Il film “La zona d’interesse” si basa su una storia vera?

Il film di Jonathan Glazer è ambientato in un preciso momento storico, i cui fatti sono accertati e indiscutibili. Ma La zona d'interesse racconta una storia vera? Chi era Rudolf Höss?

Curiosità , di
Il film “La zona d’interesse” si basa su una storia vera?

Quella raccontata nel film “La zona d’interesse” è una storia vera?

LA ZONA D’INTERESSE di Jonathan Glazer (The Zone of Interest, 2023) è uno dei film più premiati e nominati in vari eventi cinematografici internazionali, nel corso della stagione 2023-2024.
A Cannes 2023, dove era candidato alla Palma d’Oro, il film del regista e sceneggiatore britannico noto per SEXY BEAST (2000) e UNDER THE SKIN (2013) ha vinto il Grand Prix della Giuria presieduta dal regista svedese Ruben Östlund, il premio FIPRESCI e un paio di premi tecnici, tra cui quello per la colonna sonora firmata da Mica Levi.
Ai BAFTA 2024, il film si è aggiudicato una doppietta di premi curiosa: miglior film britannico e miglior film in lingua straniera. Il lungometraggio di Glazer, infatti, pur essendo un film prodotto in Gran Bretagna, è recitato sia in lingua tedesca che polacca. Inoltre, si è aggiudicato anche il riconoscimento per il sonoro (curato da Tarn Willers e Johnnie Burn), vinto pure agli European Film Award 2023.
Al momento della stesura di questo articolo, LA ZONA D’INTERESSE è candidato a 5 Oscar 2024: è in lizza sia come miglior film che come miglior film internazionale. È in nomination anche per regia, sceneggiatura non originale e sonoro.

La vicenda raccontata nel quarto lungometraggio diretto da Glazer è ambientata in un preciso momento storico. Ma LA ZONA D’INTERESSE racconta una storia vera? È possibile che, nella realtà, siano accadute le cose sconvolgenti mostrate nel film?
Su NientePopcorn.it, potete trovare risposte ampie e articolate alle domande che possono essere sorte, durante la visione del film.
Da qui in poi, ovviamente, fate attenzione agli spoiler.

  • La zona d'interesse
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    “La zona d’interesse”: trailer e trama del film di Glazer

    Il film LA ZONA D’INTERESSE si basa liberamente sul romanzo omonimo di Martin Amis pubblicato per la prima volta nel 2014 (in Italia, è disponibile nel catalogo Einaudi).
    La trama del film scritto e diretto da Glazer si svolge in Polonia, tra il 1943 e il 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, e ha per protagonista una coppia di giovani sposi tedeschi e i loro cinque figli.
    Rudolf Höss (Christian Friedel) e la moglie Hedwig (Sandra Hüller) vivono in una graziosa e luminosa villetta con giardino e orto, a ridosso del campo di concentramento nazista di Auschwitz.

    Höss è il primo comandante del campo e si distingue tra gli ufficiali nazisti, per la sua efficienza nell’organizzazione e nella gestione del lager. Hedwig si prende cura con efficienza della famiglia e della casa. I bambini giocano, vanno a scuola, crescono. La famiglia si dedica a molte attività all’aperto, nelle campagne che circondano il campo di Auschwitz: picnic in riva al fiume, escursioni a cavallo, traversate in canoa, pesca.
    I coniugi Höss conducono una serena vita privata e sociale. Nella loro proprietà, organizzano festicciole e accolgono amici, parenti, altri ufficiali del Terzo Reich. Al loro servizio, lavorano come domestiche varie donne polacche. Alcuni uomini internati nel campo di Auschwitz hanno accesso alla proprietà degli Höss, per svolgere lavori di fatica.

    La parte posteriore di casa Höss confina con il campo di sterminio, recintato da alti muri e filo spinato. Da varie finestre della casa e dal giardino, è possibile vedere le costruzioni che compongono il campo e i camini dei forni crematori.
    All’interno e nei dintorni della casa, si distinguono chiaramente vari rumori provenire dal campo: sferragliare di mezzi, spari, grida e pianti di uomini e donne.

    Il contesto storico in cui si svolge il film LA ZONA D’INTERESSE e lo sterminio che è stato perpetrato ad Auschwitz ai danni di dissidenti politici, prigionieri di guerra, criminali comuni ed “elementi asociali” (tra cui, omosessuali, zingari, sinti, testimoni di Geova ed ebrei) è storicamente accertato e può essere incluso tra i film sulla Shoah.
    Ma la trama di LA ZONA D’INTERESSE che, nello specifico, ruota intorno alla storia degli Höss si basa su fatti realmente accaduti e documentati?

Chi era Rudolf Rudolf Höss?

Sgombriamo subito ogni dubbio: sì, LA ZONA D’INTERESSE si basa su una storia vera.
Ovviamente, per fini drammaturgici, Glazer ha immaginato alcune situazioni riguardanti la vita privata del comandante del campo, ma si è basato su fonti documentarie. Per la realizzazione del lungometraggio, Glazer ha dichiarato che è stata fondamentale la collaborazione con il Memoriale e Museo Auschwitz-Birkenau.

Entrato nelle Schutzstaffel (SS) nel 1933, Rudolf Franz Ferdinand Höss, o Höß (1900-1947), è stato comandante del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz, dal 1940 al 1943.
Cresciuto con un’educazione rigida e tendente al fanatismo religioso cattolico [1], accantonata l’idea di fare il missionario, il giovane Höss volle diventare un militare ed entrò nell’esercito tedesco ancora adolescente.
Nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio in Medio Oriente, tra Baghdad e la Palestina. L’esperienza bellica fu per lui un episodio formativo. In quegli anni, la guerra permise a Höss di sviluppare la freddezza e l’imperturbabilità che lo contraddistinsero per tutta la vita.
Terminato il conflitto, si arruolò nell’esercito regolare e, nel novembre 1922, si iscrisse al partito nazista.

Nel giugno 1923, insieme ad altri commilitoni di stanza nella Ruhr, Höss uccise brutalmente un insegnante accusato di essere una spia. Grazie a un’amnistia politica, scontò solo cinque dei dieci anni di carcere a cui era stato condannato.
Per Höss, l’esperienza in prigione fu un altro tassello fondamentale della sua formazione personale [2]: aborriva la violenza del carcere, perché sintomo di un disordine diffuso, ma apprezzava il rigore del penitenziario.
Uscito di prigione, si avvicinò progressivamente alla vita politica. Entrò in un movimento nazionalista legato alle attività agricole.

Nel 1929, Höss sposò Hedwig Hensel (1908-1989), con cui condivideva le posizioni nazionaliste. Dal matrimonio, nacquero cinque figli (tre femmine e due maschi), a cui Rudolf era molto affezionato. Con loro, giocava e gli leggeva poesie.
Dopo che ebbe lavorato come ufficiale nei campi di concentramento di Sachsenhausen e Dachau, nel 1940, a Höss vennero affidati la costruzione e il comando di un lager (all’inizio, era solo un campo di smistamento destinato ai prigionieri polacchi), nei pressi della cittadina di Oświęcim (Auschwitz, in lingua tedesca), nella Polonia meridionale, in una zona isolata fra le campagne, ma ben servita dalla rete ferroviaria. Il suo sarebbe stato il primo lager al di fuori dei confini del Reich.

Insieme ad altri quattro ufficiali nazisti, Höss iniziò a organizzare il campo e, nel 1942, trasferì la propria famiglia ad Auschwitz, in una casa monofamigliare situata a ridosso del confine con il lager.
Fu Höss a fare installare sul cancello del campo il motto Arbeit macht frei (Il lavoro rende liberi). Nella particolare visione antropologica e sociologica del lager formulata da Höss, il campo di concentramento era considerato uno strumento di rieducazione: “Per ogni prigioniero sano, in condizioni normali”, ebbe a scrivere, “il lavoro è un bisogno” [3].
Dopo un solo anno di attività, il campo di Auschwitz ricevette i complimenti di Himmler e, in vista della “soluzione finale della questione ebraica”, ne fu previsto un primo ampliamento.
A questo scopo, Höss requisì l’area di Birkenau, dove, a partire dal 1941, si compì gran parte della Shoah.

Come viene raccontato nel film di Glazer, dopo un periodo altrove, come sovrintendente generale agli altri campi nazisti, Höss tornò ad Auschwitz, nel maggio 1944.
Su ordine del maggiore delle SS Heinrich Himmler, fu chiamato a occuparsi personalmente dello sterminio di oltre quattrocentomila ebrei ungheresi deportati progressivamente nel campo polacco di Auschwitz-Birkenau.
“Era un ordine straordinario e mostruoso”, scrisse Höss in un memoriale. “Ma le ragioni che [Himmler] mi fornì mi fecero apparire giusto questo processo di annientamento. A quel tempo, non riflettevo. Avevo ricevuto un ordine ed era mio dovere eseguirlo” [4].

La casa del film “La zona d’interesse” confinava davvero con il campo di Auschwitz?

La proprietà degli Höss confinava davvero con il campo di Auschwitz, lungo il lato nord-est.
La casa in cui andarono ad abitare era stata costruita nel 1937 per una famiglia polacca. Dopo il trasloco del comandante delle SS, fu sottoposta ad alcuni cambiamenti di natura pratica e razionale.
Venne aggiunto un piano superiore, l’edificio fu ristrutturato all’esterno e all’interno, venne realizzato il giardino con una piccola piscina dotata di scivolo, per far divertire i bambini.

Nel film, parlando con la madre, Hedwig dice che, in origine, il tetto era piatto e che lei stessa aveva progettato la disposizione del giardino e la costruzione della serra.
Però, Jonathan Glazer non ha girato il film LA ZONA D’INTERESSE nella vera casa Höss, tuttora esistente.

L’allestimento della scenografia del film LA ZONA D’INTERESSE ha richiesto quattro mesi di lavoro.
Lo scenografo Chris Oddy, ha avuto la possibilità di visitare l’edificio  in varie occasioni e ha provato a ricostruirne gli spazi e l’atmosfera, sfruttando un’altra casa, situata poco distante dall’originale.
Però, la ricerca della location in cui girare il film è stata lunga e, nelle fasi di pre-produzione, è stata estesa a tutta la Polonia.
In particolare, Oddy e i suoi collaboratori erano alla ricerca di una casa di campagna, vicina a un fiume, con precise caratteristiche architettoniche. Infine, si sono resi conto che era necessario che la casa si trovasse nella “zona“.
Così, hanno trovato una casa disabitata da una quarantina d’anni, distante poche centinaia di metri da quella degli Höss, rivolta verso il fiume locale con lo stesso orientamento. Era stata costruita negli anni Cinquanta del Novecento, ma era adatta allo scopo: le sue finestre permettevano di avere la stessa visuale di casa Höss sul campo.

In un’intervista di Glazer riportata dal Time, il regista spiega che la scenografia curata da Oddy non contiene elementi di fantasia. “[Tu, spettatore] Stai guardando come vivevano”, ha affermato Glazer.
Nel corso di un’intervista rilasciata a Deadline, il direttore della fotografia Łukasz Żal ha spiegato che, per aumentarne il senso di realismo e obiettività, il film è stato girato con dieci telecamere nascoste nella casa (“Tra cespugli, muri e armadi”) e senza troupe, luci o attrezzatura cinematografica sul set.
Mentre il regista e i tecnici lavoravano in un container, a distanza, gli attori entravano in scena e si muovevano in totale libertà, svolgendo banali attività domestiche. L’unica luce artefatta usata nel corso del film è quella del riflesso delle fiamme del forno crematorio sui volti.
Il film ha richiesto circa 50 giorni di riprese, che il direttore della fotografia ha definito un tempo abbastanza lungo.
Żal ha spiegato che il fatto di girare con le telecamere nascoste implicava che le varie scene fossero realizzate in una o due ore, ma senza ripetizioni. L’approccio adottato da Glazer e Żal è quello dei reality show: “Stavamo girando il Grande Fratello in una casa nazista, ha dichiarato il direttore della fotografia.

Cosa è successo alla Famiglia Höss, dopo il finale del film?

Il film LA ZONA D’INTERESSE si conclude prima del ritorno di Höss ad Auschwitz, nel ’44, dove lo attende la famiglia rimasta nella casa a ridosso del campo.
Per un attimo, nelle sequenze finali del film, sembra che presente e passato (o presente e futuro, a seconda dei punti di vista) si sovrappongano.
Mentre è preda di strozzati conati di vomito, Höss sembra gettare uno sguardo interrogativo su alcune sale del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau, inaugurato nel 1980 all’interno dei confini dell’ex lager.

Tra il maggio e il luglio 1944, sotto il comando di Rudolf Höss, Standortältester (cioè, comandante anziano del presidio) di Auschwitz, nel campo polacco furono uccise oltre quattrocentomila persone.
Terminato il compito di sterminare gli ebrei ungheresi deportati in Polonia, Höss fu incaricato di coordinare lo sgombero dei campi di sterminio nazisti minacciati dall’avanzata degli eserciti alleati e di quello sovietico. Le evacuazioni e lo spostamento degli internati superstiti fu drammatica.
Molte persone non sopravvissero e morirono di fame e stenti o uccise dai soldati tedeschi, affinché non fossero trovate dagli Alleati e non potessero testimoniare ciò che gli era accaduto.
In vista della disfatta definitiva, dopo un ultimo incontro con Himmler, Höss fuggì, assunse un nome falso, Franz Lang, e trovò lavoro come bracciante, in Germania.

Nel frattempo, la famiglia Höss era tenuta sotto stretta sorveglianza. Nel marzo 1946, Hedwig rivelò l’identità fittizia del marito e dove l’uomo si era nascosto.
Rudolf venne arrestato dagli agenti britannici, trasferito in una prigione di Cracovia e interrogato sulle operazioni di sterminio avvenute ad Auschwitz. Durante la detenzione, redasse un lungo memoriale.
Nella prefazione alla seconda edizione italiana del testo (intitolato Comandante ad Auschwitz), pubblicata nel 1985, Primo Levi scrisse: “È pieno di nefandezze scritte con una ottusità burocratica che sconvolge. (…) Eppure, è uno dei libri più istruttivi che siano mai stati pubblicati, perché descrive con precisione un itinerario umano che è, a suo modo, esemplare. In un clima diverso da quello in cui gli è toccato di crescere, secondo ogni previsione, Rudolf Höss sarebbe diventato un grigio funzionario qualunque, ligio alla disciplina ed amante dell’ordine. (…) Invece, passo dopo passo, si è trasformato in uno dei maggiori criminali della storia umana” [5].

A Varsavia, nel marzo 1947, Höss è stato protagonista di uno dei procedimenti del cosiddetto processo di Norimberga, i gruppi di processi intentati alla fine del secondo conflitto mondiale, nei confronti dei criminali di guerra.
Durante un colloquio privato con un militare italiano [6], il Colonnello Massimo Adolfo Vitale chiese se, vedendo andare a morte intere famiglie con donne e bambini, avesse mai pensato a sua moglie e ai suoi cinque figli. Höss rispose freddamente: “No. Avevo degli ordini e dovevo farli eseguire.
“Ma, se gli ordini avessero previsto di uccidere vostra moglie e i vostri figli, li avreste eseguiti?”, lo incalzò Vitale.
“Sì, e dopo mi sarei ucciso”, rispose Höss.

Il 2 aprile 1947, Rudolf Höss, tra i responsabili esecutivi della Shoah, colpevole di aver causato la morte di oltre un milione di persone, venne condannato a morte per impiccagione. L’esecuzione fu eseguita il 16 aprile, all’interno del campo Auschwitz I.

Non abbiamo notizie dettagliate sulla vita degli altri membri della Famiglia Höss.
Hedwig si è risposata e si è trasferita negli Stati Uniti. È morta (forse, nel 1989), a Washington.
In Virginia, nel 2013, viveva ancora una delle figlie, Ingebrigitt, che, nel frattempo, aveva cambiato nome in Brigitte Hoess.
Dal figlio secondogenito, Hans-Jürgen, sono nati due nipoti, Kai e Reiner Höss.
Dal web, non emerge nessuna informazione rilevante circa gli altri figli di Rudolf Höss (Klaus, Annegret e Heidetraut).

La moglie di Rudolph Höss sapeva cosa succedeva ne “La zona d’interesse”?

Nel film di Glazer, Hedwig Höss sembra consapevole di quel che succedeva nel campo di Auschwitz e quali fossero i compiti del marito.
A sua madre, confida lusingata e divertita che, in privato, il marito la chiamava “la regina di Auschwitz”.
La donna raccoglie nella propria casa alcuni beni sottratti ai deportati del campo (abiti, alimenti, beni di lusso) e, quando Rudolf annuncia il proprio trasferimento, afferma di non voler lasciare l’alloggio di Auschwitz a cui, fino a quel momento, ha dedicato tante attenzioni e dove i figli crescono all’aria aperta e in salute.

Secondo le dichiarazioni rilasciate da Rudolf Höss, la moglie Hedwig, che veniva soprannominata “l’angelo di Auschwitz” [7], apprese ciò che accadeva nel lager nazista accanto alla sua casa solo quando, un giorno, sentì casualmente parlarne da un funzionario del partito.
A quel punto, la donna interrogò il marito, per sapere la verità. Per quanto Rudolf non parlasse volentieri con lei di quel che accadeva nel campo, ogni tanto l’uomo faceva delle confidenze alla moglie.
Höss riferì che Hedwig le considerava cose crudeli e spaventose ed espresse il desiderio che il marito ottenesse un altro incarico.

Però, altre testimonianze dirette contraddicono le dichiarazioni di Höss e sembrano collimare di più con quanto viene mostrato nel film di Glazer.

È vero che alcuni prigionieri di Auschwitz lavoravano nella casa di Rudolf Höss?

In LA ZONA D’INTERESSE, alcuni detenuti del campo di concentramento di Auschwitz lavorano come inservienti o giardinieri a casa Höss.
La stessa Hedwig spiega alla madre che, per allestire il giardino è stata aiutata da alcuni prigionieri.
In casa, in cambio di vitto e alloggio, lavorano varie donne polacche con mansioni di domestiche, cuoche e bambinaie.

Interrogato dalla commissione polacca sui crimini nazisti, nel 1946, il prigioniero polacco Stanisław Dubiel, internato e sopravvissuto ad Auschwitz, raccontò di aver lavorato come giardiniere per il comandante del campo.
L’uomo riforniva casa Höss con il cibo proveniente dal “Kanada”, un’area del campo in cui erano conservati gli averi sottratti ai prigionieri.
Questi alimenti venivano usati anche per arricchire i ricevimenti organizzati a casa Höss.
Dubiel riferì anche che, spesso, la signora Höss chiedeva quantità di cibo superiore al fabbisogno della famiglia, per inviarlo ai propri parenti in Germania.

In una scena del film di Glazer, Hedwig chiacchiera in cucina con le mogli di altri funzionari nazisti e fa riferimento proprio al “Kanada” e al fatto che, una conoscente comune, non sembrasse al corrente del nome attribuito a quella parte del lager.

Nelle sue deposizioni, Dubiel disse di essersi occupato anche della pulizia delle scarpe e degli stivali degli Höss e di aver visto spesso il comandante visitare la proprietà a cavallo. Questi dettagli vengono mostrati anche nel film.
Inoltre, le testimonianze di Dubiel confermano la scena di LA ZONA D’INTERESSE in cui Hedwig Höss distribuisce alle domestiche alcuni capi di biancheria intima prelevati dal “Kanada” e appartenuti alle “donne ebree gassate” nel campo.

Dubiel, polacco cattolico arrestato con l’accusa di appartenere a un’organizzazione clandestina, ha raccontato di aver rischiato per tre volte di essere ucciso, nel 1942, durante la sua permanenza ad Auschwitz.
In tutte le occasioni, Höss lo impedì e, almeno una volta, si espresse a suo favore anche Hedwig. Spesso, la donna ricordava sprezzamente a Dubiel la generosità degli Höss, perché Dubiel lavorasse al loro servizio con maggiore zelo e dedizione.
In modo analogo, nel film, Hedwig rimprovera con violenza una delle domestiche e le dice che deve essere grata agli Höss perché la fanno vivere e lavorare nella loro casa.
Dubiel affermò che sia Rudolf che Hedwig erano acerrimi nemici di polacchi ed ebrei. “Una volta, la moglie di Höss mi disse: ‘I polacchi devono pagare per quello che è successo a Bydgoszcz. Sono qui per lavorare fino alla morte’. Quanto agli ebrei, credeva che tutti dovessero scomparire dalla faccia della Terra e che, un giorno, sarebbe arrivato il momento anche per gli ebrei inglesi”.

Nei suoi resoconti, Dubiel parlò anche del trasferimento di Höss, nel 1943, che il comandante attribuiva a una rete di inganni e gelosie.

“La zona d’interesse”: il film è diverso dal libro?

Il film LA ZONA D’INTERESSE si basa liberamente sul romanzo omonimo di Martin Amis.
In entrambi i casi, la storia si svolge a ridosso del campo di concentramento di Auschwitz (la cosiddetta “zona d’interesse”, Kat Zet). Però, nel libro, i protagonisti non sono i coniugi Höss. In realtà, il romanzo racconta le vicende di tre uomini i cui destini sono legati ad Auschwitz.

Nel libro dello scrittore britannico morto nel maggio 2023, Golo Thomsen, mediocre ufficiale nazista e nipote del gerarca Martin Bormann (realmente esistito), si innamora di Hannah, la moglie di Paul Doll, spietato e cinico capo del lager.
Fuori dal campo, la vita sembra scorrere in modo normale. Thomsen fantastica su Hannah insieme all’amico Boris. Negli uffici del lager, gli impegni burocratici sono tanti e noiosi. Sui viali, passeggiano le carrozzine. Ma, all’interno di Auschwitz, si consuma l’orrore puro.
Qui, agisce Szmul, “il corvo del crematorio”, capo dei Sonderkommando di Auschwitz, quei gruppi di deportati, perlopiù ebrei, obbligati a collaborare con i nazisti all’interno dei lager di sterminio.

Alla storia della famiglia di Rudolf Höss raccontata nel film LA ZONA D’INTERESSE, si ispira molto liberamente anche il romanzo Il bambino con il pigiama a righe pubblicato nel 2006 da John Boyne, da cui è stato tratto l’omonimo film del 2008, con Asa Butterfield.
Insieme alla mamma Elsa, il piccolo Bruno e la sorella Gretel si trasferiscono da Berlino in una casa dirimpetto al campo di Auschwitz. Il padre dei bambini, l’ufficiale delle SS Ralf Hess, è appena stato promosso, per aver costruito il campo. L’uomo non rivela alla propria famiglia nulla di quel che accade nel lager. Elsa non condivide l’ideologia nazista, ma non sembra sapere cosa accade fuori dalla sua casa.
Anche Bruno è completamente ignaro della guerra e della vita nel campo. Alla ricerca di compagnia, il bambino fa amicizia con Shmuel, un coetaneo incontrato sul confine di filo spinato posto fra la sua casa e il lager, che indossa sempre “un pigiama a righe”.

Dove vedere il film “La zona d’interesse”

Il film LA ZONA D’INTERESSE è in programmazione nei cinema italiani dal 22 febbraio 2024, distribuito da I Wonder Pictures.
In questo momento, non sappiamo quando il film sarà disponibile su supporto DVD e Blu-ray e sui servizi di streaming legale disponibili in Italia, né quando sarà inserito nella programmazione tv dei canali dl digitale terrestre.

Altre fonti consultate

Sito ufficiale del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau.
[1] Wikiradio – Il processo a Rudolf Höss, a cura di Bruno Maida, consultato su RaiPlay Sound, il 24 febbraio 2024.
[2] Wikiradio – Il processo a Rudolf Höss, op. cit.
[3] Wikiradio – Il processo a Rudolf Höss, op. cit.
[4] Wikiradio – Il processo a Rudolf Höss, op. cit.
[5] Wikiradio – Il processo a Rudolf Höss, op. cit.
[6] Wikiradio – Il processo a Rudolf Höss, op. cit.
[7] Wikiradio – Il processo a Rudolf Höss, op. cit.
[8] Wikiradio – Il processo a Rudolf Höss, op. cit.
Adriane Quinlan, How Do You Rebuild a Nazi’s House?, consultato il 24 febbraio 2024.

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