7 Recensioni su

Milk

/ 20087.6490 voti

Troppa fretta / 16 Novembre 2015 in Milk

Bello, ottimo Sean Penn, ma secondo me un film del genere avrebbe avuto bisogno di un’altra ora; infatti nella parte finale le cose accadono tutte troppo in fretta quasi come se il regista si volesse togliere un peso. Per il resto è un buon film;)

Grazie Harvey Milk / 18 Maggio 2013 in Milk

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Penso che questo film abbia il gigantesco merito di aver portato alla luce anche nella vecchia Europa -Negli usa è conosciutissimo- il nome di Harvey Milk.
Che è un po’ quello che ha fatto “I cento passi” con la figura di Peppino Impastato, tanto per fare un paragone.

Non conoscevo Harvey Milk. Ho cominciato a sentire il suo nome nel 2009 proprio sulla scia del film. Alla fine mi è venuto solo da ringraziarlo in maniera commossa per quello che ha fatto. Una persona che si è battuta per le minoranze, non solo quella gay, come si capisce alla fine del film. Peccato che un uomo come lui sia stato fatto secco da un politico arrivista, conservatore, permaloso e omofobo, che tra l’altro si è fatto secco pochi anni dopo. Penso avrebbe dovuto pensarci prima.
Il film mi è piaciuto un sacco e conoscendo la storia di Milk solo attraverso la pellicola non posso dire quanto sia romanzato, però è un’ottima sintesi per far capire al mondo le sue gesta

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24 Marzo 2013 in Milk

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Sean Penn iperchecca (lui può, dato che si era fatto beccare dalla moglie con due modelle russe nel letto, rabbrividiamo al sol pensiero;) nella parte di Harvey Milk, uno dei principali attivisti per i diritti gay a San Francisco negli appassionati anni ’70. Tutti con dei baffi, osceni o grandiosi, a seconda dei punti di vista. Ma mio padre è l’unico, che dai ‘70s si è tenuto quei baffi?
Ovviamente Milk finisce morto ammazzato, come tutti coloro che hanno troppa ragione tutta insieme. Capisco l’entusiasmo del mio amico gay dopo averlo visto. Da dire che il mio amico gay si entusiasma per tutti i film con dentro almeno un gay. Qui ce n’erano di diecimila in diecimila a seguire quello che è divenuto un martire del movimento gay; per cui provate a quantificare l’entusiasmo commosso dell’amico mio.

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poteva essere meglio / 16 Marzo 2013 in Milk

Insomma non che trasmetta molto interesse per la vita di questo primo politico gay. Tutto scorre così, senza nè troppo pregio nè troppo difetto.

16 Maggio 2012 in Milk

Interessante e poco conosciuta la storia di questo attivista per i diritti degli omosessuali negli Stati Uniti.

23 Giugno 2011 in Milk

Il film è interessante, forse sì sta sul generalista, film per tutti, ma fino ad un certo punto. E’ una biografia atipica, non c’è un eroe, o un uomo di talento, o un genio, o un folle, insomma la biografia classica sceglie tendenzialmente l’eccezionalità e di quella si ciba nel tentativo di venire a capo dell’imperscrutabile perchè (chi è portatore di handicap è un genio o un artista, il matematico è folle, il musicista è schizzoide etc etc).
Milk è un uomo medio, non particolarmente brillante, non baciato dalla fortuna, non attraente, non capace in maniera quasi mistica di coinvolgere le folle indistintamente, ma proprio per questo Van Sant lo esalta, è la medietà che si fa capace della forza di un’idea, lottando, essendo spesso sconfitto, raggiungendo alcune mete. Milk dunque è il riflesso della sua battaglia, non vengo “accettato” io gay perchè sono brillante, talentuoso, perchè sono speciale, io voglio essere non discriminato perchè banalmente normale.
E’ molto bella la scena riflessa sul fischietto che è sporco di sangue, perchè il cittadino da solo non ce la fa, ha bisogno dell’impegno pubblico, ha bisogno di quel poliziotto riflesso.
Mi sono piaciute le scene dentro il municipio, sono un po’ tutte Vansantiane, immerse in una luce abbagliante e opaca allo stesso tempo.
Brolin è ripreso come l’isolato, l’individuo all’interno di una società che dovrebbe abbracciarlo a braccia aperte, la sua solitudine è infinita (nessuno al battesimo del figlio, isolato nel suo ufficio, è sempre un uomo solo), è il tipico soggetto che cova un malessere enorme all’interno di una società normalizzante.

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17 Febbraio 2011 in Milk

Harvey Milk vive a New York, ha quasi quarant’anni e fino ad ora ha nascosto la propria omosessualità: i gay, nei primi anni 70, sono ancora considerati dei malati, dei deviati pericolosi e vengono apertamente perseguitati, picchiati, arrestati. La sera del suo compleanno conosce e si innamora di Scott Smith ed insieme a lui coltiva sogni d’amore ed emancipazione; i due si trasferiscono nel quartiere di Castro a San Francisco, un’isola di relativa tranquillità per gli omosessuali d’America. Ed eccoli aprire un negozio di fotografia che diventa in breve un punto di riferimento per il quartiere, un salotto di discussione al riparo dall’intolleranza dei vicini, un punto di partenza per l’iniziativa politica: grazie alla sua passione ed al suo carisma, Harvey diventa presto il leader della comunità omosessuale di Frisco e, dopo non pochi tentativi, viene eletto consigliere comunale della città. Da questa posizione poterà avanti la sua battaglia per il riconoscimento dei diritti ai gay e contro la Proposition 6 caldeggiata dagli integralisti religiosi, che mira al licenziamento degli insegnanti omosessuali (dichiarati o smascherati da un efficace metodo d’indagine). E ancora oltre, si batterà per tutte le minoranze: i neri, gli ebrei, gli anziani, gli hippie, diventando il paladino dei Diritti Umani. Minacciato di morte da anonimi, Milk scoprirà troppo tardi che il pericolo viene da molto più vicino.

Gus Van Sant racconta la vera storia di Harvey Milk in maniera molto elegante e obiettiva, senza calcare la mano, senza aggiungere fronzoli, senza scadere nel sentimentale e nel patetico. Il montaggio, costruito ad hoc, coniuga finzione e filmati dell’epoca – la vita nelle vie di Castro, i pestaggi della polizia, il gay pride – mescolando agli attori personaggi realmente esistiti (e repellenti quanto basta come la cantante e attivista religiosa Anita Bryant). Per completare l’opera, la pellicola è trattata sapientemente con colori sbiaditi “alla Woodstock” e garantisce omogeneità tra il finto nuovo ed il vero vecchio.
Ma quello che rende il film così emozionante è l’interpretazione strabiliante di Sean Penn, che si merita la nomination all’Oscar e anche la statuetta: il personaggio di Harvey è naturale ed intenso, divertente e magistralmente bilanciato tra il lato umano e quello politico. Anche il resto del cast è all’altezza dell’opera: James Franco adeguatamente sexy e affettuoso nella parte di Scott Smith, ed Emile Hirsch che dimostra la sua bravura di attore poliedrico (quanto l’ho odiato in Into the Wild) nei panni dell’attivista Cleve Jones.

Milk non è solo una biografia o uno spaccato della società americana negli anni 70: è un film militante ed intelligente che intende inviare un messaggio di speranza quanto mai attuale.

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