Recensione su Detroit

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Sfortuna, sfortuna, son pazzi, sfortuna / 12 Gennaio 2019 in Detroit

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Svariate storie confluenti. Lo sfondo sono i saccheggi nel ghetto nero di Detroit del luglio 67, in seguito ai quali vennero mandati esercito e guardia nazionale a pestare i nigga, ci furono decine di morti e migliaia di arresti; tutto partì da una retata in un bar che vendeva abusivamente alcolici, a far da cerino sulla di benzina tanica. I tempi eran quelli che erano e la questione Ringo (ahah :/) vabbè, quella non cessa d’esser attuale manco ora. Nel casino, insensato come tutti i casini, la Bigelow illumina alcuni personaggi e le loro storie. C’è il poliziotto bianco con la faccia da maiale, che ha appena ucciso un tipo ma non ci sono testimoni, e visto il momento di crisi viene lasciato in servizio. C’è uno nero che fa la guardia a una drogheria, ed è proprio un bravo ragazzo. Ci sono due componenti di un gruppo R&B, in città per sfondare, che affittano una stanza in un hotel per stare al riparo dai guai. E mal gliene incolse, perché nell’hotel conoscono due gnocche bianche (e giustamente come Bello Figo anche loro vogliono la fika bianka) e dei loro amici neri, uno di questi spara con una scacciacani verso l’esercito in strada. WROOOONG!
L’hotel viene crivellato di colpi, ma non basta, perché il peggio è che arriva il poliziotto maiale (sembra un po’ il grande Maiale, il cattivo del film con Alberto Tomba) con degli altri della stessa risma. Siamo a quello che è il pezzo forte, o debole, del film, una interminabile sequenza di torture, fisiche e psicologiche, da parte dei poliziotti, due o tre + un paio di soldati, sull’umanità varia che hanno trovato lì, per capire chi fosse stato il cecchino – a parte che non si capisce come mai nessuno dica che non c’era un cecchino, ma boh, la trama dovrebbe essere stata tessuta su come la vicenda era stata poi ricostruita durante il processo. Il maiale ha ucciso lo scacciacane, appena arrivato, e poi gli ha lasciato un coltello accanto per poter dire di essersi difeso. Quindi sei portato a essere con loro e loro, le vittime, a vivere il terrore, a credere che abbiano appena ucciso il tuo amico, e anche le fike bianke non se la passano affatto bene. Quando ci si diverte sai, la situazione sfugge un po’ di mano, per cui i poliziotti per sbaglio, o meglio, per un misunderstanding tra di loro sulle modalità di interrogatorio, ne ammazzano un altro. E poi dicono agli altri di scappare e scordare tutto, uno non lo fa e lo ammazzano. Conseguente processo, al termine del quale nessuno fu davvero punito. La questione razziale resta, ahitutti, ipermoderna e attuale, il problema vero, e non tanto tecnico perché il pacchetto confezionato dalla Bigelow è impeccabile ed efficace nel catapultare lo spettatore in mezzo ai riots e quasi ti vien voglia di sciacallare, entrare in una vetrina e pigliarti un televisore pure tu, il punto è che i tre poliziotti sono talmente cattivo/stupidi, o è talmente evidenziato, che si finisce per dare più la colpa a loro, quelle tre specifiche persone veryvery bad, che non al sistema/società da cui è partita la scintilla quindi l’incendio, si tratta ovviamente di una questione più generale che particolare. Gli altri dell’esercito e pure gli altri poliziotti son tutti bravi ragazzi, siete finiti proprio con quelli lì. Tallà la sfiga.

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