9 Recensioni su

Cesare Deve Morire

/ 20127.6140 voti

Quando basta poco per un bel film ! / 7 Maggio 2013 in Cesare Deve Morire

Film documentario su opera teatrale fatta dai detenuti di Rebibbia. Il film fa vedere tutte le fasi di preparzione dell’opera ed intravedere le personalità dei singoli attori detenuti !

9 Gennaio 2013 in Cesare Deve Morire

Non sono scattate empatia ed interesse per questa pellicola italiana vincitrice dell’Orso d’Oro a Berlino. La messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare da parte dei detenuti del carcere di Rebibbia non mi hai mai veramente coinvolta. Ho trovato il bianco nero avvilente, sullo stile da me rigettato di Ciprì e Maresco, la recitazione forzata, molti dialoghi incomprensibili per via del dialetto e uno stile documentaristico che spesso stonava.
Lodevole comunque l’iniziativa, il desiderio di farla conoscere e l’impegno profuso.

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Nessuno tocchi Caino / 7 Gennaio 2013 in Cesare Deve Morire

Shakespeare in carcere come speranza per chi ha sbagliato.
I fratelli Taviani provano, con grende successo, a far recitare il dramma di Cesare nel carcere di Rebibbia dai detenuti. Incredibile come sono riusciti a interpretare i ruoli. Meglio quasi di quelli professionisti tanto che spesso si dimentica dove sono girate le scene e da chi. Veramente bravi. Unica pecca il fatto che fuori dalle scene si dovrebbero vedere veramente loro e invece sono sempre forzati e quello che dicono è tutto recitato e quindi perdiamo gli uomini veri, le loro paure, i loro disagi, i loro drammi. Peccato.
Riabilitare si può!
Si deve!
Nessuno tocchi Caino!!!
“Da quando ho conosciuto l’arte ‘sta cella è diventata una prigione…” Non ci sono parole…
Ad maiora!

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molto buono / 5 Gennaio 2013 in Cesare Deve Morire

un nuovo barlume di neorealismo

16 Dicembre 2012 in Cesare Deve Morire

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film dei fratelli Taviani che ha vinto non ricordo più cosa. Forma semi-documentarista, attori i detenuti del carcere di Rebibbia, anche ergastolani. Fedine penali che scorrono sotto i volti dei protagonisti, bianco e nero a sottolineare il vuoto spaziale e il pieno emozionale, nel carcere in sei mesi si deve mettere in scena il Giulio Cesare di Shakespeare. Vengono fatti regolari provini, scelti gli attori, assegnate le parti, che ognuno deve recitare nel suo dialetto. Per farla breve viene un successone, l’operazione dei Taviani riesce sia nell’inserire il testo di Shakespeare nel contesto carcerario ma senza fronzoli o trame eccessive, ci sono i detenuti e il testo da recitare (qualcosa di simile, ma con i fronzoli, era il pur bello Tutta colpa di Giuda di qualche anno fa. Tipo un fronzolo era che la regista in carcere fosse gnocca); sia a lasciare che gli stessi detenuti si identifichino completamente nelle parti, studiandole a fondo e trovando nell’arte una valida spinta ad andare avanti (che è la stessa cosa, con altre parole, che viene detta nella scena finale del film). Film ovviamente non per tutti ma assolutamente riuscito, nelle intenzioni e nel risultato, di portare a termine una lavoro di approfondimento di una realtà del nostro tempo, quella carceraria, spesso lasciata ai margini e su cui si innesta l’opera di William per portare un po’ di luce e alla fine persino colore.

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5 Novembre 2012 in Cesare Deve Morire

Visto inizialmente per una sorta di dovere patrio, mi è via via sempre più piaciuto.
Le vicende del Cesare Shakespeariano sono note, e qui servono solo da sfondo per far capire l’enorme lavoro di recupero fatto sui carcerati, in quello che davvero deve essere lo scopo della detenzione: la correzione e il recupero di chi ha sbagliato.
E quando questo scopo è raggiunto, arriva il rimpianto, quello vero, quello che significa pentimento per come si è buttata via la propria vita, riassunto nella frase che schiude il film: “Da quando ho conosciuto l’arte questa cella è diventata una prigione”.
Bellissimo.

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7 Agosto 2012 in Cesare Deve Morire

Mi è piaciuto più che altro per la storia che racconta, per il tema del riscatto morale attraverso l’arte e del teatro come mezzo che ti tira fuori i conflitti irrisolti.
La regia dei Taviani secondo me è un po’ didascalica. Ci hanno messo tutti gli ingredienti a pizzichi, un po’ giustapposti.
Diciamo che l’ho apprezzato avendo sentito un’intervista ad uno dei protagonisti, l’ergastolano Cosimo Rega che interpreta Cassio (http://artemisia-blog.blogspot.it/2012/05/sta-cella-mi-pare-na-prigione.html).

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8 Luglio 2012 in Cesare Deve Morire

Un tributo al lavoro dei fratelli Taviani che portano in scena un’originalissima versione del Giulio Cesare di Shakespeare, interpretata dai carcerati di Rebibbia. In un bianco e nero splendido, il cortile della prigione diventa il foro, teatro dell’assassinio di Cesare. La congiura nasce, cresce e si articola nelle celle, che sono un pò le case dei senatori, la battaglia finale si svolge su un palco, ma l’impressione di trovarci davvero sulla piana di Filippi è forte.
Un bel film, secco, senza fronzoli e orpelli, senza il desiderio o la pretesa di commuovere il pubblico presentando chi in carcere ci è giustamente finito per puri scopi politici, ma che si costituisce come un modo elegante per ribadire che la cultura nobilita l’uomo ed un espediente in più per sottolineare come questo possa influenzare il destino di persone segnate.
Il mesaggio è molto più universale: la dimensione carceraria non deve essere la negazione dell’essere umano ma deve dare modo di rigenerarsi, di cominciare un cammino diverso. E la cultura è un modo per iniziare a camminare.
E per lo spettatore, vedere queste persone, non attori, recitare con intensità nei loro dialetti, equivale ad una vera e propria esperienza teatrale.
Un gran bel film, giustamente premiato a Berlino.

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Ave Cesare detenuti te salutant / 2 Maggio 2012 in Cesare Deve Morire

Credo che bisognerebbe essere grati a tutti coloro che hanno ideato , diretto (magistralmente, ma i fratelli Taviani non si discutono…) , realizzato ed infine distribuito questo film non fosse altro perché ha permesso agli “attori” del carcere di Rebibbia , alcuni dei quali ergastolani , di alleviare almeno per un po’ il peso enorme dell’espiazione della loro condanna .
E sono anche totalmente d’accordo con chi ha scritto che se Shakespeare potesse vedere questa versione particolare della sua opera l’apprezzerebbe moltissimo.
Emblematica la frase del galeotto che si prepara il caffè al rientro nella sua cella nella scena finale e bellissimo tutto il film .

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