazione che ne veniva fuori dei Vietcong(tutti figurati come dei sadici torturatori e assassini) ma in realtà il film non ha la pretesa di denunciare alcunché(il regista, infatti, non si schiera mai né da mai un giudizio politico sulla vicenda, ci fa solo capire quello che è il suo modesto pensiero, ossia che la guerra in Vietnam è stata davvero un gran brutto affare per il quale non era necessario immolare tanti bravi figli di mammà), vuole solo raccontare con pacatezza, tranquillità e solidarietà una delle guerre più sanguinose e una delle pagine più tragiche della storia dell’umanità, riuscendoci alla perfezione.
Grandissime le interpretazioni degli attori protagonisti, da un granitico Robert De Niro a una giovanissima e quasi eterea Meryl Streep, passando per un enigmatico e malinconico Christopher Walken.
Un film da vedere e rivedere e sul quale riflettere.

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Masterpiece! / 17 Gennaio 2021 in Il cacciatore

Non serve dire niente di questo film.
Per me, ssieme a “C’era una volta In America”, “Taxi Driver” e “Toro Scatenato” Robert De Niro ha portato questi film nell’olimpo dei migliori di sempre.
Sarà lento per chi non lo assapora, per chi “non lo capisce”, ma per quelli che lo fanno… è un colpo al cuore!
9,5/10

Opera d’arte / 21 Settembre 2020 in Il cacciatore

La guerra fa perdere la testa, anche la roulette russa. Cosa c’è peggio della guerra? Il cacciatore è uno dei pochissimi film che racconta alla perfezione questo tema comune, senza però a sua volta mostrarla esplicitamente, sicuramente non è un MASH di Altman, che lì seppur si tratti di guerra ne viene preso soltanto un significato scaramantico spiritoso, qui invece c’è il vero è proprio prodotto che la guerra offre ai veterani. De Niro già l’avevamo visto due anni prima in Taxi Driver nei panni di un giovane ex-marine scombussolato e traumatizzato dagli eventi passati nel Vietnam, e quindi c’è la depressione, l’insonnia e l’alienazione, Il cacciatore invece è il presente, la realizzazione fatta di paura e afflizione, e in più ci sono i Viet cong.

Poco da dire sull’aspetto tecnico del film, una regia magistrale combinata ad una fotografia particolarmente ordinata, contraddistinta da un significativo uso dell’ombra, sceneggiatura eccelsa in grado di immergere lo spettatore in un vortice di guerra e amore, delineata da molti silenzi e pause, rendendo inoltre il ritmo molto scorrevole. E niente, un cult che valeva la pena di parlarne.

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Capolavoro / 22 Agosto 2016 in Il cacciatore

La recente scomparsa di Michael Cimino è stata un’occasione per rivedere questo film, a dir poco il suo capolavoro e, a mio parere, uno dei migliori film di sempre. Un film che trae enorme forza in praticamente ogni ambito, dalla regia, alla narrazione, alla caratterizzazione dei personaggi ed alla recitazione straordinaria degli attori, De Niro e Walken su tutti. Scene memorabili come quella del biliardo, della battuta di caccia, della roulette russa e quella finale, tanto per citarne giusto qualcuna, ti colpiscono e ti fanno sentire in prima persona il film. Un film tra l’altro diverso dal solito, che non definirei di guerra, ma sulla guerra, e soprattutto sulle difficoltà, i problemi e la perdita della sanità mentale di chi ha affrontato situazioni come quelle che vedete nel film (e purtroppo, realmente successe, ovviamente). Altra tema portante decisamente di rilievo in questo film, almeno per me, è quello dell’amicizia. Un film capace di divertire, emozionare, commuovere, lasciare atterriti e sconvolti. Un capolavoro come ne escono pochi. Il top della carriera di Cimino, che non riuscirà più a fare un capolavoro clamoroso come questo, ma del resto, è cosa tutt’altro che facile. Un ultima battuta sul cast, che, oltre ai fantastici De Niro e Walken (Oscar come miglior attore non protagonista, uno dei 5 Oscar vinti dalla pellicola) vede la presenza anche di John Savage, che finisce con loro in guerra. Ci sono anche Meryl Streep, alla sua seconda apparizione cinematografica, che già dimostrava grandissime capacità e John Cazale, che purtroppo, anche se riuscirà a completare le riprese, non vedrà mai il film, in quanto malato di cancro e morto prima dell’uscita.

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Un colpo solo…. / 3 Giugno 2013 in Il cacciatore

Con questo straordinario film sembra davvero che Michael Cimino avesse a sua disposizione un colpo solo, un solo colpo da sparare senza però poter fallire. E così è stato. Un’opera infallibile, sotto tutti i punti di vista, Cimino racconta una storia enorme, una storia di gente comune, e lo fa con una sicurezza e fermezza esemplari, mostrandoci uno spaccato di vita di questi semplici operai metallurgici, catapultati dalla spensieratezza delle loro vite, fra bevute interminabili, battute di caccia e chiacchiere varie, le semplici chiacchiere che si fanno fra amici, agli orrori massacranti della sporca guerra, la guerra nel Vietnam. Non è però un film di guerra, assolutamente no, è un film altamente sociologico, su ciò che la guerra lascia in eredità agli uomini, sul loro personale percorso di vita, quella vita che dopo un simile trauma non potrà mai più essere la stessa. Un film troppo grande ed emozionale per poter essere recensito adeguatamente, spiazzante e controverso, forse il film che meglio racconta cosa il Vietnam ha rappresentato per gli States e per la loro popolazione, piegata, spezzata da tale catastrofe. Michael, Nick e Steven, rispettivamente interpretati da Bob de Niro, Cristhopher Walken e John Savage, sono i tre amici che partiranno per servire la loro patria, con Steven fresco di matrimonio e di un ridondante ricevimento nuziale, nel quale quella goccia di vino rosso versato sul vestito della sua sposa, lascia presagire la tragedia, o, per meglio dire, le tante tragedie venture. Ne torneranno, chi un modo chi ne l’altro, distrutti, fisicamente ed emotivamente, qualcuno di loro non tornerà affatto. Il post guerra è la parte realmente più sofferente, dolorosa, forse più della sequenza bellica centrale, nella quale assistiamo all’atroce e famigerata roulette russa. Ciò che avviene nel momento del loro rientro a casa è la chiave del film, l’incomunicabilità ferrea di Michael, il più forte del trio, l’idealista, il rifiuto di Steven nel tornare alla sua abitazione, dalla moglie e dalla madre e lo spettro di Nick, rimasto fisicamente e mentalmente agli orrori che ha vissuto, ormai prigioniero dei suoi fantasmi. L’incomunicabilità, si, come spiegare cosa si è vissuto a chi non lo ha vissuto e farglielo comprendere? Quasi impossibile, la guerra non si racconta purtroppo, per chi l’ha fatta è inspiegabile per chi non l’ha fatta sarà incomprensibile. Un conflitto bellico lascia strascichi, è chiaro, cambia le persone, le ribalta, in alcuni casi le annienta e Cimino questo lo sà, lo mostra e lo trasmette a noi spettatori, insegnandoci che ogni conflitto bellico è doloroso e tragico, sia per chi combatte e muore che per chi combatte e sopravvive, ma anche per chi non combatte e attende a casa, ritrovandosi poi a dover vivere due esistenze, una per sè e un’altra di supplemento, per un proprio fratello, marito o amico ormai devastato nell’animo. Un film epocale, totale, definitivo, con magistrali interpretazioni di Robert De Niro, Critstopher Walken, John Savage, del compianto John Cazale e di una giovanissima Meryl Streep. Da vedere!

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20 Novembre 2012 in Il cacciatore

Al solo ascoltare quell’arpeggio di chitarra classica il cuore mi si riempie di malinconia (il brano è Cavatina, di Stanley Myers). La scena di De Niro che chiede al tassista di proseguire, eludendo la festa di bentornato, per finire da solo nella stanza di un motel, era una delle sequenze che più mi erano rimaste impresse, dall’ultima volta che vidi questo film. Per inciso: questa è una delle scene mutuate dal capolavoro sul reducismo che sta alla base di questo film, ovvero il magnifico I migliori anni della nostra vita di William Wyler. Non ho alcun dubbio sul fatto che Cimino gli sia debitore, per quanto abbia avuto di gran lunga maggior successo.
Per me De Niro qui è ai vertici della Recitazione, mentre di Walken ritengo immortale solamente l’espressione del viso. Meryl Streep non ha bisogno di rinnovati complimenti, lei è molto semplicemente la Dea di Hollywood.

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Un colpo solo / 10 Aprile 2011 in Il cacciatore

La guerra non è solo quella sul campo arso dagli spari. Il Cacciatore è il ritratto della guerra alternativa, invisibile agli occhi dei più ma profondamente sconvolgente e distruttiva. E’ quella fatta di pensieri e relazioni, lacerazioni nell’anima che non potranno risanarsi mai.

28 Febbraio 2011 in Il cacciatore

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