Recensione su Venere in pelliccia

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..e Dio lo colpì e lo mise nelle mani di una donna / 4 Dicembre 2013 in Venere in pelliccia

Quasi due ore di dialoghi serratissimi in un gioco delicato di seduzione e di distacco , un alternarsi di ruoli fra realtà e finzione , con gli unici due personaggi che si muovono in uno scenario minimo come il palcoscenico di un teatro , e per di più in un’atmosfera di quasi totale oscurità .
Insomma , roba da attacchi di claustrofobia acuta se dietro la macchina da presa non ci fosse il “vecchio” Polanski che ormai sembra aver imboccato la strada delle trasposizioni teatrali sullo schermo e che , affidando alla conturbante e convincente Emmanuelle Seigner (che è anche la sua attuale moglie ) ed al bravo ed espressivo Mathieu Amalric (straordinaria la sua somiglianza al regista stesso da giovane) che si esaltano a vicenda in una gara di bravura , ci offre ancora una volta un’occasione per apprezzare il grande cinema .

3 commenti

  1. Bisturi / 4 Dicembre 2013

    L’ho pensato anche io @sarvaegu Amalric è praticamente identico al Polanski giovane. Che sia voluto ciò? Ottimo film comunque!

    • Stefania / 4 Dicembre 2013

      @rodriguez86: secondo me, è iper-voluto e rientra perfettamente nel gioco delle parti della piéce. In questo caso, il fatto che Polanski e la Seigner siano compagni nella vita e che Polanski abbia usato un suo “sosia” (che interpreta un regista: gioco di maschere a potenza “n”) è un ulteriore livello di lettura della storia. Se vogliamo, è l’aspetto “glamour” della messinscena.
      Inoltre, Amalric truccato e vestito da donna richiama inevitabilmente l’interpretazione di Polanski ne L’inquilino del terzo piano, altro racconto di “immedesimazione”, in cui realtà, sogno e fantasia (e generi sessuali) si intrecciano con soluzione di continuità.

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