Recensione su Laurence Anyways

/ 20128.0119 voti

Intime equazioni / 10 Maggio 2016 in Laurence Anyways

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Riflessioni sparse)

Lo dico subito: sapere che Dolan ha imbastito questa epopea intima ed estremamente potente (sia a livello concettuale che visivo e tecnico) quando era poco più che ventenne rende ancora più stupefacente l’esito di una pellicola tra le migliori viste negli ultimi tempi.
La maturità dimostrata nell’esposizione del dramma e dei conflitti che nascono in seno ad un individuo, ad una coppia, ad una famiglia quando un’identità sgomita e grida per venire effettivamente alla luce è davvero sconvolgente: la limpidezza, mai didascalica, con cui Dolan (unico sceneggiatore, montatore e produttore esecutivo, oltre che regista) racconta le molteplici ed estremamente complesse implicazioni legate alla trasformazione fisica del protagonista, strappa sincera ammirazione e una sorta di senso di sollievo.
A fronte di qualche compiacimento di carattere principalmente estetico, infatti, il lavoro di Dolan dimostra che una certa originalità espositiva è ancora possibile e che, a dispetto dell’argomento, facili patetismi e drammatizzazioni d’ufficio sono lontani anni luce: in questa pellicola, le vittime (della genetica, oltre che di un pregiudizio diffuso che si esplica in più e fantasiose forme: Dolan, a conti fatti, ne mostra solo un doloroso paio) sono eroi (in senso letterario) che affrontano la vita con pragmatismo. Quanto l’aspetto esteriore e la conformazione fisica di una persona possono influire sulla sua capacità di amare un altro specifico individuo? Molto o per niente: tutto sembra stare nell’aver chiaro chi, intimamente, si è.
Laurence, incarnato con disarmante bellezza da Melvil Poupaud, non smette mai di essere Laurence: tra le tante cose che intende modificare, non desidera cambiare nome, perché è sempre stato Laurence e Laurence, a dispetto del nome maschile, è una donna. Tutto sembra racchiudersi in un’intima equazione: egli è sempre stato Laurence ed è sempre stato una donna, è Laurence Anyways, Laurence in ogni caso, sempre e comunque. In questo senso, è emblematico che la sua compagna eletta si chiami Fred: Fred è indiscutibilmente una donna, anche se usa il nome di un uomo. Sulla carta, a livello teorico, l’equilibrio del mondo sembra destinato a non cambiare di una virgola.
Ciò che sposta l’asse dell’universo dei protagonisti sono le profonde lacerazioni di Fred (una bravissima ed efficacissima Suzanne Clément), una sorta di scheggia impazzita all’interno del “piano” di Laurent. Fred è coraggiosa, ma è umanamente fallace, con tutti i limiti e i pregi del caso: ella coglie e comprende la natura vera del suo amato, ma ne è annichilita. Lui si libera, ma lei non riesce a gestire il carico “pratico” della questione.
La sequenza finale, vista anche in quest’ottica, prende il cuore dello spettatore e ne fa coriandoli.

Ultime note a margine.
Pur attingendo ad un eclettico repertorio pop che, a primo acchito potrebbe sembrare solo “vezzoso”, Dolan dimostra che ci sa fare davvero anche con la musica. La colonna sonora di questo film, ricca e variegata, è parte integrante del racconto: con esso si fonde, dialoga, lo abbraccia, se ne ritrae.

Lascia un commento