Il sacrificio del cervo sacro

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Il sacrificio del cervo sacro

Martin è un adolescente solitario che ha perso recentemente il padre. Steven Murphy è un chirurgo cardiotoracico che pare gli sia molto affezionato, al punto da insistere a introdurlo nella sua bella famiglia, composta dalla moglie Anna e dai figli Kim e Cassidy. Dal momento in cui Martin entra nella vita dei Murphy, iniziano ad accadere cose decisamente sinistre.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Killing of a Sacred Deer
Attori principali: Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, Raffey Cassidy, Sunny Suljic, Bill Camp, Alicia Silverstone, Herb Caillouet, Barry G. Bernson, Denise Dal Vera, Drew Logan, Ming Wang, Michael Trester, Anita Farmer Bergman, Lea Hutton Beasmore, Dylan Keith Adams, Charles Poole, John W. Harden, Bryant Bentley, Aaron Pullins IV, Joanne Popolin, Carly Tamborski, David Pittinger, Michael Lee Bailey, John Newsom, Robert Gerding, William C. Ingram, Beverly Kristy, Derek Polen, John E. Brownlee, Mostra tutti

Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura/Autore: Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou
Fotografia: Thimios Bakatakis
Costumi: Nancy Steiner
Produttore: Ed Guiney, Yorgos Lanthimos, Anne Sheehan, Daniel Battsek, Sam Lavender, Marie-Gabrielle Stewart, Peter Watson, Andrew Lowe, Amit Pandya, Nicki Hattingh, David Kosse, Keith Potter
Produzione: Gran Bretagna, Usa
Genere: Drammatico
Durata: 121 minuti

Dove vedere in streaming Il sacrificio del cervo sacro

Glaciale come il tocco della morte. / 27 Gennaio 2021 in Il sacrificio del cervo sacro

Una vita per una vita. Questo è il tema portante di questo film, una tragedia greca ambientata nei nostri giorni che viene messa in scena da un regista sapiente nel mettere a nudo la cruda realtà della vita.
Una famiglia perfetta (padre, madre e due figli) e una grande colpa del pater familia che ricade su di loro come un’inevitabile spada di Damocle.
La tragedia è messa in atto in un crescendo di tensione e di inquietudine in un ambiente asettico, freddo e impersonale.
Tante le citazioni(il sacrificio di Ifigenia), tante le metafore e le riflessioni sulla vita, la morte e la colpa.
Un film glaciale come il tocco della morte, diretto in modo eccellente dal più kubrickiano dei registi moderni (molte inquadrature ricordano i film di Stanley).
Trovo molte similitudini con “Mother!” di Darren Afronosky, un film non per tutti.

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il voto sarebbe un 6.5 / 19 Maggio 2020 in Il sacrificio del cervo sacro

Altro discreto film di Lanthimos, meno bello di “The lobster” ma più inquietante.
Il dr. Murphy (Colin Farrell) è un cardiochirurgo che appena finita un’operazione si incontra in un locale con un giovane ragazzo, Martin; il padre del ragazzo è morto da poco (si scoprirà che era un paziente di Colin). Pian piano il ragazzo diventa sempre più pressante e si insinua nella vita di Colin.
Film interessante, con qualche particolare scelta registica: spesso i protagonisti inquadrati da lontano, la musica è abbastanza opprimente (non mi è piaciuto nel momento dei primi problemi del figlio). Pian piano si capiscono le motivazioni del ragazzo e la seconda parte è abbastanza angosciante. Le ultime scene poi mi hanno lasciato un po’ perplesso (intendo la scena alla tavola calda, non quella prima).
Nel resto del cast da citare Nicole Kidman nei panni della moglie di Murphy, Raffey Cassidy (vista in Vox Lux) è la figlia, mentre l’inquietante Martin è interpretato da Barry Keoghan visto in Dunkirk, la rediviva Alicia Silverstone è la madre del ragazzo.

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Angosciante / 8 Luglio 2018 in Il sacrificio del cervo sacro

Solito discorso: io dei film vedo la storia. Niente fotografia, recitazione, colonna sonora.
Personalmente, nei panni dei protagonisti mi sarei comportato diversamente. Ma è un film che, negli ultimi tre quarti d’ora, incolla alla sedia.
Onore al merito.

Ineluttabilità varie / 2 Luglio 2018 in Il sacrificio del cervo sacro

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Riflessioni sparse)

Lanthimos usa di nuovo il microcosmo famigliare tradizionale per raccontare il malessere dell’Uomo, non necessariamente contemporaneo, e mostrando quanto certi comportamenti non siano affatto dettati da contesti storici e sociali particolari, ma siano in grado di ripetersi ad libitum. Non a caso, sfrutta (come strumento e come pretesto) una tragedia di Euripide, Ifigenia in Aulide, i cui elementi narrativi principali sono componenti ataviche come i sacrifici filiari e i cervi sacri (appunto), ma da cui desume soprattutto il senso ineluttabile della fatalità, ossia dell’azione, imprevedibile ma meccanica e inalterabile, del Fato.

Ancora una volta, il regista greco e il suo fidato co-sceneggiatore, Efthymis Filippou (il loro lavoro è stato premiato a Cannes 2017), turbano profondamente lo spettatore, proponendogli la messinscena di uno status quo apparentemente normale, ma in realtà alienante e pronto a implodere. Le peculiarità che caratterizzano le vite dei protagonisti sono solo una forma estremamente esasperata dell’apparentemente innocuo modus vivendi di coloro i quali (cioè, noi) intendono le proprie azioni e i propri pensieri come normali e incapaci di arrecare danno o disequilibrio alla società tutta.

Gelo emotivo e asetticità sembrano dominare la vita apparentemente perfetta dei Murphy. Il nucleo è composto da due coppie: i genitori, che sovrintendono in maniera estremamente analitica al ménage famigliare, stabilendo ruoli, mansioni, abitudini; i figli, succubi e incoscienti del controllo pressoché assoluto che i genitori esercitano nei loro confronti.
L’equilibrio dell’organismo famigliare sembra assodato e assicurato, finché un agente esogeno non penetra al suo interno.
Ancor prima dell’ingresso fisico di Martin nella vita dei Murphy, l’azione corrosiva di questo agente estraneo si esplica nel senso di colpa (latente ed evidente) del capofamiglia (bravo Colin Farrell) che lo conduce a omettere, falsificare, tollerare.
Abbastanza precipitosamente, ogni cosa marcisce (la sincerità e la dedizione dei figli, in primis), senza che i genitori siano in grado di porvi rimedio. Le loro azioni diventano sempre più istintive e, quando contemplano l’umiliazione (il padre che racconta un aneddoto scabroso al figlio; la madre che vuole ottenere a ogni costo delle informazioni da un collega del marito), mostrano tutta la loro umana inutilità. La trasformazione dei personaggi in larve, in creature striscianti e poi cieche, sottolinea la regressione priva di etica a cui sono soggette le persone coinvolte in un dilemma morale. Lanthimos non lascia alcuno scampo né ai suoi personaggi, né al pubblico. Le gerarchie e gli schieramenti famigliari si annullano. Il nucleo suppura e alla sua malattia non c’è vero rimedio, perché, semplicemente, non esiste.
La comprensione che vi è assenza di uno scampo o di una soluzione razionale, o meglio civilmente accettabile, costituisce l’apice e il leitmotiv del film. Il lavoro di Lanthimos dà quasi le vertigini, perché scivola rapidamente nell’incubo e, dall’ordine formale della prima parte del film, passa alla rappresentazione (o all’evocazione) di fluidi corporei, ferite, mette a soqquadro le stanze della casa-tempio in cui vivono i protagonisti, si nutre di violenza fisica e mentale, risputandola fuori ancor più maleodorante.

Il sacrificio del cervo sacro è un thriller che di psicologico ha molto, ma che non fa delle sue componenti psicologiche la sola chiave di lettura. La struttura complessiva del film si riassume con precisione matematica in una affermazione e in una domanda dell’inquietante Martin, che sembra sfondare la quarta parete e rivolgersi al pubblico: “È metaforico. Lo capisci?”.
Il film di Lanthimos, dalla fotografia luminosa eppure estremamente inquietante, è dominato dalle musiche di Schubert, György Ligeti (come in Shining e 2001: Odissea nello spazio di Kubrick) e Sofia Gubaidulina che, a tratti, sembrano porsi nei confronti dei personaggi come un vero coro greco, sottolineando la drammaticità o l’assurdità di una situazione che, il più delle volte, deve ancora manifestarsi.

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8 / 21 Febbraio 2018 in Il sacrificio del cervo sacro

un Film estremamente interessante che devo rivedere assolutamente. Già all’inizio ho avvertito degli Echi Kubrichiani, richiamando alla memoria (forse) “The Shining” ed “Eyes Wide Shut”: il Quotidiano famigliare (borghese) fin da subito è contaminato da note Inquietanti, e man mano incontrerà, tramite l’intrusione di un Estraneo (Martin) la sua progressiva e lacerante (Auto)Distruzione.

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