Il collezionista di carte

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Il collezionista di carte

William Tell, abilissimo giocatore d'azzardo ed ex militare, prova a far desistere dai propri propositi di vendetta un giovane che, con lui, condivide un vecchio nemico.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Card Counter
Attori principali: Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan, Willem Dafoe, Alexander Babara, Bobby C. King, Ekaterina Baker, Bryan Truong, Dylan Flashner, Adrienne Lau, Joel Michaely, Rachel Michiko Whitney, Muhsin Fliah, Joseph Singletary, Kirill Sheynerman, Amia Edwards, Britton Webb, Amye Gousset, Billy Slaughter, Shane LeCocq, Olivia Peck, Rob Eubanks, April Alsbury, Marlon Hayes, Alireza Mirmontazeri, Fran Robertson, Brittney Souther, Kate Lyn Whitaker, Mostra tutti

Regia: Paul Schrader
Sceneggiatura/Autore: Paul Schrader
Colonna sonora: Robert Levon Been, Giancarlo Vulcano
Fotografia: Alexander Dynan
Costumi: Lisa Madonna
Produttore: William Olsson, Braxton Pope, Lauren Mann, Martin Scorsese, Lee Broda, David M. Wulf, Anders Erdén, James Swarbrick, Kathryn M. Moseley, Joel Michaely, Catherine Boily, Tiffany Boyle, Philip Burgin, Santosh Govindaraju, Patrick Hibler, Martin McCabe, Patrick Muldoon, Stanley Preschutti, Elsa Ramo, Jeff Rice, Jason Rose, Mick Southworth, Kyle Stroud, Elton Tsang
Produzione: Gran Bretagna, Usa
Genere: Azione, Drammatico, Thriller
Durata: 111 minuti

Dove vedere in streaming Il collezionista di carte

Colpa ed espiazione / 21 Marzo 2022 in Il collezionista di carte

Un film potente sulla colpa e l’espiazione, focalizzato ossessivamente sugli interpreti, mostrati quasi sempre in primo piano, mentre il resto della scena sfuma in una tavolozza di colori smorti (con l’eccezione simbolica del giardino illuminato) o è ridotto all’essenziale dalle mani del protagonista, nella sua ricerca compulsiva della prevedibilità (o dell’assenza di gioia).

E gli interpreti per lo più non deludono: dallo splendido, intensissimo Oscar Isaac, all’eccellente Tiffany Haddish (La Linda), che rende credibile con disinvoltura l’attrazione esercitata dal proprio personaggio. Meno riuscito il Cirk Baufort di Tye Sheridan; è uno dei pochissimi punti deboli del film, che non riesce a dare sufficienti ragioni per l’attaccamento paterno che nei suoi confronti prova William Tell (il nome è un facile simbolismo, come quello dell’insopportabile Mr USA): il personaggio del ragazzo avrebbe dovuto essere appena appena più gradevole, più assennato (il che avrebbe anche evitato la scena un po’ sopra le righe della lezione impartitagli da Tell nella stanza d’albergo). William Dafoe, per conto suo, dà come al solito una prova che deborda nel grottesco; sarebbe stato meglio fare a meno del suo contributo.

Avrei preferito inoltre che del pentimento di Tell fossero mostrate anche le cause, oltre che gli effetti: è un’ellissi che mi sembra non giovare a un film tutto dedicato allo scavo dei personaggi. La colonna sonora, indovinatissima, alterna momenti struggenti (con le canzoni di Robert Levon Been) ad altri stranianti.

Snobbato agli Oscar – ma l’Academy in questo modo fa male solo a se stessa – The Card Counter si affermerà nel tempo, credo, come un classico minore del cinema. Rimane un mistero la ragione del titolo italiano.

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Vale la pena solo per Isaac / 20 Gennaio 2022 in Il collezionista di carte

Sinceramente , film che non mi ha lasciato quasi nulla.
Isaac si conferma attore bravissimo, per il resto storia abbastanza scialba per me…e con pochissimo mordente.

M / 8 Settembre 2021 in Il collezionista di carte

Racconto circolare (da prigione a prigione) di un condannato per i reati commessi dai militari americani a Abu Ghraib, che gioca a poker e conta e memorizza le carte per non pensare al passato ma che cede ai propositi di vendetta verso un superiore che lo ha usato come capro espiatorio per evitare il carcere. L’anima di Oscar Isaac è talmente erosa dal proprio tormento che la poker-face di cui non si spoglia mai finisce per essere il simbolo molto bressoniano del rifugio da una condizione spirituale torturata tanto quanto le vittime dei crimini compiuti, tormento che avvicina il protagonista al giovane che ha subito le violenze del padre ex militare reduce del conflitto in medio-oriente suicidatosi per il peso delle catene delle proprie colpe – e che ora ambisce a regolare i conti con la nemesi comune ad entrambi. Sono invece il Male (Willem Dafoe) e la Provvidenza (Tiffany Haddish) a esprimere emozioni senza lo schermo di una impassibilità forzata o raggiunta, quando l’inferno personale è talmente schiacciante che la prigione finisce per essere asilo e routine in cui rintanarsi a leggere le Meditazioni di Marco Aurelio. Però il Male forse non è neppure Dafoe, scaltro approfittatore del proprio grado ma proveniente dalla stessa fossa, in fondo un altro bunkeriano cane che mangia cane: il Male è quell’America trumpiana (ma anche pre-trumpiana e post-trumpiana, Trump non fu eccezione, ma degno rappresentante) smargiassa e volgare, ottusa e vuota dell’avversario ricorrente al tavolo da gioco, sempre vestito a stelle e strisce e con le braccia alzate a mostrare i muscoli della vittoria. Uno Schrader forse troppo fedele a se stesso, ai propri temi e alle proprie dissolvenze, anche alle metafore che un pugno di caratteri rappresentano qui in maniera netta e meno sfumata rispetto a una profondità in altre prove più compiuta, che mette in scena un film da una parte datato (stilisticamente sembra venire dal 1998 o giù di lì) dall’altra ancora dotato di un’intensità da oasi cinematografica in cui ripararsi in tempi aridi.

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