7 Recensioni su

Hungry Hearts

/ 20146.9116 voti

7 / 15 Giugno 2016 in Hungry Hearts

Bellissima la trama e le scelte registiche alla Hitchcock. Non sono d’accordo invece sulla bellezza recitativa di Alba Rottwailer (nomignolo da me dato per esprimere cio che penso della sua voce), ha sempre la stessa identica espressione, ce l’avrebbe pure in una commedia per teenager.
Non sono d’accordo nemmeno su cio che leggo in giro , sul fatto che il regista non prenda posizione e non fornisca risposte. Io invece ne ho trovate tante , dalla mostruosità della dieta vegana ,della depressione post partum, argomento così delicato ma trascurato dalla società , la scelta estrema della nonna. Prende posizione eccome il regista sulla figura della madre. Nel complesso un film pregno di significato. Voto 7

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Possesso distruttivo / 8 Giugno 2016 in Hungry Hearts

Quanto può essere devastante la nascita di un figlio in una coppia. Sicuramente è un cambio di vita enorme ma in questo caso la protezione che viene dedicata al piccolo di Mina e Jude è drammatica.
Convinta che il piccolo è speciale (indaco), lei lo proteggerà dal mondo intero danneggiando la sua crescita a tal punto che Jude, dopo averla assecondata troppo decide un’azione estrema.
Come la mente umana può essere distruttiva.
Tema interessante.
I protagonisti trasmettono perfettamente l’angoscia e l’ansia per questo piccolo indifeso molto bene. Mina con la sua asfissiante presenza e follia, Jude prima con la sua inettitudine nei confronti della compagna e poi sfinito determinato nel salvare il figlio.
La lentezza, la pesantezza, la drammaticità del tutto è sicuramente ben rappresentata.
Molto brava anche la mamma di Jude, figura importante per l’azione estrema del figlio…
Ad maiora!

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Cinque stelle e mezza / 17 Agosto 2015 in Hungry Hearts

Nonostante la bravura dei due protagonisti, nonostante il peso sul cuore che mi ha tenuto compagnia per tutta la sua durata, nonostante l’angoscia, Hungry Hearts non mi ha del tutto convinta. La cosa peggiore è la lentezza: questo film sembra durare molto MOLTO più dei suoi 109 minuti.

Amore, ortoressia e filosofia New Age con finale hitchcockiano / 19 Luglio 2015 in Hungry Hearts

Il film inizia in modo molto leggero, la prima scena promette una commedia lieve e delicata, ma dopo la prima metà ogni scena è un passo verso la depressione più profonda. Complessivamente molto deprimente, il finale è hitchcockiano, decisamente un noir.
Ma è ben fatto anche se molto triste.
Consiglio per riprendersi dal tunnel della depressione uscendo dal cinema: andatevi a mangiare una bella carbonara.

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Ossessione materna. / 11 Marzo 2015 in Hungry Hearts

Nonostante la buona regia di Costanzo, ho trovato questo film pesante e non ho mai odiato così tanto un personaggio come quello di Alba Rohrwacher, che qui interpreta una neo mamma vegana che va contro i dottori e vuole creare una specie di guscio, di gabbia tra lei e suo figlio.
Un film lento, in parte noioso, con scenografie oppressive e fastidiose.
Ho trovato buone le interpretazioni sia di Adam Driver sia dell’ attrice che interpreta la parte della madre di lui.
Questo film ricorda un po’ il precedente di Saverio Costanzo “La solitudine dei numeri primi”: stessa pesantezza e lentezza.
La scena che ho gradito di più è stata quella iniziale, l’incontro tra i due protagonisti nel bagno del ristorante cinese, girata in piano sequenza.

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Hungry Hearts: amore disperato / 26 Gennaio 2015 in Hungry Hearts

Il film di Costanzo racconta l’esasperazione di un disagio dalla natura ignota che arriva a sfociare nella monomania, con conseguenze devastanti.
Come e quando l’amore può deragliare in un comportamento ossessivo tale da comportare la morte dell’ “oggetto” amato?
Del meccanismo psicologico che porta a tale deriva la protagonista (bravissima la Rohrwacher) non sappiamo nulla, ma suppongo che l’intento di Costanzo non fosse affatto quello di elaborare un saggio psichiatrico sulla paranoia, quanto quello di asfissiare la platea, inchiodandola al problema con quelle stesse irrisolte domande che si pone con dolore l’altro membro della coppia di genitori (altrettanto bravo Adam Driver), imponendole di riflettere sull’insensatezza di alcune azioni compiute paradossalmente in buona fede e sull’incapacità di gestire un imprevisto di tale portata senza causare danno ad alcuna delle parti in causa.

Il dramma di questa coppia risiede fondamentalmente nell’amore: da una parte, questo sentimento (alterato) soffoca il bambino mettendone a repentaglio la vita; dall’altra, diviso equamente tra il senso di protezione per un figlio e per una moglie, impedisce di agire concretamente.
Ciò che sembra mancare tra questi coniugi è il dialogo: i due protagonisti parlano tra loro solo a forza di domande, non si confrontano realmente sulla questione che condiziona le loro vite, si pongono su fronti diametrali, alla ricerca dello scontro verbale in forma interrogativa come se si trattasse dell’unica maniera utile per esporre le rispettive posizioni (senza peraltro fare mai le domande giuste).
In scena, spesso, Mina e Jude sono ritratti di profilo, come due eserciti in battaglia, con una sottile porzione di appartamento a dividerli. Lo spazio della loro casa è così limitato che, in talune situazioni, tra i due corpi in opposizione ci sono solo pochi centimetri: eppure, li separa una distanza (“mentale”) incalcolabile.

Claustrofobico ed alienante (il film sembra durare molto più del suo effettivo minutaggio), Hungry Hearts è un doloroso vis-a-vis con una psiche labile incapace di distinguere tra il bene oggettivo e quello -forse- desiderato.
Da vedere, ma non a cuor leggero.

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Titolo azzeccato / 19 Gennaio 2015 in Hungry Hearts

Un lieto evento come la nascita di un figlio provoca invece effetti sconvolgenti su una coppia di persone innamorate ed affiatate facendo precipitare la mamma in una spirale di amore maniacale , ossessivo e delirante, indotto dalla predizione di una indovina .
Saverio Costanzo affronta un tema importante come quello delle responsabilità dei genitori nella crescita equilibrata dei figli con un film dal titolo azzeccatissimo , a tratti cupo , quasi claustrofobico , sicuramente angosciante , ricorrendo anche a diverse inquadrature ad effetto sottolineate da continue dissolvenze in nero che aumentano la drammaticità di alcune scene. Ottima la scelta degli attori con un’Alba Rohrwacher che fornisce una prova molto convincente, probabilmente una delle sue migliori , esprimendo al meglio le nevrosi ed il grave disagio mentale della protagonista Mina.
Mi è piaciuto , ma a chi desidera distrarsi consiglio di cambiare sala.

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