Recensione su Midnight in Paris

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a woody non posso dare meno di sei ma…. / 10 Gennaio 2012 in Midnight in Paris

delusione. Carino, divertente, con quei quadri d’epoca che sono anche brillanti (la Stein e I surrealisti maiuscoli, il rinoceronte è davvero perfetto), però…debole, poco ispirato se si esce fuori dall’idea di un sogno che trasmette alla fine al protagonista la consapevolezza di essere non coerente con il suo periodo storico, sì, ma. E allora a parte la melanconica nostalgia di un’epoca perduta e neppure vissuta cosa ci dice questo film sul presente e la vita vissuta, non sognata? Che il matrimonio è una trappola, che i soldi dividono il mondo, che se hai un bel sedere e sei capricciosa conquisti gli uomini ok, ma sono macchiette. Allen usa stilemi molto conosciuti (lo scirttoruncolo che guadagna a hollywood, la fidanzata bella, viziata e fedigrafa, l’erudizione fine a se stessa), fotografa parigi, ma non punge. Direi che è un intrattenimento piacevole, ma inutile, non aggiunge molto al discorso alleniano, non scoppietta dal punto di vista dei dialoghi, non osa dal punto di vista delle immagini. Vago insomma, sì nostalgico, ma non c’è pathos. L’unica idea, ma non portata a termine, è che in fondo siamo condannati alla solitudine: se il protagonista e Adrianne si piacciono, sono in sintonia, sono le anime separate dal tempo in verità poi sono due persone che non comunicheranno mai chiusi dentro al loro sogno che è sì simile, ma totalmente diverso. La consapevolezza di Gil è fugace, è una resa, ma non c’è struggimento e alla fine neppure il tempo per sentirsi persi o ritrovati. Allen fintamente ottimista, ma che non ha voglia di scavare molto oltre la barriera onirica.

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