Recensione su Mary e il fiore della strega

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Poco originale, troppo superficiale / 14 Giugno 2020 in Mary e il fiore della strega

Con il suo primo lungometraggio, lo Studio Ponoc mostra molto apertamente la propria “discendenza” dallo Studio Ghibli (Ponoc annovera diversi artisti e autori provenienti dallo Studio di Miyazaki e Takahata, tra cui il regista di questo film, Yonebayashi, che aveva già diretto Quando c’era Marnie), ma non fa nulla, in termini estetici, tecnici e narrativi, per distanziarsi in qualche maniera dall’illustre modello, finendo per realizzare, con Mary e il fiore della strega, un film Ghibli che non può fregiarsi di tale titolo.

La storia è accattivante (è tratta da un romanzo breve per ragazzi della scrittrice britannica Mary Stewart, una firma che, personalmente, tanto ho amato per il ciclo fantasy delle “Cronache di Merlino”), perfetta per un pubblico dai 6 ai 12/13 anni, e la resa estetica è molto buona.
Ma il primo film Ponoc non ha particolare personalità: è un racconto fantasy ricco di minuti dettagli d’ambiente che non brilla certo per originalità e, anzi, risulta abbastanza superficiale nella definizione dei contesti, dei personaggi e delle dinamiche tra questi ultimi.

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