Dogtooth

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Dogtooth

Nel tentativo di evitare la contaminazione dei figli ad opera del mondo esterno, una coppia di genitori reclude in una sorta di gabbia dorata i suoi tre ragazzi, due femmine ed un maschio: essi temono tutto ciò che sta al di là del cancello di casa e solo il padre ha il diritto di varcare la porta dell'abitazione.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Κυνόδοντας
Attori principali: Christos Stergioglou, Michele Valley, Hristos Passalis, Angeliki Papoulia, Mary Tsoni, Anna Kalaitzidou, Steve Krikris, Sissi Petropoulou, Alexander Voulgaris

Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura/Autore: Efthymis Filippou, Yorgos Lanthimos
Fotografia: Thimios Bakatakis
Costumi: Elli Papageorgakopoulou
Produttore: Yorgos Tsourgiannis, Yorgos Lanthimos, Angelos Venetis, Iraklis Mavroidis
Produzione: Grecia
Genere: Drammatico
Durata: 98 minuti

Dove vedere in streaming Dogtooth

Il regista della libertà individuale non lascia libertà allo spettatore / 16 Aprile 2024 in Dogtooth

Il limite principale di questo film è nel suo essere un racconto dichiarativo e informativo, anziché narrativo, una raccolta di informazioni cumulative per mostrare un’idea. Nulla è lasciato al dubbio, all’interpretazione, al non dichiarato. Paradigmatico, a tal proposito, il personaggio unilaterale e fumettistico del capofamiglia. La pellicola è tutta costruita su un’unica idea ripetuta e insistita fino allo sfinimento, peraltro ripresa pari pari dal film del 1972 El castillo de la pureza del messicano Arturo Ripstein, ma presente anche in The Village, dove però la capacità immaginativa di Shyamalan aveva originato una narrazione a tratti misteriosa, dialettica, emozionante, intelligente, non ideologica. Aspetti che qui mancano quasi del tutto.

L’informazione si risolve piuttosto banalmente nel qui ed ora e nelle dinamiche individuali; lo spettatore deve solo apprenderla acriticamente e registrarla; manca un contesto sociale operante, ad eccezione dell’accenno al ruolo dirigenziale del padre, che gli consente di agire in modo autoritario sia con i sottoposti che con i familiari. Le situazioni paradossali e disturbanti, in un prodotto siffatto, accrescono solo il vuoto e la mancanza di idee, traducendosi in mero sensazionalismo. La conclusione frettolosa è più un’incapacità di finale che un finale aperto. In altre parole, uno dei film meno convincenti e riusciti che mi sia capitato di vedere, sul potere esercitato attraverso il controllo e la manipolazione del sapere. Una conferma che negli ultimi anni, salvo poche eccezioni, anche il cinema europeo ha ben poco da dire.

Naturalmente non nutrivo grandi speranze che questo approccio ideologico, individualistico-liberale, potesse migliorare nelle successive produzioni internazionali e hollywoodiane del regista, ossia nei paesi capofila del capitalismo globale.

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Che vita da cani / 5 Settembre 2020 in Dogtooth

Dogtooth è il lungometraggio che ha fatto conoscere Yorgos Lanthimos al grande pubblico internazionale, vincendo il premio Un Certain Regard a Cannes. Il film è un dramma/thriller grottesco talvolta forse troppo da risultare quasi comico. Il film disturba in certi momenti ma non troppo, dipende da quanti film disturbanti si è visto prima di questo e dalla sensibilità di chi lo vede. Personalmente non l’ho trovato poi così disturbante, pensavo di vedere cose più turche ma qualche incesto e qualche comportamento anomalo in una famiglia disfunzionale non mi disturbano se ambientate in un clima palesemente artificiale.
La fotografia del film è veramente ottima, merito di quella che credo sia una pellicola cinematografica analogica. Ottime inquadrature e diverse idee stilistiche che rendono il film esteticamente molto piacevole.
L’idea di base c’è, ma il film sembra confezionato ad hoc per i festival di cinema europei, perché i critici lo esaltino e a tratti sembra quasi senza anima per quanto artificiale sia. Ho preferito un altro film greco che tratta di un’altra famiglia disfunzionale ma restando più coi piedi per terra: Miss Violence.

In conclusione reputo Dogtooth non quel capolavoro di cui tutti parlano ma un buon film, stilisticamente ottimo, a tratti pretenzioso. Forse sono i cinefili a renderlo tale. L’ho visto in lingua originale, per chi magari possa pensare che il doppiaggio italiano non gli abbia reso giustizia.

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DISTURBANTE / 9 Maggio 2018 in Dogtooth

uno delle pietre miliari dei film disturbanti !!! prima della visione armatevi di coraggio e preparatevi a immergervi in un nuovo mondo.
vietato ai deboli di cuore ?

3 Ottobre 2014 in Dogtooth

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

C’è tanta luce e tutti sono vestiti di immacolato e chiaro. A poco a poco, si ricostruisce la ratio nei comportamenti di questa famiglia, Padre, Madre e tre figli, un m e due f, che in una villa vivono da tutto e tutti distaccata e circondata da mura di alte siepi. Ad eccezione del padre, che esce per andare a lavorare in una non meglio specificata azienda. Per i figli, e in tutta la loro esistenza, le siepi che delimitano i confini della villa sono i limes terrae, non esiste altro all’infuori di esse, un po’ come quando i bambini saltano di pietra in pietra e se mettono un piede fuori dal percorso delle pietre BUM, hanno perso e muoiono. Non letteralmente -_- Così i ragazzi all’interno temono di superare il confine del cancello, e senza contatti col mondo, persino il linguaggio, come appreso dai genitori, è distorto nel significato delle parole. Gli è stato insegnato che uno zombie sia un giallofiore, e così via. I gatti sono esseri mostruosi e malvagi (grande scena di uccisione del randagiogatto con forbicioni, tanto tutti assuefatti di gattini pucci su internet siamo), e così via. Passare il tempo dell’esistenza nel perimetro di un recinto, seppure dotato di piscina, is tough enough, ancor più per dei ragazzi in piena adolescenza, legati a un filo di amore rassegnato, insensato e animalesco quasi verso i genitori aguzzini; si dilettano a giocare coi sonniferi, a essere parametrizzati dai genitori che esigono miglioramenti non si capisce bene in che direzione, ad assecondare le pulsioni sessuali per le vie più storte possibili. Va avanti stillicidiosamente così finché una non si spacca un canino e fugge.
Quasi impossibile è vedere questo film senza riferimento al successivo Miss Violence, sempre greco, sempre shocking, sempre gioventù castrata dalla generazione precedente. E particolarmente difficile è stato per me, che li ho visti in ordine cronologico inverso, per cui questo mi sembra un’emanazione dell’altro, mentre tocca rendersi conto che casomai è il contrario.
Le somiglianze restano molteplici, pure troppe, forse in Miss Violence l’uso della violenza, in tutte le sue forme, era più funzionale ed espressivo, ancora di più. Funzionale al disgusto verso il bersaglio, i padri della classe dirigente e media (anche le madri ma hey, soprattutto i padri), che hanno portato la Grecia tutta (perché qui la caduta nella sineddoche è obbligatoria) al patatrac pretendendo di salvarla. Qui invece tutto è più rappreso e addormentato, come le coscienze dei ragazzi che riescono ad accoltellarsi a vicenda ma faticano persino a concepire la ribellione verso l’autorità. Ne rimane un film, due film, generazionali, impossibili a venir fuori in qualsiasi epoca che non sia decadenza e crisi e pessimismo (aka: stiamo arrivando anche noi!).
Da wiki si trova che la figlia minore non è un’attrice pro ma una cantante punk.
In Grecia tutto è bianco e c’è tanta luce.

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22 Maggio 2013 in Dogtooth

Grande film Kynodontas, la regia asciutta ed “immobile” ci porta in casa di questa famiglia che fa mondo a se. La brutalità e l’innocenza (già la prima scena da sola rende l’idea abbastanza bene) si incontrano e scontrano continuamente, una serie di sequenze interessanti nella loro staticità innescano via via la voglia di vedere come andrà a finire, o dove il regista ci porterà lungo la pellicola. E ce ne sono di momenti interessanti, potrei citare il fratello oltre il muro o le leggi create in base alla situazioni (vedi gatto e fratellini in arrivo) sino ad arrivare allo strano balletto della sorella grande, tutto sgorga con personalità ed impatto, una creatività che ci lascia inermi su un finale a nostra interpretazione.

Idee a profusione, certe davvero semplici ma di quel semplice che paga sempre, forse come unico orpello potrei dire un po eccessivo il “lato sessuale” che forse poteva essere evitato ma ci voleva anche un escamotage per muovere la storia e quindi va bene così, il resto è così intensamente buono che si può sorvolare la questione in scioltezza. Molto consigliato.

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