Papillon

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Papillon

Tratto dalla vera storia di Henri Charrière, ergastolano innocente, il film racconta i suoi numerosi tentativi di fuga da una delle più terribili prigioni del tempo, situata sull'Isola del Diavolo, nella Guyana Francese.
ggargantini ha scritto questa trama

Titolo Originale: Papillon
Attori principali: Steve McQueen, Dustin Hoffman, Victor Jory, Don Gordon, Anthony Zerbe, Robert Deman, Woodrow Parfrey, Bill Mumy, George Coulouris, Ratna Assan, William Smithers, Val Avery, Gregory Sierra, Vic Tayback, Mills Watson, Ron Soble, Barbara Morrison, Don Hanmer, E.J. André, Richard Angarola, Jack Denbo, Len Lesser, John Quade, Fred Sadoff, Allen Jaffe, Liam Dunn, Anne Byrne Hoffman, Dalton Trumbo, Richard Farnsworth, Mostra tutti

Regia: Franklin J. Schaffner
Sceneggiatura/Autore: Dalton Trumbo, Lorenzo Semple Jr.
Colonna sonora: Jerry Goldsmith
Fotografia: Fred J. Koenekamp
Costumi: Anthony Powell
Produttore: Franklin J. Schaffner, Ted Richmond, Robert Dorfmann
Produzione: Usa
Genere: Azione, Drammatico, Biografico
Durata: 151 minuti

Dove vedere in streaming Papillon

McQueen nel ruolo più azzeccato! / 4 Aprile 2019 in Papillon

L’ho visto per la prima volta solo dopo il remake uscito quest’anno con Rami Malek, sotto animoso consiglio di @Stefania… e devo dire che non ha sbagliato!
Nonostante l’aria di film vecchio non manca e la regia puó essere lenta e noiosa, i due protagonisti McQueen e Hoffman portano questa dolorosa storia (vera) nell’olimpo dei cult, un classico degli anni 70 che a molti sarà noto!
Per noi più “giovani” magari no, e non per tutti è facile scoprirlo… ma la pellicola è interessante, pienda di tensione e voglia di riscatto.
Steve McQueen incarna perfettamente il personaggio che sembra fatto si misura per lui.
Notevole e interessante!
7!

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L’agognata libertà di un outsider. / 29 Ottobre 2014 in Papillon

“Maledetti bastardi! Sono ancora vivo!”, esclama Papillon nell’ultima scena del film, subito dopo essersi tuffato nelle profonde acque dell’oceano per la sua ultima, definitiva fuga. Una scena che è un pò la sintesi della lunga e dolorosa parabola vissuta dal caparbio personaggio interpretato dall’ottimo Steve Mcqueen, un uomo imprigionato per una vita nell’infernale Guyana francese, un uomo che pur di assecondare il suo innato desiderio di libertà, tentando fughe su fughe, patirà lunghi e penosi anni d’isolamento, ritrovandosi vecchio, malandato e piegato ma non spezzato e ancora desideroso di riacciuffare la sua libertà, tema portante del film e, a quanto ne sappiamo, dell’intera odissea del protagonista.
“Papillon” è, dunque, un film di ambiente carcerario, uno dei più duri, diretti ma anche dei più romananzati e cinematografici, una storia decisamente al servizio di due delle più grandi star hollywoodiane dell’epoca, il roccioso e sempre grandioso Steve Mcqueen e il mite ma strepitoso Dustin Hoffman, nei rispettivi ruoli di Papillon e Luis Dega, una coppia tanto strana quanto ben assortita, due attori di grido che nelle loro rispettive e riuscite performance tentano sempre di superarsi, generando così una costruttiva rivalità recitativa capace di esaltare sia il film che i loro ruoli. Mcqueen/Papillon la fà da padrone come al suo solito, pur non essendo trasformista e tecnico quanto Hoffman, ruba la scena con il minimo sindacale e rende il suo personaggio un eroe/antieroe perfetto e “animalesco”, ambiguo e violento del quale poco importa il suo reale o ipotetico passato e se sia o meno un assassino, siamo con lui comunque, con lui e con il suo innato desiderio di fuga. Hoffman caratterizza deliziosamente il suo Dega, rendendolo un individuo debole e opportunista, almeno all’inizio, un uomo dai modi gentili ed educati il quale pensa di poter risolvere tutto con i soldi, corrompendo e comprando. A tratti Hoffman sembra allinearsi a Mcqueen per credibiltià ed intensità, ma senza mai riuscire a superarlo nè in phatos nè presenza scenica, pur essendo, forse, tra i due, l’interprete più preparato. E’ dunque uno di quei film che vive di interpetazioni maiuscole più che di regia o sceneggiatura, pur buone, un’opera che si regge sul costante e incessante duello fra le due star, capaci di plasmare non solo i loro personaggi, bensì tutto il contesto, rendendolo una spietata e selvaggia cornice che adorna ed esalta i loro ruoli, deliziando ed esaltando anche lo spettatore.
La prima parte del film, con il viaggio in nave verso la Guyana e il successivo incarceramento nelle isole, è senza dubbio la migliore, tesa e veloce, ci aiuta a comprendere le dinamiche che si instaureanno tra i due e i loro caratteri, ben diversi e definiti, uniti in principio solo per comodo, ma poi anche da una solida amicizia, mentre nella seconda prende vita un vero e proprio action movie avventuroso nel quale la prigione scivola un pò in secondo piano e le evasioni, sempre mal riuscite, finiscono per concentrare l’intero plot. Non per questo il film sembra subire uno sbilanciamento forzato, molto più semplicemente asseconda gli eventi, le tragedie e le avventure dei protagonisti, costretti in fuga, fra incontri, scontri, alla continua, forsenata ricerca di libertà, un incedere deciso verso un finale intenso, in parte liberatorio ma alquanto triste e tardivo, dove Papillon e Dega, ormai vecchi e provati si rincontrano sull’isola del diavolo come unici due sopravvissuti, il primo ancora terribilmente voglioso di fuggire mentre il secondo, ormai del tutto instabile e disincantato, è rassegnato ad una vita spezzata, da reietto reculso.
Tratto dal libro autobiografico del vero ‘Papillon’, al secolo Henri Charrière, realmente incarcerato per anni nella Guyana francese, “Papillon” è un grande, a tratti pomposo film hollywoodiano come non ce ne sono più, un’opera con due star e due grandi attori carismatici quali Steve Mcqueen e Dustin Hoffman e una regia di Franklin J. Schaffner per nulla invadente e priva di virtuosismi, una regia che asseconda i personaggi ed è al servizio di una grande storia.
Un Cinema di un’altra epoca con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti.

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3 Gennaio 2013 in Papillon

Il film è decisamente sbilanciato. la prima parte è semplicemente stupenda, tesissima, crudele e umana nello stesso tempo, assolutamente spettacolare.
La seconda parte è per una gran parte inutile e persino incomprensibile,m e si riprende solo nel finale.
Film un po’ sopravvalutato.

8 Febbraio 2012 in Papillon

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Nel 1920 il francese Henri Charriere detto Papillon viene condannato alla deportazione per un omicidio che non ha commesso. Viene deportato, assieme al falsario Louis Dega con cui stringe una forte amicizia, nelle terribili prigioni della Guayana Francese, dove i detenuti sono destinati o a morire come mosche a causa di terribili sofferenze, o a diventare macchine umane per il lavoro.Lo spirito ribelle e combattivo di Papillon si farà sentire durante ripetuti tentativi di fuga, spesso riusciti male e per i quali le violente punizioni non lo scoraggeranno mai. Fino a realizzare, anche se dopo molti anni, il suo obiettivo.

Tratto dall’omonima autobiografia di Henry Charriere ( 1969), è uno dei film più belli degli anni ’70, decennio cinematografico segnato dai film cosiddetti impegnati, a cui credo questo film possa dire d’appartenere, nonostante generalmente sia classificato come” film d’avventura”.
E’ infatti un film imperniato non solo sulla libertà come condizione essenziale di vita, ma anche sul rispetto per la dignità umana come valore, su qualsiasi soggetto sia indirizzata, in questo caso i deportati nella prigione della Guayana, una delle più crudeli della storia.
Certo è stato facile, in un certo senso e pur considerando che è comunque una storia vera, narrare questi temi mettendo come protagonisti la vittima di un errore giudiziario ( Papillon) e un falsario – quindi meno grave sicuramente di un assassino-( Degas): il senso di ingiustizia per il trattamento subito in prigione si fa molto più acuto.Quando compare il detenuto che confessa candidamente a Papillon di aver ucciso la moglie e i suoi quattro bambini , chi invece non ha pensato: “ben gli sta!”?, a differenza di quando ci sono in scena i due protagonisti?Ma non è questo il punto.
Il punto sta nel narrare in modo convincete una storia così difficile e intensa, e il merito secondo me di essere riusciti nell’impresa va non solo al regista ma anche alla robusta interpretazione dei due protagonisti principali: Steve McQueen nel personaggio che più riassume il concetto di “vita spericolata” per cui l’attore è famoso ( canzone di Vasco Rossi a parte…), un uomo libero dentro che dotato di una grande forza di volontà e coraggio( e anche un temperamento abbastanza duro e violento se vogliamo), nonostante varie batoste alla fine coronerà il suo sogno; Dustin Hoffman nel ruolo del suo amico e compagno di avventure e sventure Luis Degas, falsario abilissimo ma dal carattere mite, vittima di un inganno da parte della moglie e dell’amante di lei,costretto suo malgrado ad entrare in una spirale di violenza che lo traumatizza fortemente.Nonostante il carattere e l’aspetto fisico diametralmente opposti a quelli di Papillon ( o forse proprio per questo, la vecchia storia degli opposti che si completano), in un’interpretazione volutamente dimessa traspare anche da questo personaggio una grande forza d’animo.
Intorno a loro un cast variegato e abilissimo, che completa un film dove certo la violenza non manca, ma dal quale si ricava un grande messaggio: il valore della libertà.
Il vero Henri Charriere era presente alla prima del film, e morì dopo qualche mese, nel 1973.Il film conobbe un tale successo che ad esso si ispirò, qualche tempo dopo, un film-parodia, FARFALLON (1974), interpretato da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, per la regia di Riccardo Pazzaglia.
Grandissimo successo nelle hit Parade dell’epoca per la bellissima colonna sonora di Jerry Goldsmith.

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Steve dietro le sbarre / 24 Marzo 2011 in Papillon

Oggi compirebbe 81 anni, ma se n’è andato 30 anni fa e lo ricordiamo, oltre che per la sua vita al di là del limite, per i suoi personaggi duri ed affscinanti. Il vero eroe dello schermo (e non solo), esagerato ed alla continua ricerca dell’emozione pura. Irriducibile.
Proprio come il personaggio di “Papillon”, tratto dal romanzo di Henry Charriere (storia vera di un condannato, innocente, spedito nel bagno penale della Guyana francese a vita, da cui fugge dopo anni di tentativi falliti). Il libro è sicuramente più intenso e articolato del film, che però ripropone in maniera parecchio fedele la storia di quest’uomo disposto a tutto pur di sfuggire ad un destino di sofferenza in un posto dimenticato da Dio. E’ logico che alcune parti sono state tagliate, ma la storia non si scompone e il ritmo non si perde. Merito soprattutto dell’interprete principale, un McQueen che non teme di mostrarsi invecchiato ed imbruttito, lui che era il prototipo perfetto del bello di Hollywood. Si acciglia, digrigna i denti, soffre ma non molla mai. Subisce e resiste, con la classe e lo stile che solo lui poteva avere. E’ una prigionia molto peggiore di quella di cui è stato vittima ne “La grande fuga”. In “Papillon” si evidenziano soprattutto le condizioni atroci e le vessazioni di cui erano vittime i prigionieri dei campi.
Bravo anche Dustin Hoffman, che fa da contraltare al gigante McQueen.

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