Recensione su Nodo alla gola

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Delusione / 9 Gennaio 2015 in Nodo alla gola

So bene di essere una voce completamente fuori dal coro, ma penso che si possa discutere criticando costruttivamente anche un film di un certo spessore. Perché di questo si tratta senza ombra di dubbio, indiscutibili sono gli stratagemmi stilistici, la componente morale e l’ambientazione. Tuttavia avrei ben gradito qualche incertezza, qualche colpo di scena. Uno qui spera sin dall’inizio di sbagliarsi, ma non si sbaglia, la vicenda è proprio come la si intuisce dalle prime battute, molto lineare sotto certo punti di vista.
Diciamo che a mio parere non è minimamente paragonabile con i numerosi capolavori del regista.

1 commento

  1. Stefania / 9 Gennaio 2015

    Anch’io mi sento in difetto, quando provo delusione e mi propongo di muovere delle critiche ad un “classico” o un film apprezzato dai più, eh eh!
    Comunque, nell’ambito di una discussione che spero possa rivelarsi costruttiva, ti propongo di ribaltare il tuo punto di vista: e se il grande merito del film risiedesse proprio nel fatto che tutto è chiaro fin dall’inizio e che lo spettatore sa esattamente ogni cosa in relazione al delitto e che, appunto, ha a disposizione tutto il materiale speculativo (anzi, non deve affatto speculare), a differenza di J. Stewart che, finezza, deve comunque confutare i suoi dubbi come un detective?
    Hitchcock pone la platea in posizione privilegiata, gli apparecchia (oh oh oh) il crimine sotto agli occhi, gliene disvela dinamiche e motivazioni: non cerca il colpo di scena consueto, la scoperta del mistero fatta a due mani dallo spettatore e dall’investigatore.
    Come ne La finestra sul cortile, Nodo alla gola è un inno al voyeurismo e, se possibile, qui l’artifizio della curiosità morbosa al servizio del racconto è ancora più esplicito che nell’altro film, perché lo spettatore assiste anche alla preparazione dell’omicidio all’interno dell’immobile in cui si svolge, come se vi fosse stato invitato, ma senza potervisi opporre: ne è complice. Ti trovi davanti un omicidio e continui a guardare? E vuoi anche sapere se quei due se la sfangano o no? Voyeur! 😀
    Ecco, perché, secondo me, questo è un gran film: non è tale solo per l’uso sopraffino del concetto di unità di tempo, spazio e azione, ma perché induce lo spettatore a guardarlo fino in fondo, per sapere se gli assassini verranno scoperti e come. Il concetto di base è quasi elementare (la curiosità), ma la resa è d’alto bordo.
    Truffaut ha definito questo film come “la realizzazione di un sogno che ogni regista deve accarezzare in un certo periodo della sua vita, il sogno di poter legare le cose in modo da ottenere un solo movimento”. Nodo alla gola è (perdona l’ossimoro) un unico respiro, lungo dalle 19:30 alle 21:15 😉

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