2 Gennaio 2014
La grossa falla della pellicola va ricercata nel mancato coinvolgimento dello spettatore: se Holy Motors e The Tree Of Life -due esempi narrativamente destrutturati- disegnano un’iperrealtà umana e viva, abitata da sentimenti rispecchiabili e palpabili, Upstream Color propone una dimensione insensibile e spigolosa per l’animo, dal retrogusto quasi alieno. Sono i caratteri essenziali e congeniti che bucano lo schermo: la morte, la paura, il dolore, l’amore. Parole che non trovano spazio in Upstream Color.
Recensione da Oscar (3)
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