18 Novembre 2014 in Rocco e i suoi fratelli

bello. non dò il massimo solo perchè alain delon come campione boxeur è credibile come un serpente zoppo. tra il fisico da tisico e il nasino alla francese faceva più figura nella stireria della vedova che sul ring. più convincente renato salvatori nel ruolo della bestia. livello di (melo)drammaticità quasi al massimo sopportabile soprattutto nelle urla di disperato dolore belluino di mammà. due parole sul discorso finale dell’unico personaggio con senso della misura, ciro: affrancatosi dai due esempi (agli antipodi) degli eccessi fraterni, dove uno insegue il bene e l’altro il male assoluti, e tralasciando completamente il fratello maggiore vincenzo che è invece esempio di menefreghismo e individualismo totali, ciro è l’unico in grado di trovare un proprio equilibrio all’interno della famiglia, di capire dove il perdono si deve fermare per lasciare il posto al dovere, verso se stessi, la famiglia e la società e di trasmettere la lezione imparata da cotanta tragedia al fratello minore, luca. questi riuscirà a capire, da ultimo, il gesto di condanna di ciro e a concedergli il perdono e il rispetto per la sua intransigenza nei confronti di simone. meno male perchè, tra tanti eccessi, mi serviva un personaggio equilibrato per il quale parteggiare.

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