Recensione su Hungry Hearts

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Hungry Hearts: amore disperato / 26 Gennaio 2015 in Hungry Hearts

Il film di Costanzo racconta l’esasperazione di un disagio dalla natura ignota che arriva a sfociare nella monomania, con conseguenze devastanti.
Come e quando l’amore può deragliare in un comportamento ossessivo tale da comportare la morte dell’ “oggetto” amato?
Del meccanismo psicologico che porta a tale deriva la protagonista (bravissima la Rohrwacher) non sappiamo nulla, ma suppongo che l’intento di Costanzo non fosse affatto quello di elaborare un saggio psichiatrico sulla paranoia, quanto quello di asfissiare la platea, inchiodandola al problema con quelle stesse irrisolte domande che si pone con dolore l’altro membro della coppia di genitori (altrettanto bravo Adam Driver), imponendole di riflettere sull’insensatezza di alcune azioni compiute paradossalmente in buona fede e sull’incapacità di gestire un imprevisto di tale portata senza causare danno ad alcuna delle parti in causa.

Il dramma di questa coppia risiede fondamentalmente nell’amore: da una parte, questo sentimento (alterato) soffoca il bambino mettendone a repentaglio la vita; dall’altra, diviso equamente tra il senso di protezione per un figlio e per una moglie, impedisce di agire concretamente.
Ciò che sembra mancare tra questi coniugi è il dialogo: i due protagonisti parlano tra loro solo a forza di domande, non si confrontano realmente sulla questione che condiziona le loro vite, si pongono su fronti diametrali, alla ricerca dello scontro verbale in forma interrogativa come se si trattasse dell’unica maniera utile per esporre le rispettive posizioni (senza peraltro fare mai le domande giuste).
In scena, spesso, Mina e Jude sono ritratti di profilo, come due eserciti in battaglia, con una sottile porzione di appartamento a dividerli. Lo spazio della loro casa è così limitato che, in talune situazioni, tra i due corpi in opposizione ci sono solo pochi centimetri: eppure, li separa una distanza (“mentale”) incalcolabile.

Claustrofobico ed alienante (il film sembra durare molto più del suo effettivo minutaggio), Hungry Hearts è un doloroso vis-a-vis con una psiche labile incapace di distinguere tra il bene oggettivo e quello -forse- desiderato.
Da vedere, ma non a cuor leggero.

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