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Parliamone: Le onde del destino-Lars von Trier

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  • #45824
    EnToPan
    Partecipante

    Solo due persone mancano all’appello e non so se hanno visto il film.
    Non vorrei però che si perdessero le idee, dato che ho notato pareri parecchio contrastanti ed anche dubbi.

    Mi sono fermata alla domanda di Yorich riferita al commento di emageht che dice di essersi annoiato.
    Direi di partire da quì 🙂 chi di voi si aspettava qualcosa di diverso? Chi si è annoiato o ha ritenuto pesante il film? e soprattutto , perchè?

    Via *-*

    #48217
    alienazione
    Partecipante

    La prima! 😀
    Cominciamo col dire che io faccio parte del gruppo di persone che ha trovato questo film noioso. Innanzitutto reputo che von Trier potesse raccontare le stesse cose senza fare 159 minuti di film o che almeno potesse dedicare più spazio alle tematiche centrali e meno a scene che lasciano il tempo che trovano. Mentre abbiamo diverse scene con il dottore di Bess che però è un personaggio quantomai inutile, Jan che spinge Bess ad andare a letto con altri uomini avviene con una nonchalance disarmante senza un minimo di confitto interiore o ripensamento.

    E questo mi porta ad elencare la seconda causa di noia e cioè la mancanza di confitto. Perché dovrei appassionarmi alla storia d’amore tra Jan e Bess quando pare che i due si siano conosciuti l’altro ieri e abbiano deciso di sposarsi perché non avevano niente di meglio da fare? Perché un uomo come Jan dovrebbe sposare una ragazza (neanche poi tanto normale) appartenente ad una comunità religiosa? E soprattutto in quali circostanze si sono incontrati, che non è mica un problema da poco.
    Quando infatti sullo schermo è avvenuto l’incidente alla piattaforma l’impatto emotivo è stato pari a zero, idem per la successiva situazione di Bess (questo nonostante la meritevole interpretazione di Emily Watson). E non penso di essere una persona senza cuore, ma semplicemente i personaggi non erano interessanti o approfonditi. E c’erano ben 159 minuti a disposizione.

    Questo ovviamente per quanto riguarda la noia, perché poi ci sarebbe molto da discutere sulla connotazione religiosa del film.

    #48218
    Anonimo
    Inattivo

    @alienazione la discussione non è stata ancora aperta

    #48219
    EnToPan
    Partecipante

    @ilnotta guarda il titolo 🙂 questa è la discussione!

    #48220
    EnToPan
    Partecipante

    Io concordo con la maggior parte di ciò che è stato detto da alienazione. Mi aspettavo qualcosa di diverso o , più semplicemente, mi sono fatta un’idea sbagliata per via del regista. Fino ad ora non sono mai stata delusa da Von Trier (anche sul versante cortometraggi).
    Non mi è risultato troppo pesante e forse è perchè ho cercato, di volta in volta, di trarre del positivo.
    Continua a piacermi la sua tecnica di “apertura”.In questo caso la troviamo per ogni capitolo, quindi un’immagine con pochi elementi in movimento che va poi a comporre le prime scene della sequenza.
    (Tra l’altro voi avete capito il nesso tra l’immagine della chiesa in bianco e nero, semi distrutta? Se era la chiesa.)
    Mi è piaciuta particolarmente l’interpretazione di Emily Watson (Anche con lei andavo sul sicuro).
    Note dolenti: purtroppo avrei, anche io, voluto capire di più sul come,dove,perchè e quando si sono conosciuti.
    Due spiriti completamente diversi che hanno scelto una via di mezzo -nel matrimonio- neppure troppo semplice, visto il contorno.
    Gran parte delle riflessioni sono state racchiuse nelle conversazioni tra Bess e lo stereotipo di dio ideale (non saprei come definirlo), racchiuso in lei in una sorta di botta-risposta immediato seguito da azioni apparentemente senza troppi ripensamenti.
    Le azioni rivestono gran parte della durata, eccessiva o comunque sfruttabile in maniera differente.

    #48221
    Presenza
    Partecipante

    Sono d’ accordo sul fatto che il regista non abbia alimentato abbastanza il conflitto, che avrebbe reso più interessante questa storia.
    Di Jan non si sa niente, si sa solo quello che non è, un bigotto.
    Per cui quando si fa male, peggiora e poi risorge per lo spettatore, o per lo meno per me, è poco interessante.
    Non si sa come abbia conosciuto Bess, cosa ami di lei, visto che la considera e la tratta come una bambina.
    Non è dato sapere neanche perchè egli abbia una considerazione negativa della comunità di Bess, ma non di Bess, che è forse il membro più convinto della stessa.
    L’ incoerenza di Jan rompe la verosimiglanza della vicenda e mi fa rinunciare all’ ipotesi di immedesimarmi in lui e immaginare cosa farei io al posto suo.
    Di conseguenza mi annoio ad assistere alla sequenza di azioni illogiche che egli compie.
    In alternativa alla noia posso anche irritarmi quando, senza il minimo dubbio interiore, spinge la sua ragazza a farlo con il primo che passa.
    Avrei gradito che alcuni degli innumerevoli minuti del film fossero stati spesi a far vedere Jan che riflette sul proprio stato fisico e progressivamente, si convince che deve spingere Bess a rifarsi una vita.
    Io, quando sono malato, sono un insopportabile egoista che vuole tutti al suo servizio! 😀
    Non credo che esista al mondo una persona che come primo pensiero dopo un incidente del genere abbia quello di mandare la sua ragazza in tangenziale o peggio.
    Inoltre mi sfugge la relazione fra rifarsi una vita e avere rapporti occasionali con sconosciuti per poi riferire a Jan.
    Forse se deve riferire a Jan non lo fa per se stessa, ma per lui e non si rifà una vita.
    E non si rifà una vita se non trova un altro amore.
    E l’ amore è diverso dal sesso occasionale.

    Il personaggio di Bess invece , molto ben interpretato, non l’ ho trovato noioso.
    Era incredibilmente detestabile in compenso.
    E comunque io ero uno dei bambini che la prendevano a sassate.

    #48222
    Anonimo
    Inattivo

    Scusate la brutta figura xD

    Allora:
    Secondo approccio con Von Trier,dopo Antichrist che,a discapito di molti,mi era piaciuto abbastanza,mi era piaciuto il suo spingersi veramente oltre ogni limite,il disturbato che riuscivano ad emanare quelle 2 ore di girato.
    Che c’è da dire su questo Le Onde Del Destino?
    Che è noioso. Noioso come pochi.
    E accetterei questo suo fattore se almeno,in 2 ore e 32,mi facesse un quadro ben chiaro di tutta la vicenda,invece te ne esci ancora pieno di dubbi. Nel capitolo primo,la scena del bicchiere e della lattina,cosa mi significa? E le campane che suonano in cielo alla fine,a che scopo?
    E’ vero che in Antichirst c’è la volta che si automangia e dice “questo è il caos” ot simila,ma lì,con un pò di sforzo ci si arriva,è un particolare alquanto inutile ma ha un suo senso!
    Qui invece…è tutto troppo insensato,e i protagonisti sono irritanti nel nostro non capire cosa li spinga a fare quel che fanno.
    Per finire,anche registicamente non mi è piaciuto,e la fotografia tende a rende ancora più antipatico il tutto

    #48223
    alienazione
    Partecipante

    Sei scusato solo per questa volta xD

    Comunque quoto l’insensatezza (e bruttezza) delle campane in cielo, che personalmente avrei accettato solo se il film fosse stato basato interamente sul punto di vista di Bess (peccato che fosse già morta).
    Immagino che essendo atea la cosa mi dia fastidio per principio, ma, sempre personalmente, far accadere “miracoli” (per ben due volte!) perché la protagonista ci crede davvero mi pare un po’ disneyano.
    Anche se, ribadisco, l’avrei accettato senza problemi se la vicenda fosse stata filtrata interamente attraverso gli occhi di Bess, fervida credente.

    Ora, questa è la mia prima esperienza con Von Trier e sicuramente non avrò capito il significato recondito dietro le due ore e mezza di pellicola, ma di sicuro non è il film che mi aspettavo leggendo la sua biografia.

    Errata corrige: ho visto ben due suoi film (a dimostrazione di quanto sono alienata :P), Dogville e Melancholia, che ho trovato indubbiamente migliori de Le onde del destino.

    #48224
    Anonimo
    Inattivo

    (Mi permetto, via via che scrivo, di rispondere secondo la mia opinabile opinione, a qualche domanda che mi è saltata all’occhio, quindi chiedo venia e pietà già da ora.)
    C’è una scena in un film di Aldo, Giovanni e Giacono dove Giovanni chiede a Giacomo quale sia il suo film preferito e Giacomo risponde proprio questo, così Giovanni, appena Giacomo volta le spalle, glielo spacca. Giacomo, in questo caso, rappresenta il classico intellettuale, attento alla pellicola d’autore e, come si vede in altri film, non sempre capace di comunicabilità. Il che è perfetto, perché Le onde del destino è proprio questo, un film d’autore sull’incomunicabilità. E la cosa interessante è che, a quanto pare, quello è il primo film di von Trier cattolico, che ovviamente non rinuncia alla lezione del suo maestro Dreyer e ad alcune tematiche che gli sono care e che, non capisco perché, nessuno, qui, sembra volerne parlare: se parlo di cinema, raramente mi è successo di non parlare di von Trier, e se si parla di vT adoro chiedere sempre una cosa, ovvero cosa ne pensate del ruolo della donna nei suoi film? A quanto pare qui non è piaciuto ad anima viva, però a quanto pare a nessuno ha dato fastidio il ruolo della donna, che ancora una volta simboleggia o ha un rapporto “privilegiato” con la Natura, natura che è ostile, cruenta &cc, e a cui sembra, nei film di vT, specie in OD e in Antichrist, ci si debba sempre rapportare in un modo che è complicatissimo: dalla nostra ottica la donna è il Male, ed è il male perché è uterina, in quanto, come la Gainsbourg di aC, vive il proprio rapporto con la Natura quasi in simbiosi, o comunque in maniera molto più primordiale rispetto all’uomo; non ci piove, però, che in un’altro periodo della storia dell’umanità, anche gli uomini vivevano questo rapporto con la Natura/Dio in maniera molto più “passionale” di quello che ci succede oggi, e quindi è presto detto ( @alienazione) perché un uomo come Jan dovrebbe sposare una ragazza appartenente ad una comunità religiosa, ed è la vecchia storia della filogenesi che ricapitola l’ontogenesi, ovvero perché Jan sente in Bess un legame cui anche lui, in qualche modo, anela o sente proprio. Ora, c’è chi non apprezza l’insensatezza del film, dovuta all’eccessiva maniacalità di Bess, e chi non apprezza l’eccessiva maniacalità di Bess, e quasi la riduce a forzatura o a qualcosa di simile, ma Bess non è maniacale & non è pazza, cioè non è nemmeno ritardata: Bess è la donna che ha un determinato rapporto con Dio e con la Natura, e questo ai nostri occhi rende il suo ruolo eccessivamente viscerale e, appunto, etichettabile come “da disagiata”, ma il disagio è una questione puramente sociale, e la società è una costruzione fittizia come insegna Pessoa. Nessuno ha notato che l’amore di Bess è puro (amore puro e società, naturalmente, non vanno a braccetto e, inevitabilmente, cozzano tra loro, però sembra che il senso della vita stia là, ovvero si vive per amare, e appunto, @Notta, le campane suonano per Bess in quanto martire dell’amore, almeno IMHO)? e che, per questa purezza, è così irruento e, spesse volte, violento. Dall’altro capo del filo, infatti, c’è un uomo borghese – borghese inteso come inserito nella finzione societaria, con un lavoro &cc &cc, cioè nel senso pirandelliano del termine, intrappolato nella forma e fuoriuscito dalla vita. E la vita, appunto, è Bess, o almeno è ciò che Bess rappresenta. Molte persone odiano la misoginia che si cela dietro la Gainsbourg di aC ma non quella della Kidman in Dogville, perchè? Perché in Dv la Kidman ha una buona ragione, una ragione apparentemente razionale, per dare fuoco a Dg, e quindi la accettiamo , ma qui come in aC le ragioni sono quelle recondite, intime, spirituali e/o mistiche del personaggio, e non sono facilmente assimilabili. Ora, non credo, come dice @alienazione, che ci si debba appassionare a un film del genere, perché appunto la passione riguarda il coinvolgimento emotivo-psicologico, e la colonna portante delle OD è così lontana dalla nostra sensibilità e dalla nostra mentalità che difficilmente potremmo trovare coinvolgente l’intera pellicola. Con chi parla Bess quando parla da sola? Forse: è possibile che si posseduta dallo Spirito Santo, o che in qualche modo l'”altro” sia il suo doppio, ovvero nientepopodimenoche Dio? Da non dimenticare che il tutto non accade a causa di un deus ex-machina ( @alienazione parla di miracoli, io sarei più cauto. C’è una scena in Pulp Fiction in cui un tipo spara un caricatore intero a Vincent e Jules/Jerda-non-sarà-con-le-chiacchere-che-uscirai-da-questa-merda vengono ma senza centrarli. V non ci vede niente, J un miracolo. Chi ha ragione?), e che Bess finisce per morire per colpa propria, e qui si ritorna sul luogo del delitto, ovvero del martirio in nome dell’Amore di cui sopra: Bess ama Jan e lo vuole con lei, e quando Jan ritorna l’amore di Bess è troppo puro, troppo Naturale per poter reggere nel corpo di una donna. Ed ecco la morte.

    #48225
    EnToPan
    Partecipante

    Mi incuriosisce ciò che hai scritto quindi vorrei cercare di capire se ho inteso – il legame viscerale con la natura che hanno le donne nei film di Von Trier è ,ad esempio, lo stesso della Dunst in Melancholia?
    Penso sia il film in cui è più evidente. Sempre se ho capito.

    #48226
    Andrea
    Amministratore del forum

    Emilily Watson è perfetta nella parte di Bess, dal primo istante sono rimasto coinvolto dal suo personaggio e dal film. Questa è una cosa che non si comanda, è una cosa che “accade”, ho visto anche bei film (riconosco) che NON mi hanno coinvolto, Von Trier spesso mi “spappola le viscere” e questo è uno dei casi (l’altro, sicuro, è Dogville). Non sto dando una valutazione di merito alle persone che rimagono coinvolte dai film di Von Trier, non è mia abitudine ritenere di essere uno che capisce i film più degli altri, anzi…
    Le onde del destino è una favola sull’amore, sull’amore “estremo” di due persone semplici: poca importanza ha sapere con precisione come si sono conosciuti i due protagonisti, l’importante è capire che sono reciprocamente legati in maniera indissolubile.
    Bess non riesce a tollerare la distanza, la separazione cui li costringe il lavoro di Jan, e nell’evoluzione del suo personaggio ha modo di capire la natura del suo amore: inizialmente egoistico e poi capace di sacrificarsi per salvare il suo amato.
    Jan è condannato (pare) a rimanere paralizzato e non riesce accettare che Bess sia costretta a servirlo per il resto della sua vita, per questo le chiede di andare con altri uomini, le chiede di farlo per lui perchè sa che è l’unica maniera per farlo accettare a Bess, le chiede di raccontargli tutto perchè sa quanto sia difficile per lei: in fondo lui spera soltanto che Bess possa trovare un altro uomo da amare e riesca a dimenticarlo.
    Bess con il suo sacrificio riesce a salvare Jan e, nonostante la chiesa locale abbia condannato la ragazza, le aspetta il paradiso simboleggiato dalle campane in cielo (giusto per chiarire che si tratta di una favola 🙂 ).
    Poi si può discutere del fatto se Le onde del destino sia o meno un film cattolico o sulla fede: sicuramente ne esce male la chiesa “istituzione”; Bess anima sincera e fragile è salva. Quando si arriva all’essenza dell’essere umano, dei sui comportamenti, dei sui sentimenti ha poca importanza la fede in dio o in qualunque altro personaggio che preferite al suo posto (e per questo è deprecabile il comportamento della comunità e dei bambini): se volete Jan si salva grazie alla fede che Bess ha in dio, se preferite Jan si salva grazie all’amore di Bess.

    #48227
    alienazione
    Partecipante

    @yorick, mi riaggancio alla domanda di sakura: in Melancholia il collegamento donna-natura l’ho notato anch’io, però invece mi sfugge ne Le Onde del Destino (non parlo di Antichrist perché non l’ho ancora visto) e quindi qualche esempio mi aiuterebbe a capire meglio. Hai già citato suo rapporto con Dio, che però mi pare esclusivamente spirituale e non mi riesce di ricollegarlo alla natura.

    Non sono d’accordo però (ovviamente mia modestissima opinione) sul fatto che non ci si debba appassionare alla pellicola perché quando in me non scatta l’interesse l’unica cosa che scatta è la noia.
    In Dogville, come hai giustamente fatto notare, c’è una motivazione razionale, e quindi da me condivisibile, che mi rende il film più appetibile e mi fa parteggiare per la Kidman.
    Ovviamente non pretendo di immedesimarmi in Bess, ma mi avrebbe fatto piacere immedesimarmi in Jan, quello che in teoria dovrebbe essere il “normale” della situazione, essendo estraneo alla comunità.

    Il problema è che di Jan non so niente e non so come e perché si sia legato a Bess (ho letto la tua spiegazione, però a me l’atteggiamento di Jan nei confronti Bess sembra più di condiscendenza che di profonda ammirazione) e che ad un certo punto del film agisce in maniera a me incomprensibile (in teoria dovrebbe spingere la moglie verso una vita migliore ma, a mio avviso, non è quello che si vede nel film) e quindi non mi resta che guardare le immagini che scorrono via via sullo schermo senza interessarmi delle sorti dei protagonisti.

    #48228
    Anonimo
    Inattivo

    @alienazione & @sakura
    Melancholia purtroppo l’ho visto solo una manciata di volte, quindi è tra virgolette ancora in fase di metabolizzazione chiuse le virgolette, e a ogni modo di quel film adoro la prima parte e i trenta secondi del finale, che secondo me agiscono come ringkomposition dell’intera pellicola: la prima parte, soprattutto, ha un che del neorealismo viscontiano, quindi è pleonastico cominciare a parlare della critica alla società borghese &cc, e la cosa più interessante, secondo me, è la scelta di invertire i titoli: voglio dire, non sarebbe stato più logico dedicare la prima parte a Claire e la seconda a Justine? Del resto è palese che J./C. sono la stessa persona, o meglio vengono sviluppate con il topos del doppio di modo che l’una sia il rovescio della medaglia dell’altra. Inoltre in quel film il finale è anticipato dal manierismo delle prime scene/immagini, così da togliere tutta la suspense del finale, finale che dunque si concentra solamente nel momento in cui C. toglie la sua mano da quelle di J. & Leo, i quali invece mantengono le mani unite. Da qui tutto il ribaltamento del film: J., la donna che non è inserita nella società, la disagiata, la [aperte le virgolette] Bess di turno [chiuse le virgolette], è in realtà l’unica persona (forse assieme a L., il cui personaggio rimane però solamente abbozzato, forse – mia idea – perché deve fungere da anello di connessione tra J. & C.) nel film che è completamente innestata nel mondo (mondo inteso come Natura), e per questo non ha paura, cioè accetta il destino della natura. Il suo doppio [= C.] no, ma perché, sempre citando Pirandello (cosa che trovo odiosa, ma qui calza a pennello), C. è intrappolata nella Forma, mentre J. no perché J. è Vita. Un altro film in cui questo è visibilissimo – ma è un topos di vT, e lo si ritrova pure in Medea (per buttare là un esempio a caso), che non è nemmeno sceneggiato da lui ma da Dreyer – è aC, dove però la Natura, e quindi la Lei che vi si immedesima (anche se non si tratta proprio di immedesimazione, IMHO. Anzi, è più una questione di connubio/simbiosi), è cattiva, o forse no, ma devia la Lei nel momento in cui Lei ritorna nella Natura. C’è una canzone di Tom Waits che dice “puoi scacciare la natura con il forcone, ma te la ritroverai davanti furiosa”, e pressappoco è quello che, secondo me, voleva dimostrare vT in Melancholia; il punto, quindi, non sta nella misoginia di vT, ma nell’interpretazione che di film in film dà della Natura. In aC è cattiva, in Melancholia no. Qual è il discrimine, ammesso & non concesso che vT non sia schizofrenico? Secondo me, che J. in Melancholia non sembra mai essersi innestata nella società, e quindi ha sempre mantenuto un virginale rapporto con la Natura, mentre la Lei in aC è come se avesse “ritrovato” il rapporto con la Natura dopo averlo perso, e quindi non lo regge (complice anche la morte del figlio? Sarebbe interessantissimo parlare del ruolo che svolge il figlio nello sviluppo della trama); nelle OD di Bess, a ben vedere, non sappiamo niente. O meglio: io di Jan so tutto, ma di B. no. Il problema è che non me ne accorgo perché di il focus è costantemente su B., mentre su J. rare volte. Perché? Perché J., appunto, è il “normale” della situazione, e parlare di lui sarebbe sprecare pellicola. Le sue scelte sono logiche, razionali… quelle di B., no. E non lo saranno mai, perché è impossibile immedesimarsi in lei, mentre bene o male in J. sì, o meglio riesco a immedesimarmi in J. fino al momento in cui non inizia a “conoscere” (lo metto tra virgolette perché J. non arriverà mai a farlo) B., ma questo non mi riesce di farlo perché non ho prova di chi sia B. Non ho amici/conoscenti/parenti/- che siano simili a B., e il suo panismo (che è lo stesso della Lei di aC e di Justine di Melancholia, anche se quest’ultima è molto più tra virgolette posata delle prime due) mi è estraneo. Quindi non lo capisco, non riesco a immedesimarmi in lei e mi sta antipatica, così antipatica che inizio a dire che vT è un misogino, com’è stato più volte additato. Il problema è che io non riesco a leggerlo così, anzi secondo me vT ha un senso così pieno e profondo e rispettoso della donna che in Melancholia mette il femmineo al centro del cosmo e nelle OD è sempre la donna quella in comunicazione col cosmo. Che poi lo si voglia chiamare Natura o Dio o Anticristo, fa lo stesso. Visto che si citava Dogville: c’è una cosa che accomuna Bess delle OD a Grace di Dv, ovvero la prostituzione: entrambe arrivano a prostituirsi, e, se leggiamo il Vangelo, là le prostitute hanno un ruolo di primo piano nell’ascensione al Paradiso (“I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno di Dio”, oppure ancora meglio in Luca 7,44-47), e quindi vT si ritrova a non giudicarle; infatti, checché se ne dica, Bess non è il male: non disagiata, non fa del male agli altri, non è destinata alla dannazione, ma il tramite attraverso cui la Natura/Dio giunge agli uomini, una specie (scusate la forzatura) di II Avvento. Si potrebbe quasi dire che a Lars, di Bess, non gliene frega niente, se non mostrare che l’Amore, alla fine di tutto, ci redime da ogni cosa; tuttavia il film non si chiude con la morte di Bess, quindi con la martire o la miracolizzante o come si preferisce chiamarla, ma con gli Altri, che pure in Dogville vengono puniti: qui, forse, la punizione è ancora peggiore, perché gli Altri vengono riconosciuti da sé stessi e da Dio (ancora una volta, sarà Bess a farli rendere conto del loro errore o, se preferite, del loro peccato e aprire la strada a una Redenzione) come i carnefici, quelli cioè che hanno condannato Bess a vivere per sé stessa (e forse per Jan), isolandola, schernendola, usandola. E avete notato qual è la canzone che Lars sceglie di mettere nella colonna sonora? Dopo Suzanne di Leonard Cohen, in cui si ritrova il tema della donna emarginata & creduta pazza, due pezzi di Elthon John, uno dietro l’altro, di cui uno fa da riassunto dell’intera vicenda e potrebbe benissimo essere un soliloquio di Jan:
    Le rose nella serra
    Sono appassite
    Tutto ciò che riguarda questa casa
    Era nato per crescere e morire
    Oh non sembra un anno
    Proprio oggi
    Hai detto mi spiace tesoro
    Se non cambi il passo
    Non posso affrontare un altro giorno
    E l’amore giace sanguinante nella mia mano
    Mi uccide pensarti
    Con un altro uomo
    Stavo suonando il rock’n’roll
    E tu eri solo una fan
    Ma la mia chitarra non poteva trattenerti
    Così ho sciolto la band
    L’amore giace sanguinante nelle mie mani
    Mi domando se questi cambiamenti
    Hanno lasciato una cicatrice su di te
    Come tutti gli anelli di fuoco
    Che tu ed io abbiamo attraversato
    Tu sei un pettirosso sul filo del telegrafo 
    Spero che tu sia felice ora
    Beh se il vento del cambiamento attraverserà la tua strada ragazza 
    Lo farai arretrare in un modo o nell’altro

    #48229
    emageht
    Partecipante

    Beh, qui non siamo in una rivista specializzata, quindi trova abbastanza il tempo che trova usare paroloni e immergersi nei meandri di una riflessione sul film sparata da qualche critico. Come quando in un quadro si cerca di vedere ciò che non c’è, e se ci convinciamo di vederlo, nella maggior parte dei casi è perchè qualche colto critico ci ha detto che c’è quello da vederci. Magari l’autore nemmeno si era posto il problema, ma noi ci sostituiamo a lui e ci prendiamo la briga di sapere ciò che nemmeno lui sapeva.
    Non esprimo giudizi circa ciò che secondo certa critica avrei dovuto vederci, non cerco di vedere ciò che bisognerebbe vederci secondo alcuni…semplicemente ci vedo quel che ci vedo, senza sentirmi inferiore a chi invece consideri dei fatti che ad una visione dell’opera non emergono, ma se si “studia” per poterne dire qualcosa, allora è diverso.
    Io giudico quel che vedo e quel che sento (sia a livello uditivo che di sensazioni), e non posso comandare certe cose.
    Noia? Sì, mi sono annoiato, e non sono stato il solo.
    Cosa rende un film (o una qualsiasi opera artistica) migliore di un altro? Probabilmente nulla.
    Mi avvicino ad ogni opera con la stessa ignoranza, non m’importa del nome del regista, non mi faccio influenzare dal fatto che abbia compiuto dei capolavori e non ho paura di sentirmi “stupido” se giudico quello che “gli intellettuali” reputano d’autore e sublime un’opera mediocre.
    Dal mio punto di vista il mio giudizio non vale nè più nè meno di quello dei critici.
    Questo per dire che sì, dura 150 minuti e sì, in quei 150 minuti non c’era niente che mi portasse a chiedermi “e ora come andrà a finire?”. Semplicemente non me ne importava nulla di quanto succedesse sullo schermo, e se vT non è riuscito a farmi chiedere questo (a me come ad altri), allora ha creato un’opera non troppo riuscita.
    Certo, a meno che non volesse dedicarla solo a coloro i quali lo avevano studiato in qualche libro potendo agganciare tali avvenimenti a tal’altri temi.

    #48230
    Anonimo
    Inattivo

    Stiamo parlando di un film (di un regista che apprezzo particolarmente, e su cui ho letto parecchio), quindi lascia che ognuno ne parli come meglio crede. Non ti piace/condividi quello che ho scritto o come l’ho scritto? Okay, non volevo fare il supponente, anzi, solamente parlarne come ne sono capace e come, del resto, lo conosco. Il fatto che a te abbia annoiato è inopinabile e nemmeno ti critico, ma da qui a arrivare a dirmi che potevo semplicemente dire mi piaciuto sì/no e come descrivere quello che ho pensato/provato guardandolo ce ne passa di acqua. A ogni modo, e questo è il mio opinabilissimo parere, ci sono dei registi su cui sarebbe meglio leggere qualcosa prima di approcciarli. Prendi Lynch. Io non riuscirei mai a guardare Inland Empire – L’impero della mente una volta, senza conoscere la filosofia del regista &cc &cc, altrimenti rischio di fraintenderlo (com’è più volte successo a vT, accusato di nazismo, misoginia e chi più ne ha più ne metta). Così, secondo me, diverse pellicole di vT, e questa è una di quelle. Che poi si possano usare varie chiavi di lettura e che la tua interpretazioni sia differente, è un altro paio di maniche.

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