Visionando.

Parliamone: Le onde del destino-Lars von Trier

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  • #48248
    Stefania
    Amministratore del forum

    @serbilla: la tua è un’analisi alternativa che mi ha incuriosita molto e che, nonostante diverga particolarmente dalle mie considerazioni, ho apprezzato decisamente.
    Mi pare sia incentrata, però, sul fatto che tu consideri Bess “malata”: è innegabile che si tratti di una persona che ha problemi emotivi, ma non ho compreso come mai, in genere, venga dato per scontato che sia “malata”.
    Tutto ciò che accade nel film, secondo me, è volutamente eccessivo, comprese le reazioni e/o le maniere attraverso cui Bess esprime i propri desideri (compresi quelli sessuali con Jan).
    Anche gli altri personaggi sono deliberatamente estremizzati: perché Bess è “malata” ed i comportamenti degli altri sembrano più accettabili? Mi riferisco alle considerazioni sulla madre ottusa, per esempio, o alla cognata (tra l’altro, secondo te è una donna frigida: invece, a me è parsa semplicemente razionale), per esempio.

    @yorick: lasciamo il passo a Nick, per questa volta 😉

    #48249
    Serbilla
    Partecipante

    Grazie @Stefania 🙂 in realtà considero malato tutto il contesto, non solo Bess. Per me Bess è una vittima della comunità, fa quello che le è stato insegnato, solo in modo più esasperato, tutti hanno rapporti disturbati lì. In questo senso possiamo considerare anche lei una vittima, ma nei confronti di Jan è una carnefice, è lui la vittima del film. Questo perchè per LvT Jan e Bess rappresentano il maschile e il femminile. A lei viene attribuita la carica distruttiva del femminile, per LvT le donne sono fortissime, molto più forti degli uomini, ma sono anche esseri imprevedibili, volubili, manipolatori, determinati fino alla morte. Il maschile è inerme, confuso, e può solo difendersi reprimendo quella carica naturale del femminile, repressione che è giustificata perchè altrimenti ne sarebbe sopraffatto (come Jan – Jan è LvT).
    E’ una visione molto misogina, in senso proprio storico. Molto legata alla visione religiosa.
    La madre non è ottusa, deve sopravvivere, per sopravvivere in quella comunità puoi solo accettarne le regole, non ha scelta o non ha la forza di scegliere.
    La cognata sembra quella più normale, ma mica lo è tanto, è rimasta in un posto assurdo e ha assunto il ruolo di vedova frigida, molto simile a quello di zitella acida, per dire, quelle donne che ti devono sempre ricordare che ci sta l’amaro nella vita, perchè per loro dolcezza non ce n’è. Poteva andare via, rifarsi una vita, perché è rimasta lì? perchè interpreta la madre colpevolizzante quella che ti dice: esci e mi lasci da sola? ti sposi e non mi vuoi più bene? ha una relazione di dipendenza con Bess – quando le dice “lo sai perché non me ne sono andata”, sta dicendo: è per te che non me ne sono andata, ma Bess te l’ha chiesto? Mamma ma chi te l’ha chiesto di restare sveglia fino alle tre del mattino, potevi andare a letto. Questo genere di dinamica.
    Non c’è nemmeno una donna positiva, una che dica: questo meccanismo è sbagliato, questo non è l’amore, perché l’amore non è distruzione ma costruzione. Solo il medico e poi Jan (con la sua cricca) sono positivi.

    #48252
    Anonimo
    Inattivo

    @Serbilla, un commento veloce che spero stasera/domani di riuscire ad approfondire: okay, la tua analisi non fa una piega, ma secondo me salta un punto che è basilare, ovvero che quello è il film di Lars von Trier. Cioè, la critica che fai al film è una critica di matrice postfemminista, non “cinematografica”: Stephen King ti risponderebbe che i suoi personaggi sfuggono al suo controllo e si costruiscono da sé, quello che tocca fare allo scrittore/sceneggiatore è crearli, dire che esistono. Il fatto che non via sia una donna positiva (a te se vuoi aprire il dibattito positiva religiosamente/ateisticamente, perché come dici dal punto di vista cattolico Bess è un personaggio positivo assai) è un dato di fatto (ripeto, se il tuo punto di vista è ateo o comunque non cattolico… anzi, credo che persino un ebreo non troverebbe un personaggio femminile positivo ne “Le onde del destino”) è necessariamente una pecca? Perché qui le controtesi possono essere tantissime e far porre domande – per me – tutt’altro che ingenue, come per esempio perché deve esserci un personaggio positivo, perché il fatto che non ci sia è una pecca del film o perché il fatto che non ci sia implichi una colpevolezza del LvT-cattolico.

    #48253
    Presenza
    Partecipante

    Mi piacerebbe chiedere a @Serbilla se per caso studia o ha studiato sociologia/psicologia,
    perchè l’ analisi dei personaggi mi sembra molto tecnica :).
    Ovviamente non voglio violare la privacy! è solo una curiosità e spero che tu risponda solo se te la senti di farlo,
    se no non c’è problema.
    Sono abbastanza d’ accordo con la tua spiegazione del comportamento di Jan,
    che a me sembrava non avere un senso e invece potrebbe essere patologico.
    Per lo meno la tua spiegazione quadra!
    Ciò non toglie che per questo sia un fallimento del regista, che pur avendo buoni attori,
    non riesce a “mostrare” chiaramente a tutti la “logica” del comportamento di Jan.
    Se un personaggio di un film compie delle azioni e vari spettatori si ritrovano a interpretarle
    in modi anche molto diversi fra loro, per me questo rappresenta un fallimento della comunicazione.
    Non è sinonimo di aristocratica complessità, non è troppo intelligente per i comuni mortali
    e nemmeno troppo profondo.
    Sono solo messaggi ambigui, su cui poi si è costretti a costruire castelli di carta,
    la maggiorparte dei quali cade da sé.
    Non dovrebbe essere necessario rivedere più volte un film per capire il senso del comportamento dei suoi protagonisti, e se alla prima
    visione sei estremamente perplesso, trattasi di FAIL.
    Se poi alla seconda visione, ammesso che uno gliela conceda, alcune cose ancora non sono chiare,
    allora siamo davanti ad un EPIC FAIL del regista.
    Tanto più se ha a disposizione degli ottimi interpreti.
    Il resoconto chiesto da Jan sulle prestazioni di Bess è qualcosa che mi ha abbastanza disgustato
    e che il regista doveva giustificare.
    E’ il suo lavoro, se mi vuole far risultare un personaggio atipico credibile.
    Io mi auguro che Lars Trier non consideri questa una storia d’ amore,
    perchè se no ci sarebbe da preoccuparsi.

    Bess fa parte di una comunità che ha regole ben precise.
    Le ha accettate e, giustamente, è lei a pagare quando decide di
    trasgredire a quelle regole.
    Le condivide eppure per dare retta a delle “voci” che sente le viola,
    e questo fa di lei una persona disturbata.
    Ora è ovvio che io non posso fare un’analisi tecnica della pazzia, ma di solito quando una parla da sola,
    tanto a posto non è.
    Direi quasi meno male che ha fatto del male solo a se stessa.
    Molti serial-killer sono convinti di compiere missioni sacre volute da Dio, quando fanno quello che fanno.
    Bess è un mattone su cui si regge la chiesa di quella comunità, parte integrante della stessa.
    E se quella comunità ha delle regole crudeli e misogine (in una parola non cristiane)
    allora la può lasciare no? visto che lei è così veramente bbbuona e veramente cristiana.
    A me sembra pazza perchè crede in certe cose e un bel giorno le può tradire per dar retta a delle voci.
    Il che vuol dire che le mancano i freni inibitori.
    Quando sente le voci non è tenuta a rispettare neanche le regole della sua religione, che sono anche le sue regole di vita.
    Potenzialmente è capace di tutto, è amorale in quel momento.

    Mi sono chiesto come abbia fatto a fuggire da due uomini armati la prima volta,
    e poi a nuotare fino a riva.
    Forse ha camminato sulle acque?
    E come mai alla fonda di questo villaggio ci sono delinquenti armati su una nave e nessuno fa niente?
    E non ci sono indagini dopo un omicidio del genere?
    Mi direte che è una favola, ma nelle favole gli animali si comportano in modo realistico,
    non succedono cose senza senso.
    Anzi proprio nei racconti fantastici (in questo caso nelle storie “strane” )
    si dovrebbe evitare di calcare la mano perchè si rischia maggiormente di rompere il velo
    della credibilità.
    La stessa natura non convenzionale di un racconto nutre lo scetticismo dello spettatore/lettore,
    non è necessario trascurare la trama o mettere i protagonisti in guai da cui non possono uscire,
    per poi farli uscire “perchè si” (sono troppo Von pigro come regista, pensa tu al modo, se no poi è finito il film).
    Infine come favola dovrebbe avere una morale, ma anche su quella ognuno ne ha vista una diversa.

    #48254
    Anonimo
    Inattivo

    Quello della comunicazione, effettivamente, è un problema serio, ha ragione @Presenza: il problema, però, è trovare la serietà del problema comunicativo. Voglio dire, è cinema. E (purtroppo? per fortuna?) oramai noi ci troviamo nel periodo postmoderno, quindi abbiamo già fatto ciao ciao al cinema delle attrazioni, a quello dell’integrazione narrativa, a quello classico e a quello della modernità. Certo, li recuperiamo col citazionismo tarantiniano o con alcuni pastiche, però, appunto, la cosa si ferma là e non va più avanti, quindi la domanda è fondamentale: perché un cinema postmoderno? Jullier c’ha scritto pure una specie di ontologia, e non è cosa da poco. Il problema è che è un problema così vasto che se lo reputiamo “problema” finiamo per non considerarlo più un problema, perché il fatto di essere postmoderno implica di per se stesso un problema che soggiace al film stesse e, anzi/forse/-, ne è la raison d’etre: quindi la comunicazione. E soprattutto lo scopo. Cosa deve fare un film? Comunicare? emozionare? far riflettere?… Cioè, cosa deve fare questo [= lOdD] film. Zadie Smith, in un volumetto pubblicato da minimum fax, ha scritto “Scrivo per rendere più bella questa frase”, quindi – traslando il pensiero in termini cinematografici – uno sceneggiatore prima e un regista poi e gli attori durante e insomma tutto il cast, gli attrezzisti eccetera eccetera eccetera lavorano (perché si tratta di lavoro, il che non è da sottovalutare (il binomio arte/lavoro intendo (ammesso che di arte si tratti))) per fini estetici. Ma se non fosse così? Voglio dire: io scrivo per finire questa frase, punto. Tutto l’ambaradàn che si muove attorno a un film lavora per finire il film. E un film è il risultato finito di quel processo creativo/lavorativo/artistico/-. Dunque: qual è il risultato? A mio parere il risultato è ciò che è dato, cioè al di là di kantiani giudizi estetici, il film è ciò che vedi e ciò che vedi è soggettivo & oggettivo al contempo, perché, mentre x si sofferma sul particolare z, y si sofferma sul particolare k, e a volte questo potrebbe compromettere l’intera valutazione di un film. (Prendete ad esempio “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick. Perché i critici si soffermano sul monolite e non su ciò che viene prima, ovvero sull’osso? Se si soffermassero sull’osso, per esempio, potrebbe venirne fuori una gran bella critica all’anti-vegetarianesimo! Invece…) Naturalmente, temi oggettivi su cui dibattere devono esserci, altrimenti finiamo nel mentalismo pre-Frege e siamo fottuti, però qui – cioè in un contesto cinematografico – esiste qualcosa che nella comunicazione verbale manca (o c’è ma in parte), ovvero l’elogio a se stesso, al pensiero di chi è sceneggiatore e/o regista. Quel che voglio dire è che x può dire a y che è uno stronzo, ma y ha modo di chiedere a x “Scusa, ma perché?”, mentre nel film questa opportunità non ce l’abbiamo… il che farebbe ricadere tutto nella soggettività più becera & schietta. Ma c’è il fattore x, ovvero che il regista filma una storia che vuole raccontare: perché dev’essere la sua storia (ed è la stessa annotazione che facevo a @Serbilla)? cioè perché il regista non può presentare personaggi che non rispondano a lui nemmeno? E se nemmeno von Trier, per arrivare al nocciolo, si spiegasse la logica di Jan? (David Foster Wallace, intervistato da Lipsky ammette che in “Infinite Jest” c’è un personaggio – il Tenebra, mi pare – che rimane solamente abbozzato perché lui, l’autore, DFW, non lo capiva.) E tutto questo si coordina benissimo con quell'”ottimi interpreti” che @Presenza ha detto: sì, sono ottimi interpreti e sì (e questo lo aggiungo io) LvT è un gran regista e un gran scrittore, quindi se fosse stato quello il suo obiettivo, se avesse voluto fare in modo che Jan rimasse solamente abbozzato?

    p.s. Nelle favole gli animali parlano. È realistico?

    #48255
    oblivion
    Partecipante

    Posso intervenire nella discussione? 🙂
    Ho visto che state parlando di un film che mi sta molto a cuore, e che personalmente amo, così come tutti quelli di Lars Von Trier che ho visto. Credo che lui sia un regista eccezionale, dotato di una particolare sensibilità che la gente normalmente non ha, comunque parlando de ‘Le Onde del Destino’: sinceramente non riesco a capire come alcuni di voi possano trovarlo noioso, ma vabbè, si tratta di un aspetto puramente soggettivo. Quel che mi pare di notare, invece, è che alcuni di voi hanno completamente frainteso il significato della pellicola. Voglio dire, non si tratta di ‘Antichrist’, il cui pieno significato è umanamente incomprensibile (è un film-terapia che il regista ha girato solo per sè stesso o quasi)! Con questo, sia chiaro, non voglio offendere nessuno nè ho la presunzione di ritenermi più ‘intelligente’ – anche perché non ho mai studiato cinema e sinceramente non me ne intendo poi così tanto -, voglio solo discuterne civilmente per esporvi il mio punto di vista ;D

    Prima di tutto, non credo proprio che sia un problema il fatto di non conoscere la storia di Jan o il modo in cui lui e Bess si sono conosciuti: a parer mio si tratta di un dettaglio assolutamente irrilevante in quanto a noi spettatori basta sapere che Jan e Bess si amano profondamente. Del resto, provate a pensare a ‘Big Fish’, di Tim Burton. Che cosa sappiamo noi, di Sandra Templeton? Assolutamente nulla. Ma non c’importa, perché a noi basta sapere che Edward farà qualsiasi cosa per conquistarla. Penso che sia più o meno la stessa cosa di OD (anche se qui la storia d’amore è centrale, mentre nel film di Tim no).

    Poi: non capisco come mai considerate Bess una carnefice. Ma poverina!! È una ragazza buonissima, forse la più buona del mondo, ed è anche molto, molto ingenua. Come può essere addirittura una manipolatrice? D: La sua unica colpa è che ama suo marito alla follia, stop.
    Jan, sapendo che Bess non rinuncerebbe mai a lui, ma volendola salvare da una vita di sacrifici rivolti ad un malato, gliela ‘rigira’ in un altro modo: vuole che lei faccia l’amore con un uomo, vuole che lei sia felice e che si rifaccia una vita. Le dice: se fai così mi salvi! È per questo che, quando lei gli racconta di aver masturbato l’uomo in autobus, Jan non è contento: perché lei l’ha fatto ‘per dovere’, meccanicamente, non si è impegnata sentimentalmente con un uomo. È Bess che ha sbagliato. È lei che ha interpretato male cio’ che suo marito le ha suggerito: “trovarsi un amante, secondo Jan, non voleva dire solo andarci a letto; lui non è un pervertito, ama solamente sua moglie e non la vuole condannare a una vita di infelicità. È Bess che ha cominciato a farsi del male andando a prostituirsi credendo così di salvare suo marito.
    Ed ecco che la firma per riportarla in ospedale, alla fine, diventa l’unico modo che Jan ha per salvare la povera Bess.

    Un’altra cosa che riprendo da uno dei commenti che ho letto qui sopra 😛
    dite che Bess è l’elemento più convinto della sua comunità. Non è vero, perché Bess è CREDENTE, ha fede, mentre gli anziani del suo paese sono solo dei bigotti. A dimostrazione di questo, le parole che lei pronuncia verso la fine, quando entra in chiesa durante la funzione e dice di non capire come si possano amare delle parole.
    Ecco la differenza tra Bess e i vecchi bigotti.

    Per ora non mi viene in mente nient’altro, se non che le campane, alla fine, come avete detto voi, sono un segno divino (non poi così difficile da interpretare).
    Alla fine io non ho provato rabbia nè nei confronti di Jan, nè nei confronti di Bess: possiamo dire che entrambi sono stati vittime di qualcosa ma che ne sono usciti valorosamente.

    Beh, questo è ciò che penso io su questo meraviglioso film 😀

    #48256
    Serbilla
    Partecipante

    Rispondo al primo messaggio di @yorick

    Certo la mia è una critica al significato del testo, al messaggio.
    La critica cinematografica è accennata solo in quel ‘bellissimo’ che dicevo a inizio recensione, il film è fatto bene, la sceneggiatura funziona benissimo, tecnicamente merita. Il problema è che la ricezione di una storia non si ferma al tecnico, il tecnico puntella i significati, quelli poi ci vivono dentro e fanno da modello per le nostre vite (senza cadere nel determinismo o nel plagio. Ma è che siamo fatti di storie, noi ci raccontiamo continuamente storie per capire cosa fare e cosa ci succede).
    Sono d’accordissimo con King, ma credo anche LvT sia molto più lucido di quanto non voglia farci credere, ha delle idee molto chiare su cosa vuol dire. In questo caso parla di un sacrificio che è tutto interno a una visione religiosa della donna, ma io non trovo per niente giusta questa visione e la contesto, contesto che questa venga definita una storia d’amore e che queste donne siano esempi assoluti di femminilità, così come lui ce li propone.
    Lui può dire quello che gli pare, beneinteso, però io me lo decostruisco e demistifico, perché non mi sta bene, sono anzioni per me fondamentali per riappropriarmi della narrazione autentica del femminile, che in questo caso è completamente piegata ad una visione ideologica.

    Faccio un esempio. La commedia di Shakespeare ‘Il Mercante di Venezia’, una commedia pregna di antisemitismo. E’ lecito decostruire e demistificare il Mercante di Venezia? Sì, perché non è più un’opera attuale, rimanda a un immaginario violento e discriminatorio. Non bruciamo di certo ogni copia della commedia, ci rendiamo però conto che qualcosa è cambiato e che quei messaggi sono sbagliati. Chi trova soddisfazione nella miseria del mercante se non un antisemita?

    ‘Le onde del destino’ è un film che manda un messaggio inattuale? Per me si, per me ci inganna, usa dei miti d’amore, per dire cose reazionarie sulle donne e sui rapporti. Chi trova soddisfazione nel martirio di Bess se non chi guarda alle donne come a esseri destinati a soffrire per espiare una colpa?

    La ‘pecca’ del film non è la mancanza di un personaggio femminile positivo (può darsi un film con zero personaggi femminili positivi, ma con una narrazione onesta), ma la mistificazione dei significati e la violenza che il regista fa a chi guarda.
    Guardo e mi sento costretta ad aderire a una visione che mi accusa e mi infligge dolore gratis.

    I personaggi.
    Il personaggio principale del film è sicuramente Bess, ma Jan funziona bene per ciò che deve significare. Con pochi accenni ci presenta un uomo soddisfatto di se stesso, gioviale, simpatico, allegro, che va incontro a una donna diversa da lui, ma che lui considera giusta, che ama. LvT non è interessato a spiegarci perché si sono messi assieme, a lui interessa raccontare la guerra di Bess e gli strumenti che usa, gli altri personaggi sono coro, non ricordo chi diceva che non c‘è conflitto in questo film, mi sembra una giusta osservazione, è un film senza conflitto, perché Bess alla fine non trova alcun reale ostacolo sulla sua strada, segue il suo percorso fino alla fine.

    @Presenza
    Non seguo un percorso di studi strutturato in questo senso, cioè universitario 🙂

    Jan per me è un uomo che non si difende e che dà molto di se agli altri, sa perfettamente quello che dice, solo che non può niente contro l’interpretazione distorta che fa Bess delle sue parole.

    #48258
    EnToPan
    Partecipante

    Mi sono rimessa alla pari con i vostri commenti e spero di non aver tralasciato molto per dire la mia.
    Ho letto l’interpretazione fatta del personaggio di Bess e personalmente, per quanto sia ben strutturata e significativa, non sono d’accordo.
    Io trovo Bess semplicemente ingenua, così come dice @oblivion (grazie per il tuo intervento). Prendo ad esempio lo stesso già esposto, cioè l’amore consumato in bagno e con l’abito da sposa ancora indosso.
    Secondo me lei lo ha fatto perchè si sentiva in dovere di farlo, voleva tagliare i tempi per non vedere Jan fuggire o stancarsi.
    Lei ha fatto sesso con lui facendogli intendere “Non c’è mai stato nessun altro nella mia vita ma questo non significa che io non sia capaci di darti ciò che desideri”.
    Cerca, cioè, di dare di sè un’immagine più matura possibile.
    O almeno, io l’ho interpretata così.
    Ed al contrario, il modo in cui Jan la convince ad andare da altri uomini potrebbe essere visto come masochismo estremizzato.
    Lui sta già male, conosciamo tutti la sua situazione, è paralizzato in un letto però non riesce ad avere sulla coscienza la vita di Bess.
    Vorrebbe tenerla per sè ma si rende conto di non poter costringere una ragazza ad una vita di “nulla”.
    E quì sposto l’attenzione sul momento in cui lui fa capire che non è più possibile fare l’amore, lo ammette con rabbia quasi non ci fossero più possibilità per far reggere la relazione.
    Si rende conto di non poter “Intrappolare” Bess ed allora la costringe, quasi, a rifarsi una vita.
    Nascondendo il tutto con la scusante “lo stai facendo per me”.
    In maniera tale che lei abbia una giustificazione per non sentirsi in colpa.

    Quanto al resto sono d’accordo con @Stefania (spero di aver citato la persona giusta) ovvero Bess è certa che ciò che sta chiedendo a Dio,avverrà.
    Perchè? Perchè è già accaduto più volte e noi, da spettatori, come lei, possiamo averne la certezza.
    Vero anche che, probabilmente, quello non è Dio.
    Ma non è comunque classificabile come follia. Chi parla da solo e cerca conferme? Tutti noi. E siamo tutti pazzi da manicomio? No.
    Quello che lei fa ad alta voce , noi lo facciamo -speranzosi- in silenzio. Ammassando in testa le tante idee che abbiamo.

    #48259
    Anonimo
    Inattivo

    @Serbilla, secondo me Frege lo dice benissimo: “Se non vi fossero affinità nel modo di rappresentare degli uomini l’arte forse sarebbe impossibile. In che misura però vi sia corrispondenza con le intenzioni dell’artista non può mai essere stabilito con esattezza” (da “Senso e significato”). Con un esempio abbastanza facile (nel senso di opportunista) posso dirti che il femmineo de lOdD non è lo stesso di Melancholia, e nemmeno di aC – eppure sono tutti film di LvT. Mi sembra che tu critichi più il regista, e la sua visione cattolica (non religiosa) della donna, piuttosto che il film, il che presta il fianco a considerazioni abbastanza pericolose. Voglio dire, tu sei tu e Chapman è Chapman, ma Chapman ha letto “Il giovane Holden”, dopodiché ha ucciso jLennon. Ora, il fatto che Chapman abbia ucciso jLennon dopo aver letto un libro di Salinger, rende Salinger, se non complice, quantomeno (in parte) colpevole? Barthes, nel 1968 o giù di lì, scriveva che se mettessimo davanti a un milione di macchine da scrivere un milione di scimmie per un milione di anni, sicuramente, prima o poi, troveremmo scritta una frase di senso compiuto, dunque uno scrittore è una scimmia con l’intenzione. Da qui al passo successivo, ovvero alla cosiddetta morte dell’autore, è breve, e l’opera si ritrova a vivere di vita propria (dovremmo privarci di “Nascita di una nazione” perché glorifica il KKK o dovremmo inserirlo in un determinato contesto storico o, ancor più semplicemente, prenderlo per quel che è e studiarlo per le innovazioni tecnico-artistiche?): prendere lOdD come un manifesto anti-femmineo & cattolicizzante è, sempre secondo me, giusto ma sbagliato. Ovvero: okay, hai ragione. Lo è. Ma per te, per te che sei x; per y no. Però y è un coglione, non capisce niente &cc &cc, e tu sei arrivata al nocciolo, al cuore del film e la tua interpretazione è giusta. Ora, quello che non torna, pur concedendo queste premesse, è l’intenzionalità di vT. Che, okay, per te è lucido e quindi vuole inviare un determinato messaggio, che è quello che hai intuito, ma… e se nessuno avesse davvero capito “Il giovane Holden? se solo Chapman, in verità, avesse capito cosa davvero Salinger avesse voluto dire?

    #48260
    Serbilla
    Partecipante

    @yorick
    In realtà la mia svela il meccanismo, depotenzia il messaggio e lo mette sotto una luce razionale, smaschera un sottotesto ben celato dal linguaggio che LvT usa perfettamente, perché è effettivamente bravo, ed è un linguaggio persuasivo che convice, ma convince di cose inaccettabili.
    Comunque no, è un’interpretazione limitata al solo film in oggetto. Gli altri sono altri.

    #48261
    oblivion
    Partecipante

    @sakura : ecco, sono perfettamente d’accordo con la spiegazione che hai dato, secondo me è proprio così che andrebbe inteso il film (:

    #48262
    Presenza
    Partecipante

    @Yorick Non so, sarò banale io, ma se un film ha due protagonisti, e uno di questi è solo abbozzato, per me questo film è fuffa.
    Innanzitutto sarebbe una storia d’ amore, l’ amore dovrebbe essere fatto di reciprocità e complicità.
    Se una parte è inconsistente e abbozzata, che storia d’ amore è?
    Dovrei credere sulla fiducia che Bess sia disposta a sacrificarsi per un tizio che non mi è stato neanche descritto bene?
    Se non è descritto bene il motivo di questo sacrificio come posso accettare un gesto così estremo?
    Per fare un paragone è come se nel vangelo Gesù fosse finito sulla croce senza spiegare prima il perchè.
    Il sacrificio (e la successiva resurrezione-redenzione) è solo l’ atto finale, ma che senso avrebbe avuto
    se Gesù non avesse spiegato chiaramente che moriva per salvare l’ uomo dal peccato originale e che lui
    è il figlio di Dio, ecc ecc.
    Non sono particolari che si possono lasciare abbozzati perchè avrebbero dato un senso alla storia.
    Per quanto riguarda le favole, gli animali che in esse compaiono parlano perchè sono antropomorfi.
    Saranno anche animali ma rappresentano gli archetipi delle energie che animano i comportamenti umani.
    Quindi simboleggiano virtù e vizi degli umani e si comportano in maniera realistica.
    Non c’è il pesce piccolo che mangia il pesce grosso, altrimenti il bambino ti guarderebbe scettico come nei famosi meme.

    @Serbilla Ah!allora se non sei un’ esperta doppi complimenti per aver capito queste cose! eheh!
    io non ci sarei mai arrivato senza rivederlo settemila volte, cosa che mi guardo bene dal fare.

    “Le parole sono importantiiii!”
    Quella comunità si basa sulla parola di Dio, come si fa a essere credente e a non amare la parola di Dio?
    In che cosa ha fede se non nella parola di Dio?
    Il prete è rappresentante di Dio per quella chiesa e lei va in chiesa spontaneamente e ci torna persino dopo la cacciata, tanto è convinta.
    Non esce dalla comunità, non si ribella alle sue regole, mai.
    Quindi ne fa parte. Mi pare di stare ai fatti.
    Ma uno come fa a giudicare un film se non da quello che effettivamente c’è, esiste come fatto e viene mostrato nel film?
    😀

    #48263
    Anonimo
    Inattivo

    @Presenza, non saprei. Tu citi il Vangelo (e si potrebbe – come è stato fatto – leggere lOdD sotto una luce evangelica), ed effettivamente lì non è descritto niente se non il Cristo: gli apostoli, per esempio, sono tutti abbozzati. Così in molti racconti di fKafka, in alcuni romanzi di pRoth &cc. Sono d’accordissimo con quello che contesti al film, solo che io non lo contesto, cioè secondo me un suo motivo ce l’ha (questa convinzione mi nasce dal fatto che LvT è un ottimo sceneggiatore, imho. Che non lascia niente al caso). Se prendiamo le favole o Kafka o il Vangelo, i personaggi rimangono abbozzati per un semplice motivo, ovvero la storia deve essere universalizzante & il suo messaggio universale. Poi qui si cade nella soggettività, e allora tutto è opinabile.

    #48264
    Presenza
    Partecipante

    @Yorick ok ma il messaggio universale, la morale di questo favoloso film sarebbe che se hai una persona cara in fin di vita, se dai la tua vita allora lui guarisce?
    e se si, qualcuno ci può davvero credere?

    #48265
    Anonimo
    Inattivo

    Ma è tipo una battuta? Scusa, @Presenza, ma non capisco proprio. Cioè, secondo te davvero la morale è quella? LvT è portatore di una cultura nazionale-cinematografica che non è da poco e a cui è difficile stare dietro. Prendi solamente lOdD: è una rivisitazione dell’Ordet di Dreyer, che altro? Capisco che possa non interessare & che spesso volte è comodo vedere un film giusto per vederlo, ma hai mai notato come viene contestualizzata la natura nei suoi film? Sono gli umani che devono contestualizzarsi a essa, e il Male non sta nella natura ma nella perdita della relazione uomo/natura, quindi tendiamo a percepire il Divino e la natura stessa (che in film come lOdD, secondo me, si equivalgono o sono proprio la stessa cosa) come qualcosa di anormale (non per niente gli interventi divini, sullo schermo, vT li proietta come fossero deus ex-machina) o addirittura li assimiliamo al Male. E in questo contesto LvT recupera la visione che della Natura ne aveva dato un suo connazionale (Sjostrom) nel 1917 con “I proscritti”, rielaborandola e facendola propria, modifcandola/rivisitandola come ha fatto a livello tramistico con l’Ordet di Dreyer, di cui porterà sullo schermo la sceneggiatura della Medea. Cioè, tutto questo c’è nel film. Bisogna volerlo capire, o quantomeno non lasciarsi persuadere che il film faccia schifo perché d’impatto – due/tre visioni senza neanche un approfondimento – non è piaciuto. Cioè, si può fare, okay, però boh… è riduttivo ridurre un film come questo in tal senso, a mio parere. E soprattutto è una perdita di tempo guardare un film solamente sullo schermo. Ripeto, opinioni mie: poi questo è un paese libero. Purtroppo.

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