Kung Fu Panda 2

Ricordiamo innanzitutto che il mio amico Pino è uguale a Po, tanto da essersi meritato il fotomontaggio con la sua faccia sul panda e la scritta “Kung fu P ino”. Onore al Superlavoratore. Anyway, qua si ride pure troppo, riuscendo nell’impresa di tenere il ritmo quasi costantemente a un livello altissimo, con la storia che scivola liscia come l’olio di ricino. No beh, era per dire, più piacevole, del ricino. Po, com’era più la storia, mumble, ah sì, c’è un fagiano, no, un pavone che vuole conquistare tutta la Cina, si è inventato le armi da fuoco, in pratica, e il panda, con gli altri amici suoi, devo sconfiggerlo. Nel contempo (una bella fortuna) potrà anche andare alla ricerca delle sue origini, da dove vengo, perché mio papà è un’oca, e cose così. Figata, azione, niente noia, come andare giù dallo scivolo.

Azione, tanta comicità, un pizzico di sentimento… questi sono gli elementi che caratterizzano questo sequel probabilmente evitabile.
Le note positive del lungometraggio si riducono alla comicità di casa Dreamworks, composta da continui siparietti con protagonista il non-dovrebbe-più-essere-così-goffo panda Po e le diverse citazioni sparse qua e la che, come il grande successo di Shrek insegna, non fanno sempre poi così male, tutt’altro.
La storia sembra, quindi, diventare più il contorno dei siparietti del panda più che il loro contenitore, sviluppandosi in modo a tratti scontato e a tratti assurdo culminando in un finale che lascia aperto uno spiraglio ad un eventuale terzo film.
Nota comunque positiva rimane la qualità dell’animazione degna di una major come la Dreamworks.