Recensione su La guerra di Charlie Wilson

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Credevo fosse un’elegia, invece era una dura critica / 24 Gennaio 2022 in La guerra di Charlie Wilson

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Per tutta la durata del film, ho tenuto sù la fazza del grumpy cat: ero scocciatissima, perché l’ultimo film in assoluto di Mike Nichols mi sembrava la solita storia sull’abile piazzista parolaio a stelle e strisce che fa grandi e tronfi gli statunitensi sulla pelle degli altri (gli afghani, in questo caso), con il pretesto della lotta al pericolo comunista (c’è pure un momento super didascalico in cui i sovietici bombardano i civili, mentre parlano alla radio di donne e appuntamenti).

Ma, poi, c’è la critica finale -per me-inaspettata che ribalta il risultato (cit.), all’ultimo minuto: Charlie Wilson (Tom Hanks) critica la politica “coloniale” americana e chiede ufficialmente denaro per opere civili da spendere in Afghanistan. Tranquilli: non otterrà un dollaro.

Insomma, La guerra di Charlie Wilson sembra la celebrazione di un preciso modello politico. Invece, mentre pare che lo esalti senza vergogna, sta solo prendendolo in giro.
Ma io l’ho capito solo alla fine e, forse, mi sono goduta poco un film in fin dei conti “graffiante”, con una delle interpretazioni più interessanti di Hanks e, soprattutto, di Philip Seymour Hoffman.

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