Recensione su 17 ragazze

/ 20116.0128 voti

Fastidioso / 1 Maggio 2013 in 17 ragazze

Questo è il termine che più rispecchia il mio giudizio su questo film. Ogni atteggiamento delle protagoniste, in ogni scena accresceva il mio senso di insofferenza. Forse influenzata dalla reazione alla storia che è alla base del film, che di per sé mi sembra assurda, sebbene sia vera, non sono stata in grado di essere imparziale. Era tutto così surreale: Camille, una sedicenne di provincia, rimane incinta e la sua reazione qual è? “Stupendo, così potrò dimostrare al mondo come sono anticonvenzionale e rivendicherò la mia indipendenza”. Tutto a posto, tranquilla. Come se non bastasse, alle sue quattro, altrettanto furbe, amiche viene la brillante idea di “essere incinte insieme” per essere “libere, autonome e rispettate”. Certo, mi pare un motivo più che valido per concepire un figlio a 16 anni. Ah, ovviamente i padri (che in questo caso potremmo chiamare semplicemente “donatori”, dal momento che non avranno alcun ruolo durante la gravidanza e la crescita dei bambini) saranno i primi tizi liberi trovati in giro il sabato sera. Fin qui tutto ok, no? Trovate qualcosa di strano? Sennonché a un certo punto al gruppo si aggrega un’altra decina di ragazze che vogliono seguire l’esempio della ribelle Camille. Tutto rose e fiori, a parte qualche piccolo ripensamento (una defaillance passeggera può capitare a tutti) e qualche problemino con i genitori, che alla fine non possono fare altro che accettare la situazione. Il finale evito di dirlo, ma è degno di tutto il resto del film.
Questo film mi ha lasciato poco, quasi niente, direi. Potrebbe essere un mio problema, capisco; tuttavia non mi sento una bacchettona. Non mi metto a contestare, in questo caso, il motivo dello sconvolgente gesto che ha spinto le ragazze a compiere una tale scelta (che sia la volontà di avere una prospettiva diversa rispetto a quella che già si delineava all’orizzonte per loro, che sia la voglia di rompere con il microcosmo rappresentato dalla cittadina di provincia in cui vivono, che sia la ricerca di emancipazione dagli adulti, che sia una forma di protesta o di sfida). Contesto soprattutto la superficialità con cui questa scelta viene portata sullo schermo. Tutto viene fatto apparire come naturale e semplice: le ragazze pensano all’appartamento che prenderanno insieme, a chi laverà i piatti e a chi rifarà i letti, reputando, forse, che i figli siano bambolotti. Potrebbero essere giustificate dal “fattore età”, ma non riesco a credere che un’adolescente possa considerare così alla leggera una gravidanza. Sono proprio i momenti di crisi e di incertezza la più grende pecca, una mancanza che mi ha lasciata perplessa (oltre al non coinvolgimento dei padri), pur apprezzando la determinazione delle protagoniste (ma, a questo punto, non si potrebbe considerarla incoscienza, piuttosto?). Presenza quasi invisibile, quella degli adulti, che non fanno altro che indignarsi, senza riflettere seriamente sulle cause che hanno portato le ragazze ad agire in questa maniera. Queste ultime sembrano essere nettamente più forti rispetto alla controparte, ribaltando quella che dovrebbe essere la “normalità”.
E’ proprio vero, “a 17 anni non si può essere seri” e ritengo che esistano altri modi utili per farsi ascoltare e cambiare ciò che la società ci impone. Modi che non implichino il concepimento di un’ignara e incolpevole creatura.
6 per le buone intenzioni.

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