Recensione su Napoleon

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Il rozzo parvenu / 6 Marzo 2024 in Napoleon

Il Napoleone di Joaquin Phoenix e Ridley Scott sembra possedere due personalità cronologicamente distinte. All’inizio della carriera è un rozzo parvenu, a disagio negli ambienti più elevati, gaffeur, ingenuo, al punto da sembrare spesso francamente stolido. Poi, improvvisamente, dalla battaglia di Austerlitz tutto cambia: l’imperatore sembra svegliarsi e diventare più intelligente, mostra persino un certo charme. La progressione psicologica sarebbe potuta apparire realistica se fosse stata più graduale; ma dubito comunque che il Napoleone degli esordi fosse del tutto privo delle qualità evidenti nei suoi anni più maturi.
Sorge in effetti il sospetto che l’imperatore non stia molto simpatico al regista: la sua figura è spesso mostrata in situazioni farsesche, cosa che quasi mai succede per i suoi antagonisti di più antica nobiltà. Scott sottolinea anche di continuo la dipendenza di Napoleone dalle donne: per esempio, alcune grandi decisioni – l’abbandono della campagna d’Egitto, la fuga dall’Elba – sono dettate nel film dalla gelosia per la moglie. Guardando la seducentissima Giuseppina di Vanessa Kirby la circostanza potrebbe anche apparire plausibile, ma gli storici negano che sia avvenuta nel caso dell’Egitto (Napoleone aveva dei motivi politici molto concreti), mentre nel caso della fuga dall’Elba lo può escludere anche chi storico non è, visto che la poveretta, contrariamente a ciò che ci mostra il film, era già morta da un anno.
Per il resto, la ricostruzione degli ambienti è fatta con larghezza di mezzi e quella delle battaglie, benché infarcita di errori storici, è adeguatamante spettacolare. Questi due elementi valgono da soli, seppur di strettissima misura, la visione del film.

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