Recensione su The Artist

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Infuso di stevia (reprise) / 4 Marzo 2012 in The Artist

Non capisco proprio il senso di questo film.
Se voleva essere un omaggio al cinema degli anni trenta, mi pare che abbia sbagliato modelli. È come se, per fare un esempio, per rendere omaggio alla migliore musica degli anni ’80 si realizzasse una cover di una canzone dei Duran Duran.
Si è scelto come modello un melò scontato, stravisto, strasentito, stratutto, finendo per realizzare un film innocuo, inerme, inutile, melenso e piagnone. E di cui si indovinava il finale fin dal primo fotogramma.
Meglio, molto meglio tentativi simili, che però non si è filato nessuno (La canzone più triste del mondo di Maddin o Juha di Kaurismäki).

La scena del sogno l’unica degna.

1 commento

  1. kint / 20 Marzo 2012

    Anch’io ho preferito di gran lunga la canzone più triste del mondo, che come hai giustamente detto tu “non si è filato nessuno” però quello è un film indipendente e sperimentale, questo è un film ruffiano e destinato al grande pubblico, paradossalmente aggiungerei, visti i temi di cui parla. Però credo sia l’unico modo per realizzare un film muto nel 2011 e renderlo “credibile” e coinvolgente.

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