7 Recensioni su

Il fuoco della vendetta

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A Gerard Butler non piace questo elemento. / 30 Aprile 2020 in Il fuoco della vendetta

Un film di vendetta che non parla di vendetta. Prigione, depressione, lavoro, guerra, amore, famiglia, religione, incontri clandestini e infine vendetta. Prima di arrivare al nocciolo, il film si concentra su alcuni di questi temi. Lento? La noia dipende da quanto ci interessano le informazioni che riceviamo non dal modo in cui ci vengono trasmesse. Questo film ha bisogno dei suoi tempi per delineare i personaggi, conoscerli, capire come e dove vivono.
Da sfondo un’ America pre Obama con tutti i suoi dubbi e le sue incertezze. Un cast eccezionale dove spicca Woody Harrelson.

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promosso / 20 Aprile 2020 in Il fuoco della vendetta

ottimo Bale, pellicola che tratta discretamente il tema della fede, del perdono e dell’accidia senza mai scadere nella banalità. Grande cast e splendida fotografia.

Discreto thriller / 11 Febbraio 2016 in Il fuoco della vendetta

Questo thriller diretto da Scott Cooper, con la cittadina di Braddock e la fonderia come sfondo, non è male, ma, soprattutto visto il cast, era lecito aspettarsi qualcosa in più. Il ritmo del film se non altro è incalzante e non mancano scene abbastanza violente che aumentano la crudezza del racconto. Resta un po’ l’amaro in bocca, perché, con il cast che c’era, potevamo veramente ambire ad avere un film da guardare e riguardare, mentre dobbiamo accontentarci semplicemente di un thriller sufficiente, comunque apprezzabile.

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Out of the furnace / 29 Luglio 2015 in Il fuoco della vendetta

Provincia americana, prima parte dedicata soprattutto alla presentazione dei personaggi.
Il bastardo Harland DeGroat (Woody Harrelson) viene introdotto con una scenata al drive-in, il film si sofferma maggiormente su Russell Blaze (Christian Bale), operaio in fabbrica fidanzato con una maestrina (Zoe Saldana finalmente senza trucchi in faccia), col padre malato e il fratello soldato Rodney (Casey Affleck) che rischia di frequentare brutte compagnie.
Ma una sera Russell, un pò brillo, provoca un incidente stradale mortale e la sua vita cambia completamente.
Film un pò lento che però non approfondisce troppo l’incidente; dovrebbe essere uno dei momenti chiave del film, ma non viene detto nulla del processo e ci si ritrova direttamente con Russell in prigione senza sapere per quanto tempo dovrà scontare la pena. Qualche altra pecca qua e là, il film è seguibile ma francamente con quel cast di attori mi aspettavo un pò di più. Interessanti le scene di contrapposizione tra la caccia di Russell e lo zio (Sam Shepard) da un parte e il “viaggio” di Rodney verso il combattimento.
Nel resto del cast da citare Willem Dafoe (è John Petty, colui che organizza gli incontri di Rodney) e Forest Whitaker (è lo sceriffo).

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Out of the furnace… meglio dentro a fuoco continuo / 5 Settembre 2014 in Il fuoco della vendetta

Quei pochi e solitari neuroni della parte razionale mio cervello mi avevano suggerito di non scrivere alcuna recensione su questo film, tuttavia, dopo aver letto le opinioni di alcune “eminenze grigie” riportate su altri siti, l’esercito di neuroni dell’emisfero destro si è ribellato, per non dire incazzato di brutto.
Ammetto che fino a metà film, forse anche a causa dell’estrema lentezza nel portare avanti la storia, non avevo ancora ben capito dove volesse andar a parare lo sceneggiatore; trascorsi 2 minuti dall’inizio del secondo tempo, quel briciolo di curiosità che mi era rimasta è andata a farsi friggere. Cosa farà il protagonista, il buon americano medio di turno, dopo aver patito una serie infinita di drammi ed ingiustizie? Semplice, si farà giustizia da solo ed otterrà la sua vendetta… riuscendoci pure abbastanza male…
Tornato a casa ho letto che molti hanno avuto addirittura il coraggio di paragonare questo film a “Il cacciatore”?! Per favore, vi chiedo per favore, questi virtuosismi della bestemmia lasciamoli a Germano Mosconi. Un paio di scene scopiazzate (tipo quella della caccia al cervo che si trova anche in altri 2000 film americani) o temi analoghi toccati solo marginalmente come quello degli effetti della guerra sulla psiche dei reduci (che ne “Il cacciatore” era centrale), non possono minimamente far reggere il confronto.
La sceneggiatura è degna di un film di Steven Seagal, con molti spari e molti morti in meno. Una film senza mordente, abbellito solo da un cast eccezionale. Che il titolo sia “Il fuoco della vendetta” o quello originale,“Out of the furnace”, cambia poco… se “Apocalypse now” si intitolasse “I tre porcellini” rimarrebbe comunque un capolavoro.

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La depressione americana. / 28 Agosto 2014 in Il fuoco della vendetta

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Interessante gioco di prospettive e parallelismi.
Sullo sfondo, ci sono la corsa alla presidenza di Obama (primo mandato) e la guerra in Iraq. In primo piano, c’è la crisi economica che disegna un paesaggio di depressione sociale quasi steinbeckiano.

Bale interpreta un uomo dedito alla famiglia ed al lavoro, con un senso della giustizia solido ma, a modo suo, inquietante.
Riflettendo sul film col mio compagno di poltrona, ho colto alcuni aspetti del personaggio che, a primo impatto, non avevo soppesato con la giusta attenzione: è emblematico che egli, teso a mantenere un certo ordine morale all’interno del suo microcosmo prossimo all’implosione o già soggetto al disfacimento, faccia perno sulla rettitudine derivantegli dall’educazione ricevuta e dalla religione (pare particolarmente credente, benché non si abbandoni a plateali scene di devozione).
È emblematico, in questo senso, l’insieme di un paio delle sequenze finali: prima di mettere in atto l’agguato definitivo, si reca in chiesa a chiedere, in silenzio, perdono preventivo; preme il grilletto fatale davanti al poliziotto, benché questi sembri in grado di poter assicurare Harrelson alla giustizia (in senso legale).
In breve, il personaggio di Bale sottolinea l’inevitabilità della sua vendetta davanti al potere divino e a quello temporale, “giustificandola” come cosa letteralmente buona e giusta. Raggelante.
Russell è un uomo che non ha più nulla da perdere, ormai, se non il proprio senso della giustizia ed è questa l’unica cosa, alla fine, che non ha alcuna intenzione di smarrire, sia questo corretto, condivisibile, accettabile o meno.

Questo film di Cooper mi ha convinto assai di più di Crazy Heart, soprattutto dal punto di vista narrativo, decisamente più maturo.
Mi sono piaciuti i “banali” ma azzeccati riferimenti d’ambiente, l’insistenza con cui la vita dei personaggi viene associata a quella della fabbrica in dismissione. Nessuna gioia o speranza sembra poter attecchire davvero in quei luoghi.
Bel cast, belle interpretazioni, anche se il personaggio di Dafoe non mi è parso calzargli benissimo addosso, troppo lineare, troppo poco ambiguo.
Odioso fino allo sfinimento (il bravo) Harrelson.

Nota personale: il titolo italiano svela troppo presto la svolta del film, che non giunge affatto presto. Certo è che, se il titolo originale fosse stato tradotto letteralmente, sarebbe stato ridicolo. Ancora una volta, forse, sarebbe stato meglio lasciarlo inalterato.

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24 Novembre 2013 in Il fuoco della vendetta

Casey Affleck e Woody Harrelson di una bravura paurosa.

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