Recensione su Mongol

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Un kolossal imponente, affascinante e spettacolare / 2 Giugno 2011 in Mongol

“Mongol”, diretto da Sergej Bodrov (regista di film pregevoli come “Il prigioniero del Caucaso” e “La libertà è il paradiso”), è un kolossal imponente e spettacolare che racconta la vita di colui che, da figlio di un capo di una tribù nomade della Mongolia orientale, divenne, dopo numerose guerre, il potente e temuto Gengis Khan (ossia Sovrano Universale). Nato come Temujin il sedici aprile del 1162, egli guidò l’impero mongolo alla conquista dell’Asia, finendo col fondare quello che, probabilmente, fu il più grande impero della storia, dal momento che il suo regno si estendeva dalla Cina fino a parte dell’Europa orientale, passando per la Russia e la Persia. Questa è la prima parte di un’annunciata trilogia, che ha come obiettivo quello di raccontare la vita e le battaglie del suddetto personaggio. Siccome il progetto di Bodrov prevede tre film, in questo primo episodio il regista si concentra soprattutto sull’infanzia e sul periodo immediatamente successivo della vita di Temujin, quello in cui diverrà Khan, il guerriero in grado di sconfiggere qualsiasi nemico, grazie alle sue straordinarie doti di stratega militare.
L’inizio dedicato alla fanciullezza del protagonista è molto bello, anche perché Bodrov riesce a rendere benissimo il carattere da combattente di Temujin; come quando, senza la benché minima paura, nonostante sia solo un bambino, osa sfidare l’uomo che lo tiene prigioniero incatenato ad una ruota, dicendogli: “Un giorno ti ucciderò”. In questo film, però, non c’è soltanto violenza: il cineasta russo, infatti, sa insinuare anche momenti di delicata poesia; ad esempio quando Temujin, sebbene abbia solo nove anni, deve scegliere, incoraggiato dal padre, la bambina che da grande diverrà sua moglie, Borte. Quest’ultima è un personaggio importante nella vita del futuro Khan, tanto che quando la tribù dei Merkit la rapisce per vendicarsi di un analogo gesto compiuto ai danni del loro capo proprio dal padre di Temujin, egli, pur di liberare la sua donna che ama alla follia, non esiterà neanche un istante ad entrare in guerra contro i Merkit.
La seconda parte di “Mongol”, invece, si concentra sul complesso rapporto instauratosi tra Temujin e suo fratello, Jamukha: dapprima grandi alleati, al punto che combattono l’uno a fianco dell’altro per liberare la moglie del primo, finiranno poi col farsi la guerra a vicenda. I momenti migliori della pellicola sono le sequenze di battaglia, filmate con uno stile à la Kurosawa, con le quali Bodrov riesce a restituire perfettamente la brutalità della guerra; oltre ad essere di una ferocia impressionante, queste scene colpiscono per il loro enorme impatto spettacolare (splendidi i ralenti). Sicuramente ci troviamo di fronte ad un film ben fatto: al giorno d’oggi, poi, è assai raro vedere un’opera così epica, tesa e incalzante. Se il risultato finale è notevole, il merito principale è della regia di Bodrov, che riesce altresì a catturare tutta la bellezza maestosa del paesaggio nel quale è ambientata la pellicola. Ottime le interpretazioni di Asano Tadanobu (Temujin), Honglei Sun (Jamukha) e Khulan Chuluun (Borte). “Mongol”, in definitiva, è un’opera affascinante e coinvolgente.

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