Recensione su Paradiso amaro

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22 Febbraio 2012

E bravo Clooney! Dopo “Le idi di Marzo” con questo “Paradiso amaro” (diretto da Alexander Payne che non è uno come tanti…) si riporta ad un livello medio-alto. Era ora che la piantasse di fare buffonate e pubblicità di internet e caffè e si cimentasse in un ruolo degno di lui.
Quello che mi è piaciuto è la leggerezza con cui Payne descrive la deriva famigliare e psicologica di un uomo che poteva avere tutto e che si vede portar via tutto. Deve iniziare un percorso per recuperare la sua famiglia, le sue figlie, sopportando i duri colpi che la vita decide di tirargli tutti insieme.
Altra cosa bella è la compostezza del personaggio di Clooney, vittima di una pressione inimmaginabile e pur sempre riflessivo, calibrato, sincero.
Le Hawaii di contorno non sono quelle di Magnum P.I., rappresentano una cornice più triste, seppur splendida, fatta anche di cieli nuvolosi oltre che di spiagge e sole.
E’ un film che non esagera, non scade nel patetico, ma con pochi tocchi dipinge un quadro di famiglia molto dettagliato, in tutte le sue componenti (rapporto con i figli, problemi di eredità, amanti, suoceri…).

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