26 Marzo 2023 in Nodo alla gola
Tralasciando forse parte del primo tempo spesa in chiacchiere tra i protagonisti non necessariamente essenziale, il resto fa decisamente trasparire la bravura del regista.
Tralasciando forse parte del primo tempo spesa in chiacchiere tra i protagonisti non necessariamente essenziale, il resto fa decisamente trasparire la bravura del regista.
Uno dei primi capolavori di Alfred Hitchcock è “Un nodo alla gola”. Il film è tecnicamente rivoluzionario: sono 10 piani sequenza, i più dei quali montati in maniera tale da farli risultare un unico piano sequenza: l’effetto è quello di un film che assomiglia moltissimo ad un’opera teatrale composta da un unico atto.
Tratteggiati benissimo i due cattivi, quasi sembrano venire da un’opera di Edgar Allan Poe: il più spietato vuole sfidare il destino fino all’estremo, venendo alla fine scoperto, il più spaventato “si scopre” da sé confessando la sua colpa insostenibile(per ulteriori approfondimenti sulla tematica i “Racconti del Terrore” di Poe sono assolutamente da leggere).
Inoltre, è interessante come tutto il film si muove intorno ad un oggetto assente che lo spettatore non vede, ma che percepisce in continuazione: non solo per venire incontro alle rigide regole del Codice Hays, ma anche per introdurre un cinema nuovo dove non solo lo sparo è importante, ma tutto ciò che sta intorno allo sparo è importante(Leone e Tarantino docent).
Un film da vedere, che si ambienta nel contesto sperimentale degli anni ’40(Welles, neorealisti ecc.) e che si mostra come una delle pietre miliari su cui si costruirà il cinema degli anni successivi.
Hitchcock non delude mai. Nodo alla gola è una pellicola del 1948 diretta da Alfred Hitchcock. La capacità più grande del regista è forse quella di riuscire a tenere alta la tensione per tutta la durata del film servendosi di pochi elementi che realmente ne definiscono il genere. Il film, il primo a colori per Hitchcock, è definito da dieci piani sequenza legati tra loro da inquadrature di primi piani e di dettagli che consentono al regista di creare qualcosa di molto interessante da un punto di vista tecnico ovvero una sorta di ripresa unica, molto lunga, che non solo riporta all’idea di teatro ma consente allo spettatore di vivere il tutto come stesse succedendo in tempo reale quindi la tecnica utilizzata accresce il senso di vero. La calma apparente nella quale si svolge l’intera vicenda è forse uno degli elementi più inquietanti del film, un’atmosfera che definisce l’assurdità del gesto compiuto dai protagonisti e la follia di due menti contorte e subdole che con un cadavere in salotto invitano gli ospiti a sollazzare in casa loro. La motivazione del gesto compiuto, la cui giustificazione fa riferimento alle teorie sulla relatività dei concetti del bene e del male del professore Rupert Cadell, anche lui ospite dei due assassini, rappresenta un altro degli elementi drammatici della storia. Il tentativo di Brandon di dimostrare la propria superiorità intellettuale facendo riferimento alle teorie dell’ex professore, secondo cui l’omicidio sarebbe da considerarsi un privilegio riservato a pochi eletti, delinea la perversione di una mente malata. Nel suo gioco contorto Brandon, infatti, continuerà a solleticare l’attenzione dell’ex professore nella speranza che quest’ultimo colga quanto accaduto e ne apprezzi l’ironia. Il suo comportamento si configura come una sorta di confessione di un gesto di cui comunque Brandon non teme conseguenze anzi appare quasi divertito da tutta la situazione intorno a se. A differenza del compagno per Philip avere in casa il padre e la fidanzata del mal capitato, che ignari di quanto accaduto sono vittime della beffa, risulta insopportabile. Philip rappresenta il rimorso, la voce di una coscienza che invece teme di essere smascherata. Assecondare la folle idea del compagno, porterà Philip quasi ad impazzire.
La trama del film è decisamente semplice, per di più ambientata interamente in un’unica location (chiusa).
Eppure, questo è davvero un grande film.
Il merito principale è, naturalmente, di Hitchcock, la cui regia è ovviamente eccezionale: la sua capacità di creare tensione è mostruosa.
L’interpretazione di tutti gli attori è perfetta, così come sono perfettamente costruiti i dialoghi ed è molto interessante l’interazione tra il protagonista e il suo professore.
Non c’è nemmeno un secondo da buttare via, un secondo che sia inutile.
Filmone.
Praticamente uno dei migliori film di sempre, un’autentica lezione di cos’è e come dovrebbe essere il Cinema, con la “C” non maiuscola, ma cubitale. Tecnica, innovazione, cura del dettaglio, gestione della trama, ma anche, e forse soprattutto, direzione degli attori e recitazioni magistrali. Ha in più un pregio unico: non invecchia mai.
So bene di essere una voce completamente fuori dal coro, ma penso che si possa discutere criticando costruttivamente anche un film di un certo spessore. Perché di questo si tratta senza ombra di dubbio, indiscutibili sono gli stratagemmi stilistici, la componente morale e l’ambientazione. Tuttavia avrei ben gradito qualche incertezza, qualche colpo di scena. Uno qui spera sin dall’inizio di sbagliarsi, ma non si sbaglia, la vicenda è proprio come la si intuisce dalle prime battute, molto lineare sotto certo punti di vista.
Diciamo che a mio parere non è minimamente paragonabile con i numerosi capolavori del regista.
Hitchcock è riuscito a realizzare un film incredibile sia sul piano tecnico, girando solo in piano-sequenza e con la quasi totale assenza di stacchi e di montaggio, sia sul piano etico, regalandoci una lezione sulle azioni che gli uomini compiono e sulle loro conseguenze. Un vero e proprio capolavoro.
Non c’è parola per descrivere la genialità di Hitchcock nella tecnica e nella trama…
Non ci sono citazioni.
Non ci sono voti.