Recensione su Cesare Deve Morire

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8 Luglio 2012

Un tributo al lavoro dei fratelli Taviani che portano in scena un’originalissima versione del Giulio Cesare di Shakespeare, interpretata dai carcerati di Rebibbia. In un bianco e nero splendido, il cortile della prigione diventa il foro, teatro dell’assassinio di Cesare. La congiura nasce, cresce e si articola nelle celle, che sono un pò le case dei senatori, la battaglia finale si svolge su un palco, ma l’impressione di trovarci davvero sulla piana di Filippi è forte.
Un bel film, secco, senza fronzoli e orpelli, senza il desiderio o la pretesa di commuovere il pubblico presentando chi in carcere ci è giustamente finito per puri scopi politici, ma che si costituisce come un modo elegante per ribadire che la cultura nobilita l’uomo ed un espediente in più per sottolineare come questo possa influenzare il destino di persone segnate.
Il mesaggio è molto più universale: la dimensione carceraria non deve essere la negazione dell’essere umano ma deve dare modo di rigenerarsi, di cominciare un cammino diverso. E la cultura è un modo per iniziare a camminare.
E per lo spettatore, vedere queste persone, non attori, recitare con intensità nei loro dialetti, equivale ad una vera e propria esperienza teatrale.
Un gran bel film, giustamente premiato a Berlino.

2 commenti

  1. signormario / 8 Luglio 2012

    Credo sia tra i più bei film italiani degli ultimi anni.

  2. henricho / 8 Luglio 2012

    Penso anche io…se il teatro può diventare cinema questo ne è l’esempio giusto

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