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Il mio vicino Totoro

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Trama fresca e ariosa / 6 Agosto 2022 in Il mio vicino Totoro

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Unione, collaborazione, condivisione, creazione di legami genuini permeano la trama del film di animazione “Tonari no Totoro” del regista e sceneggiatore Hayao Miyazaki. I contenuti si mostrano nella freschezza e delicatezza che contraddistingue le pellicole prodotte dallo Studio Ghibli tanto che si fa fatica a credere che l’anno di produzione e distribuzione sia il 1988. La storia ha il suo focus nell’immersione in un mondo di immaginazione e fantasticherie che la piccola Mei-chan e la sua sorellona Satsuki creano come rifugio in cui affrontare – in solitudine e in compagnia l’una dell’altra – le difficoltà connesse alla presenza-assenza di una madre malata di una malattia non meglio specificata; una madre fisicamente assente per cause di forza maggiore legate alla sua condizione di salute ma emotivamente presente, come dimostra la tenerezza della corrispondenza intrattenuta con le sue bambine.
A rifugiarsi nelle fantasticherie sarà per prima la piccola Mei, nel momento in cui si ritroverà sola con le sue emozioni sotto lo sguardo-non sguardo di un padre amorevole; che si divide tra il lavoro come ricercatore universitario e la quotidianità con due figlie con età e dunque esigenze differenti in una grande casa a qualche ora di cammino dall’ospedale in cui la moglie è ricoverata.
Le immagini di animaletti fantastici – i nerini del buio che infestano la casa fino al loro arrivo disabitata, il gattobus e i Totoro che solo chi è ancora in contatto con il mondo dell’infanzia riesce a scorgere – si mescolano armoniosamente con i colori della Natura, a cui Miyazaki dedica uno spazio non trascurabile. Cieli luminosi con nuvole di panna, tramonti dai colori rosa-arancio, campi di pannocchie che “fanno bene al fisico”, piante di canfora si contrappongono a scene di pioggia e strade buie senza mai turbare lo spettatore; anche grazie alla presenza di un soffice, peloso e silenzioso Totoro, che accompagnerà le due bambine e le proteggerà custodendone i sogni e facendo sì che si avverino grazie al potere della fantasia. Sarà lui a offrire loro la possibilità di volare e “diventare vento” sollevandole dal peso delle assenze e del dolore. Sarà lui a far germogliare i loro desideri, dentro e fuori dal mondo dei sogni. Invisibile agli adulti come ogni amico immaginario che si rispetti, il fantasma Totoro diventerà il vicino che – come per magia – appare quando la strada di casa è smarrita o nei momenti di attesa, lunghi ma più tollerabili grazie alla sua morbidezza; un deus ex-machina con il pelo, su cui addormentarsi o grazie al quale raggiungere con il pensiero la madre distante per consegnarle doni.
Ricco di sogni, simbolismi, metafore ed un ventaglio di emozioni piuttosto ampio, il film mostra tematiche che spaziano dalla curiosità infantile incarnata da Mei, che ricorre all’imitazione di ogni parola e movenza della “sorellona”, modello di riferimento fondamentale; alla necessità di assumersi ruoli fin troppo impegnativi per una ragazzina come Satsuki; all’accoglienza da parte di una famiglia allargata che fornirà ristoro e nutrimento, anche e soprattutto affettivo, alle due sorelle nei momenti di spaesamento; alle estenuanti attese di una bambina piccola che si addormenta sul pancione di un enorme Totoro quando le risulta difficile metabolizzare da sola i numerosi cambiamenti nella sua vita o sulle spalle della sorellona quando il papà tarderà a rientrare dal lavoro in una serata di pioggia; passando per l’innamoramento preadolescenziale di Kanta, un ragazzino che si confronta con l’ambivalenza dei sentimenti che si scopre a provare per la prima volta. Teneramente infatuato come può esserlo ogni ragazzino della sua età, l’apparentemente scontroso Kanta si ritrova a sperimentare l’imbarazzo per i suoi stessi gesti di premura nei confronti delle nuove arrivate ed in particolare per la più grande delle due, in un dolce movimento in cui le carinerie vengono celate dietro scambi di linguacce tra i due preadolescenti e bugie raccontate alla mamma e alla nonnina.
Le numerose tematiche affrontate, pur nella loro complessità, non risultano mai faticose per l’intera durata della pellicola, una delle più brevi dello Studio Ghibli. Sorrisi e risate abbondano tanto quanto e forse più delle lacrime. Scherzi e piccoli litigi si alternano a momenti di condivisione e aiuto reciproco tra le due sorelle che appaiono quasi simbiotiche e che nel doppiaggio statunitense sono interpretate proprio da una coppia di sorelle.
I mondi di adulti e bambini, apparentemente distanti ma sempre intrecciati proprio come nella vita reale, si incontrano nella figura ponte della nonnina; che nonostante o forse proprio grazie all’età conserva il ricordo dell’universo di fantasia dell’infanzia, popolato da fuligginini, Totoro di svariate dimensioni e un bus sorridente a forma di gatto con ben sei coppie di zampe al posto delle ruote; un personaggio che sembra strizzare l’occhio al famoso stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie di L.Carroll che l’intera storia pare richiamare in vari elementi come il sonno-sogno di Mei che la trasporta in una dimensione alternativa per renderle più tollerabili i momenti in cui la realtà sarebbe gravosa da tollerare.

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Semplicemente meraviglioso. / 14 Marzo 2021 in Il mio vicino Totoro

Uno dei miei film di Miyazaki preferiti, magia allo stato puro, una poesia dolcissima, malinconica e profonda disegnata magnificamente e con una colonna sonora eccellente.
Lo rivedrei all’infinito, semplicemente meraviglioso.

Dolce favola! / 10 Febbraio 2020 in Il mio vicino Totoro

Un cartone per tutta la famiglia, con dolcezza e leggerezza.
Sto iniziando adesso tutti i film di Miyazaky quindi non so se sarà il mio preferito (spero di vederne di meglio!) ma questo è molto semplice e fiabesco.
6.5.

11 Aprile 2015 in Il mio vicino Totoro

Uno dei capolavori del cinema d’animazione di tutti i tempi, in cui il sentimento del Sacro – un Sacro Altro ma benevolo – e il sentimento della Natura – una Natura riconciliata con l’uomo – si fondono quasi l’uno con l’altro, e rispecchiano l’unità armoniosa del mondo visto dagli occhi dell’infanzia. È un film per bambini (il che a tratti provoca qualche modesta irritazione nel pubblico adulto); non poteva che essere un film per bambini.
Scene e invenzioni visive che sono entrate nella storia del cinema, come l’incontro con Totoro sotto la pioggia, o lo straordinario gatto-autobus, che deve qualcosa al Gatto del Cheshire carrolliano ma testimonia anche di un’inventiva al limite dello psichedelico, cui Miyazaki ci ha nel tempo abituati.

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18 Aprile 2014 in Il mio vicino Totoro

Credevo fosse un cartone diverso, ma poi non è così male come credevo agli inizi. Totoro mi piace molto, e simpatico. In quanto alle due bimbe preferisco la più grande.

26 Luglio 2013 in Il mio vicino Totoro

Peccato che i papà così non esistono (o forse in rari casi).
Carino 🙂
6 e mezzo.

24 Luglio 2013 in Il mio vicino Totoro

Una favola veramente molto carina.
Surreale e tenera!
Da vedere… 🙂
Ad maiora!

22 Dicembre 2012 in Il mio vicino Totoro

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

La locandina ve l’ho messa in giapponese (cioè, sticazzi, credo -.-‘) in omaggio alla mia japu che per tutto l’anno scorso mi continuava a chiedere come mai io non avessi ancora visto Totoro-san.
“Totoro-san! Totoro-san!”, mi diceva. E mi cantava anche la canzoncina *_* quella in italiano kind of sucks!
Tempo, tempo, dammi tempo. Dammi tempo e lo vedo. Le dicevo. Io non so perché non si fida mai nessuno.
É uno dei primissimi e più bellissimi, e perché no anche famosissimi film di Miyazaki, 1988. Già sono presenti svariati dei suoi leit motiv (oh yeah!), ci sono i bambini per cui tutto è sorprendente, le sorprese che succedono davvero, la natura amica e magica e non ci sono i cattivi. Questo anche mi ha impressionato, son tutti buoni.
Due sorelline di 11 e 4 anni si trasferiscono col padre nella campagna giapponese. La madre è in cura in ospedale. Nella casa nuova strani esserini di fuliggine le accolgono. Nell’albero di canfora che domina il bosco vicino vive Totoro, una specie indefinibile di troll-spirito dei boschi grasso e paffuto e peloso con le orecchie a punta. Non essendoci malvagi da uccidere a colpi di mitra, è la storia dell’avvicinamento, annusarsi e incontro e amicizia delle due bambine con Totoro e i Totoro’s boys, fino all’epilogo in cui la piccina si perde e l’aiuto degli spiriti è indispensabile per un lieto fine. Grazie al bellissimo gattobus *_*
Il giappone di Miyazaki è un po’ il rovescio della medaglia di quello tecnologico (il cesso elettronico, in sintesi), sessualmente manga-ingrifato e/ yakuza orientato bangbang che di solito ci arriva dal cinema, e senza tema alcuno mi spingo a dire che ricorda assai quello di Ozu, la campagna opposta alla città e la piccola vita familiare. Potreste fin sapere chi è Ozu, anche solo avendo letto L’eleganza del riccio -.-‘ dai che ce la fate.

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27 Settembre 2012 in Il mio vicino Totoro

Davvero carino e piacevole. Senza particolari svolte o scene da starsene incollati allo schermo. Ma davvero da vedere.
Voglio quell’affaretto bianco.

Imperdibile / 25 Settembre 2012 in Il mio vicino Totoro

L’ho rivisto oggi dopo alcuni anni dall’ultima volta. Ogni volta che lo guardo è la stessa identica emozione. Non ci sono storie romantiche, tragedie sanguinose o blockbuster hollywoodiani che tengano il confronto emotivo con un film tanto semplice quanto perfetto. È come se ogni singola sequenza, ogni dinamica tra i personaggi, ogni foglia fosse al posto giusto in quella che è forse la più bella fiaba animata moderna. Può essere solo raggiunto da opere (rarissime) di altrettanta caratura, ma secondo me è impossibile fare di meglio… nemmeno il Maestro Miyazaki c’è mai riuscito!

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Un’Alice innamorata / 11 Luglio 2012 in Il mio vicino Totoro

Lo consiglio per le sere di speranze mancate ,quando proprio non c’è niente che riesca a tirarvi su perchè sono certa che un Totoro esista per tutti noi.
Totoro è un pò il mezzo per risvegliare il fanciullino (come diceva Pascoli) che risiede in ciascuno di noi.
E si raggiunge attraverso un percorso che è un pò lo stesso che dalla realtà fece ricadere Alice in un mondo fantastico.
In questo caso il mondo non ha niente di tanto strambo se non la possibilità di viaggiare con la fantasia e riuscire poi, quasi per caso e ad insaputa di altri, a realizzare e vedersi compiere quei tanto sperati sogni.
(Strano a dirsi ma anche quì c’è un gatto, un gattobus!)
E’ una storia dolce, dolcissima.
C’è amore, c’è fantasia, c’è il rumore della pioggia ed il soffiare del vento e sono così dettagliati da volere assolutamente essere più attenti :avere il cuore più aperto quando capita a noi e neanche ci vogliamo fare caso.

Vado a cercare il mio Totoro, ora ho bisogno di lui.

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